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Le malattie e i parassiti del ciliegio giapponese

Daria · 07.09.2025.

Nonostante la sua bellezza eterea, il ciliegio giapponese non è immune all’attacco di malattie e parassiti che possono comprometterne la salute e l’aspetto estetico. Conoscere i principali nemici di questo albero ornamentale, imparare a riconoscerne i sintomi precocemente e sapere come intervenire in modo efficace e rispettoso dell’ambiente è fondamentale per ogni giardiniere che desideri preservare la vitalità dei propri esemplari. Un approccio proattivo, basato sulla prevenzione attraverso corrette pratiche colturali, è la migliore difesa. Un albero sano, forte e coltivato nelle condizioni ideali è infatti naturalmente più resistente e meno incline ad ammalarsi. Tuttavia, anche con le migliori cure, a volte i problemi possono presentarsi, ed essere pronti ad agire è la chiave per limitare i danni.

Le problematiche fitosanitarie che possono affliggere il Prunus serrulata si dividono principalmente in tre categorie: malattie fungine, malattie batteriche e attacchi di insetti parassiti. Le malattie fungine sono tra le più comuni e sono spesso favorite da condizioni di elevata umidità, scarsa circolazione d’aria e temperature miti. Patologie come la moniliosi, il corineo (o vaiolatura) e l’oidio possono colpire fiori, frutti, foglie e rami, causando danni sia estetici che strutturali. La prevenzione, in questo caso, passa attraverso una potatura che arieggi la chioma e la rimozione di materiale vegetale infetto.

Le malattie batteriche, come il temuto cancro rameale, sono spesso più gravi e difficili da gestire. Questi patogeni penetrano nella pianta attraverso ferite naturali (come quelle lasciate dalla caduta delle foglie) o accidentali (causate da potature, grandine o insetti). Una volta all’interno, si diffondono nei tessuti vascolari, causando la morte di rami o, nei casi più gravi, dell’intera pianta. La prevenzione è l’unica arma veramente efficace e si basa sull’evitare ferite inutili, soprattutto durante i periodi umidi e freddi, e sulla disinfezione scrupolosa degli attrezzi da taglio.

Infine, il mondo degli insetti parassiti è vasto e variegato. Afidi, cocciniglie, ragnetti rossi e larve di lepidotteri sono solo alcuni degli ospiti indesiderati che possono colonizzare il ciliegio giapponese. Questi parassiti si nutrono della linfa della pianta o dei suoi tessuti, indebolendola, causando deformazioni di foglie e germogli e, in alcuni casi, trasmettendo virus. Fortunatamente, in un giardino equilibrato, la presenza di insetti utili come coccinelle, sirfidi e crisope aiuta a tenere sotto controllo le popolazioni di parassiti. L’uso di metodi di lotta biologica o a basso impatto ambientale dovrebbe sempre essere la prima scelta.

Malattie fungine comuni: moniliosi e corineo

La moniliosi (causata da funghi del genere Monilinia) è una delle malattie fungine più diffuse e dannose per i ciliegi e altre drupacee. Questa patologia si manifesta principalmente in due forme. La prima, nota come “seccume dei fiori e dei rami”, appare in primavera, durante o subito dopo la fioritura. I fiori colpiti avvizziscono improvvisamente, imbruniscono e seccano, rimanendo attaccati al ramo come se fossero stati bruciati dal gelo. L’infezione può poi propagarsi dai fiori ai rametti sottostanti, causandone il disseccamento per diverse decine di centimetri. Condizioni di pioggia e umidità durante la fioritura favoriscono enormemente la diffusione della malattia.

La seconda forma di moniliosi colpisce i frutti (sebbene sui ciliegi ornamentali siano piccoli e poco importanti), causandone il marciume. Il fungo sverna nei rami infetti e nei frutti mummificati rimasti sull’albero o caduti a terra. La lotta contro la moniliosi è principalmente preventiva. È fondamentale rimuovere e distruggere tutti i rami e i frutti colpiti non appena si notano i sintomi, effettuando tagli ben al di sotto della zona infetta, in tessuto sano. La raccolta e la distruzione delle foglie e dei frutti caduti in autunno riduce la quantità di inoculo svernante. Trattamenti preventivi con prodotti a base di rame, eseguiti in autunno alla caduta delle foglie e a fine inverno prima della ripresa vegetativa, possono essere efficaci.

