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Le malattie e i parassiti dell’aloe vera

Daria · 02.07.2025.

Nonostante l’aloe vera sia generalmente una pianta robusta e resistente, non è completamente immune da malattie e attacchi parassitari. Problemi di questo tipo sono spesso il risultato di condizioni di coltivazione non ottimali, come eccessi idrici, scarsa ventilazione o un’illuminazione inadeguata, che indeboliscono la pianta rendendola più vulnerabile. Riconoscere tempestivamente i sintomi di una malattia o la presenza di un parassita è fondamentale per intervenire in modo efficace e salvare la pianta. Questa guida fornisce una panoramica completa delle più comuni avversità che possono colpire l’aloe vera, offrendo soluzioni pratiche e strategie di prevenzione per mantenere le tue piante sane e protette.

La prevenzione è senza dubbio la strategia più efficace nella lotta contro malattie e parassiti. Una pianta forte e sana, coltivata nelle giuste condizioni, è molto meno suscettibile agli attacchi. Assicurati che la tua aloe vera riceva la giusta quantità di luce, che sia piantata in un terriccio estremamente drenante e che le annaffiature siano gestite correttamente, lasciando asciugare completamente il substrato tra un’irrigazione e l’altra. Una buona circolazione d’aria attorno alla pianta è altrettanto importante per prevenire il ristagno di umidità, che favorisce lo sviluppo di malattie fungine.

Un’ispezione visiva regolare è una pratica preventiva cruciale. Almeno una volta alla settimana, prenditi del tempo per osservare attentamente la tua pianta. Controlla la pagina superiore e inferiore delle foglie, presta attenzione alla base della pianta, all’ascella fogliare e alla superficie del terriccio. Cerca eventuali macchie anomale, cambiamenti di colore, deformazioni, ragnatele sottili o la presenza di piccoli insetti. Individuare un problema nelle sue fasi iniziali rende il trattamento molto più semplice ed efficace.

L’igiene è un altro pilastro della prevenzione. Rimuovi prontamente le foglie secche o danneggiate dalla pianta e dalla superficie del terriccio, poiché possono diventare un rifugio per parassiti o un substrato per la crescita di funghi. Utilizza sempre attrezzi puliti e disinfettati (con alcol o candeggina diluita) quando effettui potature o prelievi di talee, per evitare di trasmettere patogeni da una pianta all’altra. Quando acquisti una nuova pianta, è una buona abitudine tenerla in quarantena, isolata dalle altre, per un paio di settimane, per assicurarti che non sia portatrice di malattie o parassiti nascosti.

Infine, evita di creare un ambiente eccessivamente affollato. Le piante tenute troppo vicine l’una all’altra hanno una scarsa circolazione d’aria e facilitano la rapida diffusione di eventuali infestazioni da un esemplare all’altro. Dare a ogni pianta il suo spazio non è solo una questione estetica, ma una misura fitosanitaria importante. Seguendo queste semplici regole di buona pratica colturale, ridurrai drasticamente il rischio che la tua aloe vera possa ammalarsi.

Malattie fungine e marciumi

Le malattie più comuni e pericolose per l’aloe vera sono quelle causate da funghi, e sono quasi sempre legate a un eccesso di umidità. Il marciume radicale è il nemico numero uno. È causato da vari funghi patogeni presenti nel terreno, come Pythium e Fusarium, che prosperano in condizioni di anaerobiosi, ovvero in un suolo costantemente bagnato e poco ossigenato. I sintomi sulla parte aerea includono ingiallimento e afflosciamento delle foglie basali, che diventano molli e acquose. Se non si interviene, il marciume si estende al fusto, portando alla morte della pianta. La prevenzione, attraverso un drenaggio impeccabile e annaffiature corrette, è l’unica vera cura.

Un’altra problematica fungina è il marciume del colletto, che colpisce la base della pianta, nel punto di transizione tra il fusto e le radici. Anche questo è favorito da un’eccessiva umidità a livello del suolo o dall’acqua che ristagna alla base della rosetta. Si manifesta con un annerimento e un rammollimento dei tessuti in quella zona. Per prevenirlo, è importante piantare l’aloe con il colletto leggermente al di sopra del livello del terreno e annaffiare sempre direttamente il substrato, evitando di bagnare la pianta. In caso di infezione, si può tentare di salvare la parte superiore della pianta, tagliandola al di sopra della zona malata, lasciandola cicatrizzare e provando a farla radicare come una talea.

