Share

Le malattie e i parassiti del castagno

Daria · 09.07.2025.

Il castagno, albero simbolo di forza e longevità, non è purtroppo immune dall’attacco di malattie fungine e parassiti animali che possono metterne a rischio la salute e la produzione. Conoscere i principali nemici del castagno, imparare a riconoscerne i sintomi e sapere quali strategie di difesa adottare è fondamentale per qualsiasi coltivatore che desideri mantenere il proprio castagneto sano e produttivo. La difesa fitosanitaria moderna si basa su un approccio integrato, che privilegia la prevenzione, l’uso di metodi biologici e pratiche agronomiche corrette, limitando l’uso di prodotti chimici allo stretto indispensabile. Un monitoraggio attento e costante è la prima e più importante linea di difesa per proteggere questi magnifici alberi.

Le avversità che colpiscono il castagno possono essere suddivise in due grandi categorie: le malattie, causate principalmente da funghi e oomiceti, e i parassiti, ovvero insetti e altri animali che danneggiano le diverse parti della pianta. Tra le malattie, quelle che interessano il tronco, i rami e le radici sono generalmente le più pericolose, in quanto possono portare al deperimento e alla morte dell’intera pianta. Quelle che colpiscono foglie e frutti, pur essendo dannose, hanno solitamente un impatto più diretto sulla produzione dell’anno. La conoscenza del ciclo biologico di questi patogeni e parassiti è la chiave per intervenire nel momento più opportuno e con la strategia più efficace.

La prevenzione gioca un ruolo assolutamente centrale nella gestione fitosanitaria del castagneto. Molte delle più gravi malattie, come il mal dell’inchiostro, sono direttamente legate a condizioni ambientali sfavorevoli, come il ristagno idrico. Pertanto, la scelta di un sito di impianto idoneo, con un terreno ben drenato, è la prima e più importante misura preventiva. Allo stesso modo, pratiche agronomiche corrette, come una potatura equilibrata che favorisca la circolazione dell’aria all’interno della chioma, possono ridurre significativamente l’incidenza di molte malattie fungine.

L’utilizzo di materiale di propagazione sano e certificato è un altro caposaldo della prevenzione. Acquistare piante da vivai affidabili garantisce che non si stiano introducendo nel proprio appezzamento patogeni o parassiti pericolosi. Inoltre, la scelta di varietà e portainnesti resistenti o tolleranti alle principali malattie presenti nella zona è una strategia a lungo termine estremamente efficace e sostenibile. La ricerca genetica ha fatto grandi passi in questo campo, offrendo oggi soluzioni valide per convivere con avversità un tempo devastanti.

Il monitoraggio costante del castagneto è l’attività che permette di passare dalla prevenzione alla difesa attiva. Ispezionare regolarmente le piante, osservando l’aspetto di corteccia, foglie, fiori e frutti, consente di individuare precocemente i primi sintomi di un’infezione o di un’infestazione. Un intervento tempestivo è spesso risolutivo e permette di contenere il problema prima che si diffonda all’intero impianto, riducendo i danni e la necessità di ricorrere a trattamenti fitosanitari su larga scala.

Le principali malattie fungine

Il cancro della corteccia, causato dal fungo Ascomicete Cryphonectria parasitica, è storicamente la malattia più devastante per il castagno. Il fungo penetra attraverso ferite nella corteccia e provoca la formazione di cancri depressi di colore bruno-rossastro su tronco e rami. Questi cancri interrompono il flusso della linfa, portando al disseccamento della parte di pianta al di sopra del punto di infezione. La lotta contro questo patogeno si basa oggi principalmente sulla lotta biologica, attraverso la diffusione di ceppi “ipovirulenti” del fungo, che sono in grado di contagiare e curare i ceppi virulenti, e sull’uso di varietà resistenti, come l’Eurogiapponese.

Il mal dell’inchiostro è un’altra storica e temibile malattia, causata da Oomiceti del genere Phytophthora (in particolare P. cinnamomi e P. cambivora). Questi patogeni attaccano le radici e il colletto, soprattutto in terreni pesanti e asfittici. I sintomi sono un deperimento generale della pianta, foglie piccole e giallastre, e alla base del tronco si può notare una caratteristica fiamma nerastra sotto la corteccia e la fuoriuscita di un liquido scuro simile a inchiostro. La prevenzione è fondamentale e si basa sulla scelta di terreni drenanti e sull’uso di portainnesti resistenti ottenuti da incroci con specie asiatiche.

