La potatura è una delle pratiche agronomiche più tecniche e decisive nella coltivazione del castagno da frutto. Non si tratta di un semplice taglio di rami, ma di un intervento mirato che, se eseguito correttamente, permette di guidare la crescita dell’albero, mantenere un equilibrio ottimale tra l’attività vegetativa e quella produttiva, e garantire la longevità e la salute della pianta. Attraverso la potatura si modella la struttura dell’albero, si gestisce la penetrazione della luce e dell’aria nella chioma e si stimola il rinnovo dei rami fruttiferi. Comprendere i principi fisiologici che stanno alla base della potatura e conoscere le tecniche specifiche, come il taglio di ritorno, è essenziale per ogni coltivatore che desideri ottenere raccolti costanti e di alta qualità dai propri castagni.
L’obiettivo generale della potatura è quello di aiutare l’albero a produrre meglio e più a lungo. Un albero non potato tende a sviluppare una chioma molto densa, con la produzione che si sposta progressivamente verso l’esterno e la parte alta, mentre l’interno si spoglia e diventa improduttivo. La potatura serve a contrastare questa tendenza naturale, mantenendo la zona produttiva più vicina al tronco e facilmente accessibile. Un’adeguata potatura migliora la pezzatura e la qualità dei frutti, riduce il fenomeno dell’alternanza di produzione (ovvero l’alternarsi di annate di carica e di scarica) e facilita le operazioni di raccolta e i trattamenti fitosanitari.
Esistono diverse tipologie di potatura che si applicano in momenti diversi della vita dell’albero. La potatura di allevamento, eseguita nei primi anni dopo l’impianto, ha lo scopo di costruire l’impalcatura, ovvero la struttura portante dell’albero, scegliendo la forma più adatta (es. vaso, fuso). La potatura di produzione si applica invece sugli alberi adulti per mantenere la forma, rinnovare i rami produttivi ed equilibrare la carica di gemme. Infine, la potatura di riforma o ringiovanimento si esegue su alberi vecchi o trascurati per recuperarne la produttività.
Il castagno, a differenza di altre specie da frutto come il pesco, fruttifica prevalentemente sui rami dell’anno, che si originano da gemme miste situate nella parte apicale dei rami di un anno. Questo significa che la potatura non deve essere troppo drastica, per non eliminare una quota eccessiva di potenziale produttivo. Bisogna trovare il giusto compromesso tra il rinnovo della vegetazione e la conservazione dei rami che porteranno i frutti. La conoscenza di questa particolarità fisiologica è il punto di partenza per impostare correttamente ogni intervento di taglio.
Il periodo migliore per eseguire la potatura di produzione è durante il riposo vegetativo, nei mesi di gennaio e febbraio. In questo periodo l’albero è in dormienza, l’assenza di foglie permette di vedere bene la struttura della chioma e le ferite da taglio hanno tutto il tempo di cicatrizzare prima della ripresa vegetativa. È importante evitare di potare durante i periodi di gelo intenso, poiché il legno è più fragile, e scegliere sempre giornate asciutte per ridurre il rischio di infezioni fungine sulle superfici di taglio.
La potatura di allevamento
La potatura di allevamento è fondamentale perché determina la forma e la solidità dell’albero per tutta la sua vita. Si inizia già al momento dell’impianto, se si utilizza un astonte (una giovane pianta di un anno), con un taglio di cimatura a circa 80-100 cm da terra per stimolare l’emissione di rami laterali. Dal secondo anno, si scelgono 3 o 4 di questi rami, i migliori per vigoria e inserzione sul tronco, che andranno a costituire le branche principali. Tutti gli altri rami concorrenti vengono eliminati.
La forma a vaso è una delle più comuni e adatte per il castagno. Prevede la crescita di 3-4 branche primarie ben distanziate e inclinate verso l’esterno, lasciando il centro della chioma aperto. Questo favorisce un’ottima penetrazione della luce e dell’aria. Nei primi anni, le branche principali vengono a loro volta spuntate per favorire l’emissione di branche secondarie, costruendo progressivamente la struttura dell’albero. L’obiettivo è ottenere un’impalcatura robusta, equilibrata e ben distribuita nello spazio.
Durante la fase di allevamento, è importante eliminare costantemente i rami che crescono in posizioni sbagliate: quelli troppo verticali (succhioni), quelli rivolti verso l’interno della chioma, quelli che si incrociano o che sono troppo vicini tra loro. Ogni taglio deve essere pensato in funzione della struttura finale che si vuole ottenere. Una buona potatura di allevamento, eseguita correttamente per i primi 4-5 anni, ridurrà notevolmente il lavoro di potatura negli anni a venire.
È un errore comune avere fretta di far produrre la pianta ed essere troppo timidi con i tagli durante la fase di allevamento. Una pianta non correttamente impostata da giovane svilupperà una struttura debole, con branche mal inserite che potrebbero scosciarsi sotto il peso della produzione. È molto meglio sacrificare una piccola parte della produzione iniziale per investire nella costruzione di un albero solido e ben formato, che garantirà produzioni abbondanti e una gestione più semplice per decenni.
La potatura di produzione e il taglio di ritorno
Una volta che l’albero ha raggiunto la sua struttura definitiva, si passa alla potatura di produzione. Lo scopo principale è quello di rinnovare continuamente i rami che portano i frutti. Come detto, il castagno fruttifica sui germogli dell’anno. La potatura di produzione consiste quindi nell’eliminare una parte dei rami che hanno già fruttificato per stimolare l’emissione di nuovi rami di un anno, che saranno produttivi nella stagione successiva.
