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Le malattie e i parassiti del fagiolo

Daria · 05.09.2025.

La coltivazione del fagiolo, sebbene relativamente semplice, non è esente da minacce fitosanitarie. Diverse malattie di origine fungina, batterica o virale, insieme a un nutrito gruppo di insetti parassiti, possono attaccare la pianta in ogni sua fase di sviluppo, dalla germinazione alla maturazione dei baccelli, causando danni che vanno da lievi riduzioni della produzione fino alla perdita totale del raccolto. Una gestione efficace di queste avversità si basa su un approccio integrato, che privilegia la prevenzione attraverso corrette pratiche agronomiche e il monitoraggio costante della coltura, per poter intervenire tempestivamente con metodi a basso impatto ambientale qualora si superi una soglia di danno. Conoscere il nemico è il primo passo per poterlo combattere in modo efficace e sostenibile.

Le strategie di prevenzione rappresentano la prima e più importante linea di difesa. Molte delle problematiche fitosanitarie possono essere evitate o fortemente limitate adottando semplici ma fondamentali accorgimenti agronomici. La rotazione delle colture è cruciale: evitare di ripiantare fagioli o altre leguminose sulla stessa parcella per almeno 3-4 anni interrompe il ciclo vitale di molti patogeni e parassiti che si conservano nel terreno. La scelta di sementi sane e certificate riduce il rischio di introdurre malattie fin dall’inizio. Una corretta preparazione del terreno, garantendo un ottimo drenaggio, previene i marciumi radicali e le malattie favorite dai ristagni idrici.

Durante il ciclo colturale, è fondamentale mantenere la coltura pulita dalle erbe infestanti, che possono fungere da ospite per insetti e patogeni. Assicurare una corretta densità di impianto, evitando semine troppo fitte, garantisce una buona circolazione dell’aria tra le piante, riducendo l’umidità e ostacolando lo sviluppo delle malattie fungine. L’irrigazione a goccia o comunque localizzata alla base della pianta, evitando di bagnare la vegetazione, è una delle pratiche preventive più efficaci contro le patologie fogliari. Infine, la rimozione e la distruzione dei residui colturali a fine ciclo impedisce ai patogeni di svernare e di infettare la coltura dell’anno successivo.

Il monitoraggio costante è l’attività che permette di passare da una prevenzione generica a una difesa mirata. Ispezionare regolarmente le piante, osservando la pagina inferiore delle foglie, i fusti, i fiori e i baccelli, consente di individuare precocemente i primi sintomi di una malattia o i primi individui di un parassita. Questo permette di intervenire quando l’infestazione è ancora limitata, utilizzando metodi biologici o prodotti a basso impatto, prima che il problema si diffonda e richieda interventi più drastici. Riconoscere i sintomi e i danni specifici è quindi una competenza fondamentale per ogni coltivatore.

Le principali malattie fungine

Le malattie fungine rappresentano la minaccia più comune e insidiosa per il fagiolo, favorite da condizioni di elevata umidità e temperature miti. L’antracnosi (Colletotrichum lindemuthianum) è una delle più gravi. Si manifesta con macchie scure, depresse e con un bordo rialzato su baccelli, foglie e fusti. Sui baccelli, le lesioni possono penetrare fino ai semi, infettandoli. Il fungo si conserva nei semi infetti e nei residui colturali, rendendo la rotazione e l’uso di seme sano pratiche essenziali per il suo controllo.

La ruggine (Uromyces appendiculatus) è un’altra patologia diffusa, facilmente riconoscibile per la comparsa di piccole pustole polverulente di colore bruno-rossastro, simili a ruggine, sulla pagina inferiore delle foglie. In caso di forti attacchi, le foglie ingialliscono e cadono prematuramente, compromettendo l’attività fotosintetica e la produzione. La malattia è favorita da notti fresche e umide e da giorni caldi. Arieggiare la coltura e evitare eccessive densità di impianto sono buone pratiche preventive.

