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Piantagione e propagazione della felce giapponese

Daria · 29.04.2025.

La messa a dimora e la moltiplicazione dell’Athyrium niponicum sono passaggi fondamentali per introdurre e diffondere la sua affascinante bellezza nel giardino. Sebbene sia una pianta relativamente facile da coltivare, una piantagione eseguita correttamente è il presupposto essenziale per un attecchimento rapido e uno sviluppo vigoroso. Scegliere il momento giusto, preparare il terreno in modo adeguato e seguire le corrette tecniche di impianto permetterà alla felce di stabilirsi senza stress e di mostrare presto la sua caratteristica colorazione. Allo stesso modo, comprendere i metodi di propagazione, in particolare la divisione dei cespi, offre l’opportunità di espandere la propria collezione o di condividere questa meravigliosa perenne con altri appassionati giardinieri, un’operazione che, se fatta nel modo giusto, rinvigorisce anche la pianta madre.

La scelta del momento e del luogo ideale

Il periodo migliore per piantare la felce giapponese è la primavera, dopo che è passato il rischio delle ultime gelate. In questa stagione, il terreno inizia a riscaldarsi e la pianta è all’inizio del suo ciclo di crescita attiva, il che le permette di stabilire un forte apparato radicale prima dell’arrivo del caldo estivo. In alternativa, è possibile effettuare la piantagione anche in autunno, almeno 4-6 settimane prima dell’arrivo delle prime gelate, per dare alla pianta il tempo sufficiente per attecchire prima del riposo invernale.

La selezione del luogo è un fattore critico per il successo. L’Athyrium niponicum prospera in ombra parziale o totale. Un’area sotto alberi decidui è spesso ideale, poiché fornisce ombra durante l’estate ma permette alla luce di filtrare in primavera e in autunno. È essenziale evitare l’esposizione al sole diretto, specialmente quello del pomeriggio, che può bruciare le delicate fronde e far sbiadire i loro colori unici. La posizione dovrebbe anche essere riparata dai venti forti, che possono disidratare e danneggiare il fogliame.

Il terreno deve essere attentamente valutato e preparato. Questa felce richiede un suolo ricco di humus, costantemente umido ma con un ottimo drenaggio. Se il terreno del giardino è argilloso e pesante, è indispensabile migliorarne la struttura aggiungendo abbondante compost maturo, torba e sabbia grossolana per favorire il deflusso dell’acqua in eccesso. Al contrario, se il terreno è troppo sabbioso e drenante, l’aggiunta di compost e foglie decomposte aiuterà a trattenere l’umidità necessaria alle radici.

Prima di procedere con l’impianto, è una buona pratica osservare l’area scelta durante diverse ore del giorno per avere una chiara comprensione delle condizioni di luce. Bisogna anche considerare la competizione radicale con alberi e arbusti vicini. Sebbene la felce giapponese cresca bene sotto gli alberi, è importante assicurarsi che abbia accesso a sufficiente umidità e nutrienti, che potrebbero essere assorbiti in grande quantità dalle piante più grandi e consolidate.

Preparazione del terreno e tecnica di impianto

Una volta scelto il luogo perfetto, la preparazione del terreno è il passo successivo. Si consiglia di lavorare il suolo in profondità, per almeno 30-40 centimetri, rompendo le zolle e rimuovendo sassi, radici e erbe infestanti. Questo è il momento ideale per incorporare una generosa quantità di ammendanti organici. Aggiungere 10-15 centimetri di compost, letame ben stagionato o terriccio di foglie e mescolarlo accuratamente al terreno esistente creerà un ambiente di crescita ideale, fertile e ben strutturato.

La buca di impianto deve essere scavata con dimensioni adeguate: circa due volte più larga della zolla di radici della pianta e profonda quanto la zolla stessa. È fondamentale che la corona della pianta, ovvero il punto da cui emergono le fronde, sia posizionata a livello del terreno circostante o leggermente rialzata. Seppellire la corona troppo in profondità è un errore comune che può portare a marciumi e alla morte della pianta.

Prima di posizionare la pianta nella buca, è importante maneggiarla con cura. Se la felce è in un vaso, bisogna delicatamente estrarla cercando di non danneggiare l’apparato radicale. Se le radici appaiono compattate e avvolte su se stesse (spiralizzate), è utile allargarle delicatamente con le dita per incoraggiarle a espandersi nel nuovo terreno. Questo semplice gesto facilita un attecchimento più rapido e sicuro.

Dopo aver posizionato la pianta al centro della buca e aver verificato la corretta profondità, si procede a riempire gli spazi vuoti con il terreno precedentemente preparato, pressando leggermente con le mani per eliminare eventuali sacche d’aria. Una volta completato il riempimento, è essenziale irrigare abbondantemente. Questa prima annaffiatura aiuta a stabilizzare il terreno attorno alle radici e fornisce l’umidità necessaria per iniziare il processo di attecchimento.

La propagazione per divisione

Il metodo più semplice e comune per propagare l’Athyrium niponicum è la divisione del cespo. Questa operazione non solo permette di ottenere nuove piante, ma è anche benefica per la pianta madre, in quanto stimola una crescita più vigorosa e previene un eccessivo affollamento al centro del cespo, che potrebbe portare a una diminuzione della vigoria. La divisione si effettua preferibilmente all’inizio della primavera, proprio quando i nuovi germogli a forma di pastorale iniziano a emergere dal terreno.