Uno degli interventi chiave nella potatura di produzione del castagno è il “taglio di ritorno”. Questa tecnica consiste nel tagliare un ramo non alla sua base, ma sopra un ramo laterale più giovane e orientato verso l’esterno. Il ramo laterale scelto, che diventerà la nuova cima del ramo principale, “richiama” la linfa, evitando lo sviluppo di numerosi succhioni disordinati sotto il punto di taglio. Il taglio di ritorno permette di contenere le dimensioni della chioma, di abbassare e ringiovanire la vegetazione e di dirigere la crescita dell’albero dove si desidera.
Oltre ai tagli di ritorno per rinnovare la vegetazione, la potatura di produzione prevede interventi di diradamento. Si eliminano i rami secchi, malati o danneggiati. Si diradano i rami in eccesso, soprattutto quelli che crescono verso l’interno o che si incrociano, per garantire che luce e aria possano circolare liberamente. Si eliminano i polloni che si sviluppano alla base del tronco e i succhioni più vigorosi che crescono verticalmente sulle branche. L’intensità della potatura deve essere proporzionata alla vigoria della pianta: alberi vigorosi si potano meno, alberi deboli si potano un po’ di più per stimolare una risposta vegetativa.
È fondamentale utilizzare sempre attrezzi di potatura di alta qualità, ben affilati e disinfettati. Seghetti, forbici e troncarami devono produrre tagli netti e puliti, senza sfilacciature, per favorire una rapida cicatrizzazione. I tagli devono essere eseguiti con la giusta inclinazione, appena sopra una gemma o un ramo laterale, senza lasciare monconi. I monconi, infatti, non cicatrizzano, seccano e diventano una via di ingresso per funghi e altri patogeni. Per tagli di diametro superiore ai 4-5 cm, è consigliabile proteggere la ferita con un mastice cicatrizzante.
La potatura di ringiovanimento
La potatura di ringiovanimento o di riforma si applica a castagni vecchi, trascurati o che hanno perso vigore produttivo. Si tratta di un intervento più drastico che ha lo scopo di rinnovare completamente la chioma dell’albero. Può essere necessario quando la produzione si è spostata troppo in alto, rendendo la raccolta difficile, o quando la chioma è diventata un groviglio impenetrabile di rami secchi e improduttivi.
Questo tipo di potatura si esegue gradualmente, nell’arco di 2-3 anni, per non stressare eccessivamente la pianta. Consiste nell’accorciare drasticamente le branche principali, effettuando tagli di ritorno su rami laterali più bassi e vigorosi o, in alcuni casi, anche su gemme latenti. L’obiettivo è abbassare l’intera struttura della chioma e stimolare la pianta a emettere nuova vegetazione più vicino al tronco.
Dopo un intervento di potatura così energico, l’albero risponderà con l’emissione di numerosi germogli e succhioni vigorosi. Il lavoro dell’anno successivo consisterà nel selezionare i migliori tra questi nuovi getti per ricostruire una nuova chioma, più bassa, giovane e produttiva. Sarà come eseguire una seconda potatura di allevamento, scegliendo le nuove branche e dandogli la giusta direzione.
La potatura di ringiovanimento deve essere accompagnata da una gestione agronomica adeguata per sostenere lo sforzo della pianta. Una buona concimazione, soprattutto organica, e un’irrigazione di supporto durante l’estate aiuteranno l’albero a riprendersi e a sviluppare la nuova vegetazione. Se ben eseguita, questa tecnica può ridare vita a vecchi castagneti, riportandoli a produrre frutti di qualità per molti altri anni.
Errori comuni da evitare
Uno degli errori più comuni nella potatura è quello di essere troppo timidi o, al contrario, troppo drastici. Una potatura insufficiente non risolve i problemi di ombreggiamento e non stimola a sufficienza il rinnovo della vegetazione. Una potatura eccessiva, d’altra parte, può causare una risposta vegetativa troppo forte, con la produzione di tanti succhioni a scapito dei frutti, e può creare grandi ferite che faticano a cicatrizzare. L’esperienza e l’osservazione della risposta dell’albero sono le migliori guide per trovare il giusto equilibrio.
Un altro errore frequente è quello di lasciare monconi di ramo. Come già detto, ogni taglio deve essere eseguito in prossimità di un “punto di tiro”, che sia una gemma, un rametto laterale o il collare alla base del ramo. Il moncone non è in grado di attirare linfa, quindi secca e diventa una porta aperta per le malattie, in particolare per il cancro della corteccia. È un dettaglio tecnico fondamentale che fa la differenza tra una potatura ben fatta e una dannosa.
Potare nel periodo sbagliato è un altro errore da non commettere. Eseguire la potatura in autunno, quando l’albero non è ancora in piena dormienza, o in tarda primavera, quando la linfa ha già iniziato a circolare, può indebolire la pianta e renderla più vulnerabile ai danni da freddo o alle infezioni. Il periodo invernale, con la pianta a riposo, è l’unico momento corretto per gli interventi più importanti.
Infine, trascurare la disinfezione degli attrezzi è una pratica rischiosa, soprattutto se si lavora su più piante o in un’area dove sono presenti malattie come il cancro della corteccia. Passare da una pianta all’altra con gli stessi attrezzi non disinfettati è uno dei modi più efficaci per diffondere i patogeni in tutto il castagneto. È sufficiente pulire le lame con alcool o candeggina diluita tra una pianta e l’altra per ridurre drasticamente questo rischio.