I marciumi radicali e del colletto, causati da un complesso di funghi terricoli come Pythium, Rhizoctonia e Fusarium, sono particolarmente pericolosi nelle prime fasi di sviluppo e in terreni pesanti e mal drenati. Provocano l’imbrunimento e la disintegrazione delle radici e della base del fusto, portando all’avvizzimento e alla morte della piantina. La prevenzione si basa esclusivamente su corrette pratiche agronomiche: drenaggio perfetto, rotazioni ampie e uso di seme conciato con prodotti specifici.

Per il controllo di queste e altre malattie fungine fogliari, come la peronospora, in agricoltura biologica si ricorre a prodotti a base di rame (ossicloruro, idrossido) o di zolfo, da utilizzare con cautela e solo in caso di reale necessità, ai primi sintomi dell’infezione. L’uso di preparati naturali, come i macerati di equiseto, ricchi di silicio, può avere un’azione preventiva, rinforzando i tessuti vegetali e rendendoli più resistenti alla penetrazione dei funghi. La scelta di varietà geneticamente resistenti o tolleranti, quando disponibili, rappresenta la strategia di difesa più efficace e sostenibile.

I parassiti animali più comuni

Numerosi insetti possono arrecare danno alle piante di fagiolo. Gli afidi, in particolare l’afide nero della fava (Aphis fabae), sono tra i più frequenti. Si insediano in colonie fitte sui germogli più teneri, sui fiori e sulla pagina inferiore delle foglie, nutrendosi della linfa della pianta. Oltre a indebolire la pianta, producono una sostanza zuccherina chiamata “melata”, che favorisce lo sviluppo di fumaggini (muffe nere) e possono trasmettere virosi. La lotta biologica si avvale dell’introduzione di insetti utili come le coccinelle e le crisope, loro predatori naturali. In caso di forti infestazioni, si può intervenire con sapone molle di potassio o olio di neem.

Il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) è un acaro quasi invisibile a occhio nudo che prospera in condizioni di clima caldo e secco. Infesta la pagina inferiore delle foglie, provocando una fine punteggiatura giallastra che, nei casi più gravi, porta al disseccamento e alla caduta delle foglie. La sua presenza è spesso rivelata da sottili ragnatele. Mantenere un’elevata umidità ambientale, con brevi nebulizzazioni d’acqua serali, può ostacolarne lo sviluppo. In caso di necessità, si possono utilizzare prodotti acaricidi specifici o zolfo.

Le nottue, o larve di lepidotteri, possono causare danni rosicchiando foglie, fiori e scavando gallerie nei baccelli. La lotta si basa sul monitoraggio degli adulti con trappole a feromoni e sull’intervento contro le larve giovani con prodotti a base di Bacillus thuringiensis ssp. kurstaki, un insetticida biologico selettivo ed efficace, che agisce solo sulle larve di lepidotteri.

Un altro parassita temibile, soprattutto per i fagioli destinati alla produzione di seme secco, è il tonchio (Acanthoscelides obtectus). La femmina di questo piccolo coleottero depone le uova sui baccelli in via di maturazione. Le larve penetrano nei semi, se ne nutrono e completano il loro sviluppo all’interno, per poi sfarfallare come adulti lasciando il caratteristico foro rotondo. Il danno si manifesta durante la conservazione. Per prevenire l’infestazione, è fondamentale raccogliere tempestivamente i fagioli secchi e conservarli in barattoli ermetici. Un trattamento preventivo consiste nel mettere i semi in congelatore per 48 ore per uccidere eventuali uova o larve.

Le virosi e le batteriosi

Le malattie causate da virus e batteri sono generalmente più difficili da controllare rispetto a quelle fungine, poiché non esistono prodotti curativi efficaci. La prevenzione è quindi l’unica arma a disposizione. Le virosi, come il Mosaico Comune del Fagiolo (BCMV), si manifestano con sintomi caratteristici sulla vegetazione, come alterazioni della colorazione delle foglie (macchie a mosaico gialle e verdi), deformazioni fogliari, nanismo e una generale riduzione della produttività.