Per procedere, è necessario estrarre l’intero cespo dal terreno con una vanga o un forcone, cercando di preservare il più possibile l’apparato radicale. Una volta estratta la zolla, si rimuove delicatamente il terreno in eccesso per esporre la struttura dei rizomi e delle radici. A questo punto, si può procedere alla divisione. Spesso è possibile separare le sezioni con le mani, ma se il cespo è molto denso, potrebbe essere necessario utilizzare un coltello affilato e sterilizzato o il taglio netto di una vanga.

Ogni sezione divisa deve avere almeno un punto di crescita attivo (un germoglio o una gemma dormiente) e un apparato radicale ben sviluppato. Non è necessario creare porzioni troppo piccole, poiché sezioni più grandi attecchiranno più rapidamente e daranno risultati migliori già nella prima stagione. È importante assicurarsi che ogni nuova pianta abbia risorse sufficienti per sopravvivere e prosperare autonomamente.

Una volta ottenute le nuove divisioni, queste devono essere ripiantate immediatamente per evitare che le radici si secchino. Si segue la stessa procedura descritta per la piantagione di una nuova pianta, preparando adeguatamente il terreno e la buca di impianto. Dopo la messa a dimora, è fondamentale mantenere il terreno costantemente umido per le settimane successive, per aiutare le nuove piante a superare lo stress del trapianto e a sviluppare nuove radici.

La propagazione da spore

Un metodo di propagazione più complesso e che richiede più tempo, ma anche molto affascinante, è la coltivazione da spore. Le spore sono l’equivalente dei semi per le felci e si trovano sulla pagina inferiore delle fronde mature, raccolte in strutture chiamate sori. Per raccoglierle, si sceglie una fronda sana e matura e la si posiziona con la pagina inferiore rivolta verso il basso su un foglio di carta bianco. Dopo alcuni giorni, le spore mature si staccheranno e appariranno come una polvere fine sulla carta.

La semina delle spore richiede un ambiente sterile per prevenire la crescita di muffe e alghe, che possono competere con i giovani gametofiti (la prima fase di sviluppo della felce). Si utilizza un substrato sterile, come una miscela di torba e sabbia passata al microonde o in forno, posto in un contenitore pulito con coperchio trasparente. Il substrato deve essere inumidito, ma non fradicio, prima di distribuire uniformemente le spore sulla sua superficie.

Dopo la semina, il contenitore va sigillato con il suo coperchio trasparente o con della pellicola per alimenti per mantenere un’alta umidità. Va quindi posizionato in un luogo con luce indiretta e brillante, ma mai al sole diretto, a una temperatura costante di circa 20-22°C. La germinazione può richiedere da alcune settimane a diversi mesi, durante i quali sulla superficie del terreno si formerà una sottile patina verde: questi sono i protalli, o gametofiti.

La fase successiva è la fecondazione, che richiede un sottile velo d’acqua sulla superficie dei protalli per permettere agli spermatozoidi di raggiungere le cellule uovo. Da questa unione si svilupperanno i giovani sporofiti, ovvero le piccole piantine di felce. Quando queste avranno sviluppato alcune piccole fronde e saranno abbastanza grandi da essere maneggiate, potranno essere delicatamente trapiantate in vasetti individuali e coltivate fino a raggiungere una dimensione adatta per la messa a dimora in giardino.

Cure post-impianto e post-divisione

Sia dopo una nuova piantagione che dopo la divisione, le felci attraversano un periodo di stress durante il quale sono più vulnerabili. La cura più importante in questa fase è garantire un’umidità costante al terreno. Le irrigazioni devono essere regolari e abbondanti, evitando però i ristagni idrici. È fondamentale controllare il suolo frequentemente e non lasciarlo mai asciugare completamente, specialmente nelle prime 4-6 settimane.

L’applicazione di uno strato di pacciamatura organica attorno alla base delle piante appena messe a dimora è altamente raccomandata. La pacciamatura aiuta a conservare l’umidità del suolo, a mantenere le radici fresche e a sopprimere la crescita delle erbacce, che potrebbero competere per acqua e nutrienti. Uno strato di 5-7 centimetri di corteccia sminuzzata o foglie secche sarà sufficiente.

Durante la prima stagione di crescita, è meglio evitare la concimazione delle piante appena piantate o divise. Il terreno, se ben preparato con ammendanti organici, contiene già tutti i nutrienti necessari. Una concimazione prematura potrebbe stressare ulteriormente l’apparato radicale, che è impegnato a stabilirsi nel nuovo ambiente. È preferibile attendere la primavera successiva prima di iniziare un programma di fertilizzazione.

Infine, è importante monitorare attentamente le piante per rilevare eventuali segni di stress, come appassimento o ingiallimento delle fronde. Un leggero appassimento subito dopo il trapianto può essere normale, ma se persiste, potrebbe indicare un problema con l’irrigazione o con l’esposizione alla luce. Essere pronti a intervenire, magari fornendo un’ombreggiatura temporanea o correggendo le annaffiature, garantirà il successo a lungo termine e la crescita rigogliosa di queste splendide felci.

Fotó forrása: David J. StangCC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

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