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Lo svernamento del cachi asiatico

Daria · 26.04.2025.

Il cachi asiatico è un albero che, pur amando le estati calde e soleggiate, possiede una notevole resistenza al freddo invernale, specialmente quando è in piena dormienza. Tuttavia, per garantire che la pianta superi indenne la stagione fredda e si prepari a una rigogliosa ripresa primaverile, è opportuno adottare alcune pratiche di svernamento. Queste cure sono particolarmente importanti per gli esemplari giovani, più vulnerabili alle basse temperature, e nelle regioni con inverni particolarmente rigidi. Preparare adeguatamente il cachi per il riposo invernale significa proteggere un investimento di tempo e passione, assicurandosi che la pianta possa esprimere tutto il suo potenziale produttivo anno dopo anno.

La resistenza al freddo del cachi può variare a seconda di diversi fattori, tra cui la varietà, l’età della pianta e il portainnesto utilizzato. In generale, un albero adulto e ben lignificato può tollerare temperature minime fino a -15°C, e in alcuni casi anche inferiori, senza subire danni significativi. Le piante giovani, nei primi 2-3 anni dall’impianto, sono invece molto più sensibili, poiché il loro legno non è ancora completamente maturo e il loro apparato radicale è meno sviluppato. Per queste, le temperature che scendono di diversi gradi sotto lo zero possono essere critiche.

Un altro elemento di vulnerabilità è rappresentato dalle gelate tardive primaverili. Anche se la pianta ha superato bene l’inverno, un ritorno di freddo intenso quando i germogli hanno già iniziato a schiudersi può causare danni gravissimi, bruciando la nuova vegetazione e i boccioli fiorali e compromettendo l’intero raccolto dell’anno. La scelta di una posizione riparata per l’impianto, ad esempio vicino a un muro esposto a sud, può aiutare a mitigare questo rischio.

La preparazione allo svernamento inizia già in autunno, con le pratiche colturali. È fondamentale sospendere le concimazioni azotate a partire dalla fine dell’estate, per evitare di stimolare una nuova crescita tardiva che non avrebbe il tempo di lignificare adeguatamente prima dell’arrivo del freddo. Al contrario, una concimazione autunnale a base di fosforo e potassio può aiutare la pianta a irrobustire i tessuti e ad accumulare le sostanze di riserva necessarie per superare l’inverno.

Anche la gestione idrica autunnale è importante. È necessario ridurre progressivamente le irrigazioni man mano che le temperature si abbassano e la pianta entra in dormienza. Un terreno eccessivamente bagnato durante l’inverno può favorire i marciumi radicali, specialmente in suoli poco drenanti, e aumentare i danni da gelo all’apparato radicale. Le piogge autunnali sono solitamente sufficienti a garantire l’umidità necessaria.

La protezione delle giovani piante

Le cure più attente durante l’inverno devono essere riservate agli alberi giovani, nei primi anni di vita. La protezione dell’apparato radicale è il primo passo. Le radici, specialmente quelle più superficiali, sono sensibili al gelo. Per proteggerle, è fondamentale applicare uno spesso strato di pacciamatura alla base della pianta. Utilizza materiali come paglia, foglie secche, corteccia sminuzzata o letame maturo, creando uno strato di almeno 10-15 centimetri di spessore su tutta l’area coperta dalla proiezione della chioma.

La pacciamatura agisce come una coperta isolante, proteggendo il terreno dal gelo profondo e mantenendo una temperatura più stabile a livello delle radici. Questo strato protettivo va applicato in tardo autunno, dopo le prime gelate leggere ma prima che il terreno geli in profondità. In primavera, quando il rischio di gelate intense è passato, parte della pacciamatura può essere rimossa o incorporata superficialmente nel terreno per non ritardare il riscaldamento del suolo.

Oltre alle radici, anche il tronco e il punto di innesto delle giovani piante sono particolarmente vulnerabili. Il punto di innesto, situato alla base del tronco, è una zona delicata e deve essere assolutamente protetto. La pacciamatura dovrebbe arrivare a coprirlo, se possibile. Per una protezione aggiuntiva del tronco, si possono utilizzare materiali isolanti come teli di tessuto non tessuto, stuoie di iuta o specifici tubi protettivi in commercio.