Il corineo, noto anche come vaiolatura o impallinatura (causato dal fungo Stigmina carpophila), è un’altra malattia comune che colpisce foglie, rami e frutti. Sulle foglie, il sintomo più caratteristico è la comparsa di piccole macchie rotonde, inizialmente rossastre-violacee, che poi necrotizzano al centro. La parte centrale secca della macchia tende a staccarsi e a cadere, lasciando dei piccoli fori netti, come se la foglia fosse stata colpita da pallini da caccia, da cui il nome “impallinatura”. Infezioni gravi possono portare a una defogliazione anticipata, indebolendo la pianta.

Sui rami, il corineo provoca la formazione di piccole lesioni cancerose da cui possono fuoriuscire secrezioni gommose. Anche in questo caso, la prevenzione è la strategia migliore. Garantire una buona ventilazione della chioma con potature adeguate è importante. La rimozione dei rami più colpiti può aiutare a ridurre la pressione della malattia. I trattamenti a base di rame, eseguiti negli stessi periodi indicati per la moniliosi (autunno e fine inverno), sono efficaci anche nel controllare il corineo. È importante bagnare bene tutta la pianta, compreso il tronco e i rami principali, per colpire il fungo nelle sue forme svernanti.

Problemi batterici: il cancro rameale

Il cancro rameale è una delle malattie più gravi e temute che possano colpire il ciliegio giapponese e altre specie del genere Prunus. È causato da diversi agenti patogeni, principalmente batteri del genere Pseudomonas e funghi come Cytospora. Questi microrganismi penetrano nella pianta attraverso ferite di vario tipo e attaccano i tessuti sotto la corteccia, in particolare il cambio e il floema, interrompendo il flusso della linfa. La malattia è particolarmente aggressiva durante il periodo di riposo vegetativo, in autunno e in inverno, quando le difese della pianta sono più basse.

I sintomi del cancro rameale sono piuttosto caratteristici. Sulla corteccia di tronco e rami si formano aree depresse, scure e dall’aspetto umido, che con il tempo si allargano e si fessurano. Da queste lesioni, note come “cancri”, fuoriesce spesso una sostanza gommosa e ambrata (gommosi), che è una reazione di difesa della pianta. Un ramo colpito da un cancro che si sviluppa a anello (cioè che circonda l’intera circonferenza) è destinato a morire, poiché il flusso di linfa verso la parte superiore viene completamente interrotto. In primavera, si può assistere all’improvviso avvizzimento di interi rami, che sembrano sani fino a poco prima.

Purtroppo, non esistono cure chimiche definitive per eradicare il cancro rameale una volta che l’infezione si è stabilita nei tessuti della pianta. La lotta è quasi esclusivamente preventiva e agronomica. La misura più importante è evitare di effettuare potature durante il periodo autunnale e invernale. La potatura deve essere eseguita solo in tarda primavera o in estate, dopo la fioritura, quando l’albero è in piena attività vegetativa e il clima secco e caldo sfavorisce l’attività dei patogeni e favorisce una rapida cicatrizzazione. È altresì fondamentale disinfettare sempre gli attrezzi di taglio con alcool o candeggina quando si passa da una pianta all’altra, o anche tra un taglio e l’altro sulla stessa pianta se si sospetta la presenza della malattia.

Se si individua un cancro su un ramo, l’unica soluzione è la chirurgia. Bisogna asportare l’intero ramo colpito, tagliando almeno 20-30 centimetri al di sotto dell’ultimo segno visibile della lesione, per assicurarsi di rimuovere tutto il tessuto infetto. Il materiale di risulta deve essere immediatamente bruciato o smaltito in modo sicuro, non compostato. Sulle ferite di potatura più grandi, l’applicazione di un mastice cicatrizzante con fungicida può aiutare a proteggere il taglio dall’ingresso di nuovi patogeni, sebbene la sua efficacia sia dibattuta tra gli esperti.