Tra le malattie che colpiscono l’apparato fogliare, una delle più comuni è l’antracnosi, causata da funghi come Mycosphaerella maculiformis. Si manifesta con la comparsa di macchie bruno-rossastre sulle foglie, che poi tendono a confluire e a seccare, portando a una defogliazione anticipata. Sebbene raramente letale, forti attacchi di antracnosi possono indebolire la pianta e ridurre la produzione. La gestione si basa su buone pratiche agronomiche, come la rimozione e distruzione del fogliame infetto in autunno per ridurre l’inoculo del fungo, e, solo in caso di forti pressioni, con trattamenti a base di rame in primavera.

Il marciume bruno dei frutti, causato da funghi del genere Monilinia, può causare danni significativi al raccolto, soprattutto in annate umide. Il fungo attacca i fiori e i giovani frutti, ma i danni maggiori si vedono sulle castagne mature, che marciscono e si ricoprono di una muffa grigiastra. Anche in questo caso, le buone pratiche agronomiche sono importanti: una buona ventilazione della chioma, una raccolta tempestiva dei frutti e l’eliminazione dei frutti mummificati rimasti sull’albero o a terra aiutano a contenere la malattia.

I principali insetti parassiti

Negli ultimi decenni, il nemico numero uno del castagno è stato il cinipide galligeno, Dryocosmus kuriphilus. Questa minuscola vespa di origine asiatica depone le uova nelle gemme, inducendo la formazione di galle (escrescenze anomale) su germogli, foglie e infiorescenze. Le galle compromettono lo sviluppo dei rami e la produzione di frutti, e forti infestazioni possono portare a un grave deperimento della pianta. La soluzione a questo problema è arrivata dalla lotta biologica, con l’introduzione e la diffusione del suo antagonista naturale, il parassitoide Torymus sinensis, che ha permesso di riportare le popolazioni del cinipide sotto una soglia di danno accettabile.

I lepidotteri carpofagi, come la carpocapsa delle castagne (Cydia splendana), sono un’altra seria minaccia per la produzione. La femmina di questa farfalla depone le uova sui ricci in via di sviluppo. La larva che nasce penetra all’interno del frutto e si nutre della polpa, rendendo la castagna “bacata” e non commerciabile. La lotta si basa sul monitoraggio delle popolazioni con trappole a feromoni per determinare il momento giusto per intervenire, e sull’uso di insetticidi specifici a basso impatto o di tecniche di confusione sessuale. La raccolta e distruzione tempestiva dei frutti infestati caduti a terra è una pratica utile per ridurre la popolazione dell’anno successivo.

Il balanino delle castagne (Curculio elephas) è un coleottero il cui aspetto caratteristico è dato da un lungo rostro. La femmina usa questo rostro per forare il riccio e la castagna e deporre le uova all’interno. La larva, bianca e apoda, si sviluppa mangiando la polpa del frutto. Il ciclo di questo insetto è simile a quello della carpocapsa e i danni sono analoghi. Anche in questo caso, le strategie di difesa integrata, che combinano monitoraggio, pratiche agronomiche (come la lavorazione superficiale del terreno in autunno per esporre le larve ai predatori) e, se necessario, trattamenti mirati, sono l’approccio più efficace.

Altri insetti, come gli afidi o i rodilegno (ad esempio Cossus cossus o Zeuzera pyrina), possono occasionalmente creare problemi. Gli afidi si concentrano sui giovani germogli, sottraendo linfa e producendo melata, mentre i rodilegno scavano gallerie all’interno del tronco e dei rami, indebolendo la struttura dell’albero. Per i rodilegno, la lotta è difficile e spesso si interviene manualmente, cercando di uccidere la larva all’interno della galleria con un filo di ferro o con prodotti specifici. Un albero sano e vigoroso è generalmente meno suscettibile agli attacchi di questi parassiti secondari.