I virus vengono trasmessi principalmente in due modi: attraverso il seme infetto o tramite insetti vettori, in particolare gli afidi. Per questo motivo, il controllo delle virosi si basa su due pilastri fondamentali. Il primo è l’utilizzo esclusivo di sementi sane e certificate, esenti da virus. Il secondo è un’efficace lotta agli afidi, non tanto per il danno diretto che provocano, ma per impedire che possano trasmettere il virus da piante infette (anche infestanti) a quelle sane. La scelta di varietà geneticamente resistenti ai virus più comuni è, anche in questo caso, la soluzione più risolutiva.

Le batteriosi, come il “grasso del fagiolo” (Pseudomonas savastanoi pv. phaseolicola), sono favorite da condizioni di elevata umidità e da temperature miti. Si manifestano con la comparsa di piccole macchie traslucide, simili a macchie d’olio, sulle foglie, che poi necrotizzano e vengono circondate da un alone giallastro. Sui baccelli possono formarsi lesioni scure e depresse da cui fuoriesce un essudato batterico. I batteri si diffondono con gli schizzi d’acqua e penetrano nella pianta attraverso le ferite.

La lotta alle batteriosi è prettamente preventiva. Oltre alle pratiche agronomiche generali già menzionate (rotazioni, seme sano, drenaggio), è di fondamentale importanza evitare di lavorare il terreno o di transitare tra le piante quando la vegetazione è bagnata, per non favorire la diffusione dei batteri. I trattamenti con prodotti a base di rame, utilizzati per le malattie fungine, hanno un’azione collaterale anche contro le batteriosi, ma il loro scopo è essenzialmente protettivo e non curativo. Anche in questo caso, la rimozione e distruzione delle piante infette è una pratica raccomandata per limitare la diffusione del patogeno.

Strategie di difesa biologica e integrata

Un approccio moderno e sostenibile alla difesa del fagiolo si basa sui principi della lotta biologica e integrata, che mirano a gestire le popolazioni di parassiti e patogeni mantenendole al di sotto di una soglia di danno economico, piuttosto che a eradicare completamente. Questo approccio integra diverse strategie, dando priorità a quelle con il minor impatto sull’ambiente e sulla salute umana. Le pratiche agronomiche preventive, come rotazioni, lavorazioni corrette e scelta di varietà resistenti, costituiscono la base della piramide della difesa.

La seconda linea di difesa è la promozione della biodiversità nell’agroecosistema. La presenza di siepi, aree fiorite e inerbimenti tra le file attira e offre rifugio a una vasta gamma di organismi utili, come insetti predatori (coccinelle, sirfidi, crisope) e parassitoidi, che contribuiscono a controllare naturalmente le popolazioni di parassiti come gli afidi. Creare un ambiente favorevole alla fauna utile è un investimento a lungo termine per la salute dell’orto.

Quando le infestazioni superano la capacità di controllo naturale, si può ricorrere a mezzi di lotta biologica diretta. Questo include l’uso di insetticidi di origine naturale come l’olio di neem, il piretro (con cautela, poiché non è selettivo) o il sapone molle di potassio, che agiscono per contatto e hanno una bassa persistenza nell’ambiente. Per specifiche categorie di parassiti, come le larve di lepidotteri, si utilizzano microrganismi entomopatogeni come il Bacillus thuringiensis, che sono altamente selettivi e innocui per gli altri animali e per l’uomo.

L’uso di prodotti fitosanitari di sintesi, anche quelli a basso impatto, rappresenta l’ultima risorsa, da utilizzare solo in caso di stretta necessità, quando tutte le altre strategie si sono rivelate insufficienti e il danno economico atteso è significativo. È fondamentale utilizzare solo prodotti registrati per la coltura e l’avversità specifica, rispettando scrupolosamente le dosi, le modalità d’impiego e i tempi di carenza indicati in etichetta. Questo approccio gerarchico e integrato consente di produrre fagioli sani, riducendo al minimo l’impatto ambientale e garantendo la sicurezza del prodotto finale.

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