Sulle foglie possono comparire diverse tipologie di macchie fogliari, spesso di origine fungina, come l’antracnosi. Queste si presentano come macchie scure, depresse, a volte con un alone giallastro. Si sviluppano in condizioni di alta umidità ambientale e scarsa ventilazione. Per contrastarle, è necessario migliorare la circolazione dell’aria, evitare di bagnare le foglie durante l’irrigazione e rimuovere le foglie colpite per limitare la diffusione delle spore. In casi gravi, può essere necessario ricorrere a un fungicida a base di rame, da utilizzare con cautela e seguendo le istruzioni.

La ruggine dell’aloe è un’altra malattia fungina che provoca la comparsa di piccole pustole circolari di colore arancione-marrone sulla superficie delle foglie. Anche in questo caso, la causa principale è un’umidità eccessiva. Sebbene non sia solitamente letale, è esteticamente sgradevole e indebolisce la pianta. La gestione è simile a quella delle altre malattie fungine: migliorare le condizioni ambientali, rimuovere le parti infette e, se necessario, trattare con un fungicida appropriato. La chiave rimane sempre il controllo dell’umidità.

I principali parassiti: le cocciniglie

Le cocciniglie sono senza dubbio i parassiti più comuni che possono infestare l’aloe vera, in particolare se coltivata in interni. Esistono due tipi principali: la cocciniglia cotonosa (o farinosa) e la cocciniglia a scudetto. La cocciniglia cotonosa appare come piccoli ammassi bianchi e cerosi, simili a fiocchi di cotone, che si annidano tipicamente all’ascella delle foglie, al centro della rosetta o lungo le nervature, ovvero nei punti più protetti e nascosti. Si nutrono della linfa della pianta, indebolendola e causando ingiallimenti e deformazioni delle foglie.

La cocciniglia a scudetto (o a conchiglia) si presenta invece come piccole placche cerose, di colore marrone o grigiastro, che aderiscono tenacemente alla superficie delle foglie. Sotto questo “scudetto” protettivo, l’insetto succhia la linfa. Anche in questo caso, un’infestazione massiccia porta a un progressivo deperimento della pianta. Entrambi i tipi di cocciniglia producono una sostanza zuccherina e appiccicosa chiamata melata, sulla quale può svilupparsi un fungo nero e fuligginoso, la fumaggine, che, pur non essendo direttamente dannoso per la pianta, ne imbratta le foglie e ne riduce la capacità fotosintetica.

La lotta alla cocciniglia deve essere tempestiva. Se l’infestazione è limitata a pochi individui, la rimozione manuale è il metodo più efficace e meno invasivo. Si può utilizzare un batuffolo di cotone imbevuto di alcol denaturato e passarlo direttamente sugli insetti: l’alcol scioglie la loro protezione cerosa e li uccide per contatto. Per la cocciniglia a scudetto, può essere necessario utilizzare un vecchio spazzolino da denti per staccarle. Dopo la rimozione manuale, è buona norma pulire la foglia con un panno umido.

In caso di infestazioni più estese, è necessario ricorrere a trattamenti più energici. Una soluzione efficace e a basso impatto ambientale è una miscela di acqua e sapone molle potassico (o sapone di Marsiglia puro), da spruzzare accuratamente su tutta la pianta, insistendo nelle zone più nascoste. Il sapone agisce per soffocamento. Un’altra ottima alternativa è l’olio di Neem, un prodotto naturale con proprietà insetticide e repellenti. Va diluito in acqua secondo le istruzioni e spruzzato sulla pianta, preferibilmente la sera per evitare rischi di fitotossicità legati alla luce solare. Potrebbero essere necessari più trattamenti a distanza di 7-10 giorni per eliminare anche le nuove generazioni di insetti.