L’avvolgimento del tronco con questi materiali crea una barriera contro il vento gelido e gli sbalzi termici tra il giorno e la notte, che possono causare spaccature nella corteccia (danni da “sole invernale”). Questa protezione è particolarmente utile in zone con inverni ventosi e con forte insolazione diurna. La copertura va rimossa in primavera per permettere al tronco di respirare e per evitare che diventi un rifugio per parassiti.

La gestione della neve e del ghiaccio

La neve, contrariamente a quanto si possa pensare, può essere un’alleata per lo svernamento del cachi. Uno strato di neve al suolo agisce come un eccellente isolante naturale, proteggendo l’apparato radicale in modo ancora più efficace della pacciamatura. Tuttavia, la neve può diventare un problema quando si accumula in grandi quantità sui rami, specialmente se è una neve pesante e bagnata. Il peso eccessivo può causare la rottura di rami, anche di grosse dimensioni, compromettendo la struttura della pianta.

Dopo abbondanti nevicate, è buona norma scuotere delicatamente i rami dell’albero per far cadere la neve in eccesso, utilizzando una scopa morbida o un bastone. Questa operazione va eseguita con molta cautela, specialmente se le temperature sono molto basse, poiché i rami gelati diventano più fragili e si spezzano facilmente. È meglio agire preventivamente, rimuovendo la neve prima che si accumuli in strati troppo spessi.

Il ghiaccio rappresenta una minaccia maggiore. Le piogge gelate possono ricoprire i rami con uno strato di ghiaccio pesante e tenace, che aumenta notevolmente il rischio di rotture. In questo caso, è assolutamente sconsigliato tentare di rimuovere il ghiaccio meccanicamente, poiché si rischierebbe di danneggiare gravemente la corteccia e i germogli. L’unica cosa da fare è attendere che il ghiaccio si sciolga naturalmente con l’aumento delle temperature.

Una corretta potatura di formazione, eseguita negli anni precedenti, può contribuire a creare una struttura dell’albero più forte e resiliente, con angoli di inserzione delle branche larghi e robusti, meno suscettibili a rotture sotto il peso di neve e ghiaccio. La prevenzione, anche in questo caso, si rivela la strategia migliore per limitare i danni invernali.

Le cure di fine inverno

Verso la fine dell’inverno, quando le temperature iniziano gradualmente a salire ma il rischio di gelate non è ancora scongiurato, è il momento di eseguire alcune importanti operazioni di manutenzione. Questo è il periodo ideale per la potatura principale del cachi. La potatura si esegue sulla pianta in piena dormienza, prima del rigonfiamento delle gemme, per non disperdere energie e per favorire una rapida cicatrizzazione dei tagli con la ripresa vegetativa.

Durante la potatura, oltre a dare forma alla chioma e a stimolare la produzione, è importante eliminare tutti i rami danneggiati dal freddo, dal vento o dal peso della neve. I rami secchi, spezzati o che presentano cancri vanno tagliati fino al legno sano. Questo intervento di “pulizia” non solo migliora l’aspetto della pianta, ma previene anche l’ingresso di patogeni attraverso le ferite.

Alla fine dell’inverno è anche il momento di effettuare eventuali trattamenti preventivi contro le forme svernanti di parassiti, come le cocciniglie. Un trattamento con oli minerali, eseguito in una giornata di sole e senza vento, con temperature superiori ai 5°C, è molto efficace per ripulire la pianta dagli insetti che hanno trascorso l’inverno sulla corteccia. Questo intervento va fatto prima che le gemme inizino a ingrossarsi per evitare di danneggiarle.

Con l’avvicinarsi della primavera, si può iniziare a rimuovere gradualmente le protezioni invernali, come i teli dal tronco e l’eccesso di pacciamatura. È importante non avere fretta e attendere che il pericolo delle gelate più intense sia passato. Rimuovere le protezioni troppo presto potrebbe esporre la pianta a un dannoso shock termico in caso di un improvviso ritorno di freddo.

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