Le strategie di difesa integrata

La difesa integrata è un approccio olistico che combina tutte le tecniche disponibili (agronomiche, biologiche, biotecnologiche e chimiche) per mantenere le popolazioni di parassiti e l’incidenza delle malattie al di sotto di una soglia di danno economico. Il primo passo è sempre il monitoraggio: utilizzare trappole, osservare le piante e conoscere le previsioni meteorologiche aiuta a capire quando il rischio di un attacco è alto. Questo permette di intervenire solo quando è veramente necessario, evitando trattamenti inutili.

La lotta biologica e biotecnologica offre soluzioni sempre più efficaci e sostenibili. L’esempio del Torymus sinensis contro il cinipide è emblematico. Altre tecniche includono l’uso di feromoni per la cattura massale o la confusione sessuale degli insetti dannosi, o l’impiego di microrganismi antagonisti (come funghi o batteri) per combattere i patogeni. Questi metodi, altamente specifici, hanno un impatto ambientale nullo o molto basso e preservano gli insetti utili, come gli impollinatori e i predatori naturali.

Le pratiche agronomiche corrette rimangono uno dei pilastri della difesa. Una potatura che arieggi la chioma, una concimazione equilibrata che eviti eccessi di vigore, una corretta gestione del suolo e dell’irrigazione, e l’eliminazione delle fonti di inoculo (come frutti mummificati o rami infetti) sono tutte azioni che creano un ambiente meno favorevole allo sviluppo di malattie e parassiti. Un castagneto ben gestito è intrinsecamente più sano e resiliente.

L’uso di prodotti fitosanitari di sintesi (la “lotta chimica”) dovrebbe essere considerato come l’ultima risorsa, da impiegare solo quando le altre strategie non sono sufficienti a contenere il danno. Quando si ricorre a un trattamento, è fondamentale scegliere il prodotto giusto, quello più selettivo e a più basso impatto ambientale, rispettando scrupolosamente le dosi, le modalità e i tempi di carenza indicati in etichetta. Un uso razionale e mirato dei fitofarmaci è essenziale per garantire la sicurezza dell’operatore, del consumatore e dell’ambiente.

Il ruolo della biodiversità

Un castagneto inserito in un ambiente ricco di biodiversità è naturalmente più resiliente agli attacchi dei parassiti. La presenza di siepi, boschetti, aree incolte e una flora spontanea diversificata attorno al castagneto fornisce rifugio e nutrimento a una vasta gamma di organismi utili. Insetti predatori come coccinelle e sirfidi, e parassitoidi come le piccole vespe icneumonidi, trovano in questi ambienti le condizioni ideali per vivere e riprodursi, contribuendo a mantenere sotto controllo le popolazioni dei parassiti.

La gestione del cotico erboso all’interno del castagneto può essere orientata a favorire la biodiversità. Invece di mantenere un prato monospecifico, si può optare per un inerbimento polifita, lasciando sviluppare una certa varietà di fiori spontanei. Queste piante possono offrire polline e nettare a insetti utili, che rimarranno così più a lungo all’interno dell’appezzamento, svolgendo la loro preziosa azione di controllo biologico. Uno sfalcio alternato delle file permette inoltre di conservare sempre un’area di rifugio per questa entomofauna benefica.

Anche la fauna selvatica può giocare un ruolo positivo. Ad esempio, la presenza di nidi artificiali può favorire l’insediamento di uccelli insettivori, come cince e pettirossi, che sono instancabili predatori di larve e insetti. Allo stesso modo, piccole cataste di legna o muretti a secco possono offrire riparo a rettili e piccoli mammiferi che si nutrono di insetti e altri invertebrati. Creare un habitat complesso e diversificato è un investimento a lungo termine per la stabilità ecologica del castagneto.

In conclusione, la difesa del castagno non è una battaglia contro singoli nemici, ma la gestione di un ecosistema complesso. Integrare la conoscenza scientifica con le buone pratiche agricole e il rispetto per gli equilibri naturali è la strada maestra per proteggere la salute dei nostri alberi. Un approccio che valorizzi la biodiversità e la resilienza intrinseca del sistema agricolo non solo è più sostenibile, ma garantisce anche produzioni di maggiore qualità, in armonia con l’ambiente che ci circonda.

Potrebbe piacerti anche