Altri parassiti meno comuni

Oltre alle cocciniglie, altri parassiti possono occasionalmente attaccare l’aloe vera. Gli afidi, conosciuti anche come “pidocchi delle piante”, sono piccoli insetti di colore variabile (verde, nero, giallo) che si ammassano solitamente sui nuovi getti o sugli steli fiorali per succhiarne la linfa. Indeboliscono la pianta e, come le cocciniglie, producono melata. Solitamente sono più facili da debellare: un forte getto d’acqua può essere sufficiente per allontanarli, oppure si può ricorrere a trattamenti a base di sapone di Marsiglia o piretro naturale.

Il ragnetto rosso è un acaro minuscolo, quasi invisibile a occhio nudo, che prospera in ambienti caldi e secchi. La sua presenza si manifesta con una fine e fitta ragnatela, soprattutto sulla pagina inferiore delle foglie, e con una punteggiatura giallastra o bronzea sulla lamina fogliare, causata dalle sue punture. Per contrastarlo, è fondamentale aumentare l’umidità ambientale, effettuando nebulizzazioni con acqua (meglio se non calcarea) sulla chioma. In caso di forte attacco, si possono utilizzare prodotti acaricidi specifici, preferibilmente di origine naturale.

Un parassita specifico e particolarmente insidioso, sebbene non frequentissimo, è l’acaro dell’aloe (Aceria aloinis). Questo acaro microscopico provoca la formazione di escrescenze anomale e deformi, simili a tumori o galle, soprattutto sulle foglie giovani e al centro della rosetta. Queste deformazioni sono note come “cancro della galla dell’aloe”. Purtroppo, non esiste una cura efficace per questa patologia. L’unica soluzione è rimuovere e distruggere immediatamente le parti colpite o, nei casi più gravi, l’intera pianta per evitare la diffusione dell’acaro ad altri esemplari.

Infine, le piante coltivate all’aperto possono essere soggette all’attacco di lumache e chiocciole, che possono rosicchiare le foglie carnose, lasciando tracce evidenti del loro passaggio. In questo caso, la lotta è principalmente meccanica, rimuovendo manualmente i molluschi durante le ore serali o notturne, oppure utilizzando delle trappole ecologiche (come contenitori interrati con un po’ di birra) o delle barriere fisiche (gusci d’uovo sbriciolati, cenere) attorno al vaso.

Problemi fisiologici e abiotici

Non tutti i problemi dell’aloe vera sono causati da organismi viventi. Spesso, i sintomi di malessere sono dovuti a stress ambientali o errori di coltivazione, definiti come problemi abiotici o fisiopatie. Uno dei più comuni è la scottatura solare. Un’esposizione improvvisa e prolungata alla luce solare diretta, specialmente nelle ore più calde, può causare la comparsa di macchie bianche, gialle o marroni sulle foglie, che diventano secche e fibrose. Per evitarlo, è necessario abituare gradualmente la pianta a un’illuminazione più intensa ed evitare il sole cocente del mezzogiorno estivo.

Un’altra reazione comune allo stress, che può essere causato da troppa luce, siccità prolungata o temperature troppo basse, è il cambiamento di colore delle foglie, che possono assumere sfumature rossastre, rosate o marroncine. Questo è dovuto alla produzione di pigmenti antociani, che la pianta sintetizza come meccanismo di protezione. Sebbene non sia di per sé dannoso, è un chiaro segnale che le condizioni di coltivazione non sono ideali e che è necessario apportare delle correzioni, ad esempio spostando la pianta in una posizione più protetta o regolando le annaffiature.

Danni da freddo sono un rischio serio per l’aloe vera, che non tollera temperature vicine allo zero. L’esposizione al gelo causa la rottura delle cellule vegetali; le foglie diventano molli, traslucide e scure, quasi come se fossero state cotte. Questo tipo di danno è spesso irreversibile. È fondamentale proteggere la pianta durante l’inverno, ricoverandola in un ambiente luminoso e con temperature superiori ai 10°C.

Infine, una crescita eziolata, con foglie lunghe, sottili, deboli e di un verde pallido, è un chiaro sintomo di una carenza di luce. La pianta si sta letteralmente “allungando” nel tentativo di raggiungere una fonte luminosa più intensa. Per risolvere questo problema, è sufficiente spostare la pianta in una posizione molto più luminosa. Le nuove foglie che cresceranno saranno più compatte e robuste, anche se quelle già eziolate non cambieranno la loro forma.

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