Parassiti comuni: afidi e cocciniglie

Gli afidi, conosciuti anche come “pidocchi delle piante”, sono tra gli insetti più comuni e fastidiosi che possono infestare il ciliegio giapponese. Si tratta di piccoli insetti dal corpo molle, di colore variabile dal verde al nero, che si riuniscono in fitte colonie sulla pagina inferiore delle foglie più tenere e sui nuovi germogli. Utilizzando il loro apparato boccale pungente-succhiante, si nutrono della linfa della pianta, causando l’accartocciamento e la deformazione delle foglie e indebolendo i giovani getti. Inoltre, gli afidi producono una sostanza zuccherina e appiccicosa chiamata “melata”, che imbratta la vegetazione e su cui si sviluppa la fumaggine, una muffa nera che riduce la capacità fotosintetica della pianta.

La lotta agli afidi dovrebbe iniziare con metodi naturali. Spesso, un forte getto d’acqua è sufficiente a far cadere le colonie più piccole. In un giardino ben equilibrato, le popolazioni di afidi sono tenute sotto controllo dai loro predatori naturali, come le coccinelle, le larve di sirfide e di crisopa. Favorire la biodiversità piantando fiori che attraggono questi insetti utili è una strategia vincente a lungo termine. In caso di infestazioni più intense, si può ricorrere a trattamenti con sapone di potassio o olio di Neem, prodotti biologici che agiscono per contatto e hanno un basso impatto ambientale.

Le cocciniglie sono un altro gruppo di parassiti comuni, più subdoli e difficili da combattere rispetto agli afidi. Esistono diverse specie, ma le più frequenti sui ciliegi sono quelle a scudetto, che appaiono come piccole protuberanze immobili, simili a minuscole conchiglie, attaccate a rami e tronco, e le cocciniglie cotonose, che producono secrezioni cerose bianche simili a batuffoli di cotone. Anche le cocciniglie si nutrono di linfa, indebolendo la pianta e producendo melata. A causa dello scudetto protettivo, sono molto resistenti ai trattamenti insetticidi.

La lotta alle cocciniglie richiede perseveranza. In inverno, quando la pianta è spoglia, si possono effettuare trattamenti con oli minerali (olio bianco), che agiscono per asfissia, soffocando le forme svernanti. Durante la stagione vegetativa, se l’infestazione è limitata, si possono rimuovere manualmente con una spazzola a setole dure o un batuffolo di cotone imbevuto d’alcool. Per infestazioni più estese, i trattamenti con olio bianco leggero (estivo), sapone di potassio o olio di Neem possono essere efficaci se ripetuti più volte, cercando di colpire gli stadi giovanili, più vulnerabili, prima che sviluppino la protezione cerosa.

Insetti xilofagi e altri parassiti dannosi

Gli insetti xilofagi, ovvero che si nutrono del legno, rappresentano una minaccia seria per la salute strutturale del ciliegio giapponese. Tra questi, i più noti sono i rodilegno, come il rodilegno rosso (Cossus cossus) e il rodilegno giallo (Zeuzera pyrina). Le larve di questi lepidotteri scavano lunghe gallerie all’interno dei rami e del tronco per nutrirsi, indebolendo la struttura dell’albero e rendendolo più suscettibile alla rottura a causa del vento o del peso della neve. La loro presenza è spesso tradita da fori di uscita sulla corteccia, da cui fuoriescono rosura e escrementi.

La lotta contro i rodilegno è molto difficile, poiché le larve sono protette all’interno del legno. La prevenzione è, ancora una volta, fondamentale. Un albero sano e vigoroso è meno attraente per questi insetti, che spesso colonizzano piante già stressate o con ferite. Mantenere l’albero in ottima salute e evitare danni alla corteccia è la prima linea di difesa. Se si individua una galleria attiva, si può tentare di uccidere la larva inserendo un filo di ferro flessibile o utilizzando prodotti insetticidi specifici iniettati direttamente nel foro con una siringa.

Un altro parassita da tenere d’occhio, soprattutto durante le estati calde e secche, è il ragnetto rosso (Tetranychus urticae). Questi acari minuscoli, quasi invisibili a occhio nudo, colonizzano la pagina inferiore delle foglie e si nutrono del contenuto delle cellule. Le foglie colpite assumono un aspetto finemente punteggiato di giallo o bronzo e, in caso di forti infestazioni, si possono notare delle sottilissime ragnatele. Il ragnetto rosso prospera in ambienti secchi, quindi nebulizzare la chioma con acqua nelle ore più fresche può aiutare a crearne un ambiente sfavorevole. Trattamenti con zolfo o prodotti acaricidi specifici possono essere necessari in caso di attacchi gravi.

Infine, anche le larve di alcuni coleotteri e lepidotteri possono causare danni nutrendosi delle foglie (danni da defogliazione). Generalmente, queste infestazioni sono occasionali e raramente così gravi da compromettere la salute di un albero adulto e ben consolidato. L’ispezione visiva e la rimozione manuale delle larve, se presenti in numero limitato, è spesso la soluzione più semplice ed ecologica. In un ecosistema di giardino sano, la presenza di uccelli insettivori contribuisce in modo significativo a controllare la popolazione di questi e altri insetti dannosi.

Strategie di difesa integrata e prevenzione

La strategia più efficace e sostenibile per proteggere il ciliegio giapponese da malattie e parassiti è l’adozione di un approccio di difesa integrata. Questo metodo non si basa sull’eliminazione totale dei problemi con l’uso massiccio di pesticidi, ma sulla combinazione di diverse tecniche per mantenere le popolazioni di organismi dannosi al di sotto di una soglia di danno economico o estetico. La base della difesa integrata è la prevenzione. Come già ripetuto più volte, un albero sano è un albero resistente. Ciò significa scegliere la giusta posizione, preparare adeguatamente il terreno, irrigare e concimare correttamente.

Il monitoraggio costante è il secondo pilastro. Ispezionare regolarmente la pianta permette di individuare i problemi sul nascere, quando sono più facili da gestire. L’uso di trappole cromo-adesive o a feromoni può aiutare a rilevare la presenza di alcuni insetti volanti e a valutarne la densità di popolazione, permettendo di decidere se e quando intervenire. Riconoscere i primi sintomi di una malattia o i primi segni di un’infestazione è cruciale per poter agire con metodi a basso impatto.

Quando è necessario un intervento, si deve dare la priorità ai mezzi agronomici, fisici e biologici. Le pratiche agronomiche includono la potatura di risanamento, la rimozione del materiale infetto e la lavorazione del terreno. I mezzi fisici possono includere la rimozione manuale di parassiti o l’uso di getti d’acqua. La lotta biologica consiste nel favorire o introdurre nell’ambiente gli antagonisti naturali dei parassiti, come insetti predatori (coccinelle, crisope) o parassitoidi. L’uso di prodotti naturali come il piretro, l’olio di Neem, il sapone di potassio o il Bacillus thuringiensis rientra in questa categoria.

L’uso di prodotti fitosanitari di sintesi (pesticidi chimici) dovrebbe essere considerato solo come ultima risorsa (extrema ratio), quando tutti gli altri metodi si sono rivelati inefficaci e il danno rischia di essere grave. Se si sceglie di utilizzare un prodotto chimico, è fondamentale scegliere il principio attivo corretto per il problema specifico, leggere attentamente e seguire scrupolosamente le istruzioni riportate in etichetta per quanto riguarda le dosi, le modalità d’uso, i tempi di carenza e le precauzioni per la propria sicurezza e per la protezione dell’ambiente, in particolare degli insetti impollinatori come le api.

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