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La potatura e il taglio del prugnolo

Linden · 16.07.2025.

Il prugnolo, con il suo portamento naturalmente denso, intricato e spinoso, può sembrare una pianta difficile da gestire. Tuttavia, la potatura è un’operazione fondamentale per trasformare questo arbusto selvatico in un elemento prezioso e produttivo del giardino. Intervenire con le forbici non significa snaturare la pianta, ma guidarne la crescita per migliorarne la salute, l’aspetto estetico e, soprattutto, la capacità di fruttificare. Comprendere gli obiettivi, le tecniche e i momenti giusti per la potatura permette di interagire con la pianta in modo efficace, garantendo un equilibrio tra il suo vigore naturale e le nostre esigenze colturali. Una potatura ben eseguita è un dialogo tra il giardiniere e la pianta, un’arte che richiede osservazione e rispetto.

Gli obiettivi della potatura del prugnolo sono molteplici e variano a seconda dell’età della pianta e dello scopo per cui viene coltivata. Per un giovane esemplare, si parla di potatura di formazione, che mira a creare una struttura scheletrica robusta ed equilibrata. Per una pianta adulta, l’obiettivo diventa la potatura di produzione, finalizzata a rinnovare i rami fruttiferi e a garantire una buona illuminazione della chioma. In ogni fase, è sempre presente la potatura di pulizia, che consiste nell’eliminare i rami secchi, danneggiati o malati. Se il prugnolo è coltivato come siepe, l’obiettivo principale sarà invece il contenimento e il mantenimento della forma desiderata.

Prima di iniziare a tagliare, è essenziale osservare attentamente la pianta nella sua interezza. Bisogna individuare i rami da rimuovere, immaginando come apparirà la chioma dopo l’intervento. È importante ricordare che il prugnolo fiorisce e fruttifica sui rami dell’anno precedente. Una potatura troppo drastica o eseguita nel momento sbagliato potrebbe quindi compromettere il raccolto dell’anno. Si deve procedere con moderazione, rimuovendo non più del 20-25% della massa vegetale in una sola stagione per non stressare eccessivamente la pianta.

L’attrezzatura gioca un ruolo cruciale. È indispensabile utilizzare attrezzi di buona qualità, come forbici, troncarami e seghetti, che siano ben affilati e puliti. Lame affilate permettono di effettuare tagli netti e precisi, che cicatrizzano più rapidamente e riducono il rischio di infezioni. Disinfettare le lame con alcool o candeggina prima dell’uso e tra una pianta e l’altra è una pratica fondamentale per evitare la trasmissione di eventuali malattie. Indossare guanti robusti e occhiali di protezione è altrettanto importante per proteggersi dalle spine acuminate e da eventuali schegge.

Il periodo migliore per la potatura

La scelta del momento giusto per potare è fondamentale per non danneggiare la pianta e per ottenere i risultati desiderati. Il periodo ideale per la potatura principale del prugnolo è durante il riposo vegetativo, tra la caduta delle foglie in autunno e il rigonfiamento delle gemme a fine inverno. In questa fase, la pianta è dormiente, la linfa non circola attivamente e i tagli sono meno stressanti. L’assenza di foglie, inoltre, permette di vedere chiaramente la struttura dei rami, facilitando la scelta di quelli da tagliare.

All’interno di questo lungo periodo, il momento migliore è la fine dell’inverno, tra febbraio e l’inizio di marzo. Potare in questo periodo permette alle ferite di iniziare subito il processo di cicatrizzazione con l’arrivo della primavera, riducendo il rischio di infezioni. Si evitano inoltre i periodi di gelo intenso, durante i quali il legno è più fragile e i tagli potrebbero essere danneggiati dalle basse temperature. È importante scegliere sempre una giornata asciutta e mite per eseguire l’operazione.

Esistono tuttavia delle eccezioni. Una leggera potatura di pulizia, per rimuovere un ramo rotto o palesemente malato, può essere effettuata in qualsiasi momento dell’anno. Dopo la fioritura, in primavera, è possibile effettuare piccoli interventi di rifinitura, ad esempio per accorciare i rami che hanno appena fiorito e che non portano frutti. Questa operazione, nota come potatura verde, può aiutare a stimolare la crescita di nuovi getti.

La potatura di contenimento per le siepi di prugnolo, invece, si esegue solitamente a fine estate, dopo la fruttificazione. Questo permette di godere sia della fioritura che del raccolto, e un taglio in questo periodo tende a contenere la vigoria della pianta, riducendo la necessità di interventi frequenti. In ogni caso, è fondamentale evitare potature drastiche durante il pieno della stagione vegetativa, in primavera e in estate, per non indebolire eccessivamente la pianta.

La potatura di formazione e allevamento

La potatura di formazione si esegue nei primi 2-3 anni di vita della pianta e ha lo scopo di darle una struttura solida, equilibrata e funzionale per gli anni a venire. L’obiettivo è creare un’impalcatura di rami principali (branche) ben distribuiti attorno al tronco, che possano sostenere il peso della vegetazione e dei frutti senza rompersi. Una buona formazione iniziale semplificherà notevolmente le potature di mantenimento future.

Se si desidera allevare il prugnolo come un piccolo alberello, si sceglie un fusto principale e si eliminano tutti i getti laterali nella parte bassa, fino a un’altezza di circa 60-80 cm da terra. Successivamente, si selezionano 3-5 rami laterali robusti e ben orientati in direzioni diverse, che andranno a formare le branche primarie. Tutti gli altri rami verranno eliminati. Negli anni successivi, si interverrà su queste branche per favorire lo sviluppo di una chioma aperta e a forma di vaso.

Se invece si preferisce una forma a cespuglio, più naturale per il prugnolo, si lascia che la pianta sviluppi diversi fusti dalla base. Anche in questo caso, si interviene selezionando 4-5 fusti principali ben distanziati e si eliminano quelli più deboli o affollati. L’obiettivo è sempre quello di creare una struttura aperta, che permetta alla luce e all’aria di circolare liberamente anche al centro del cespuglio.

Durante la fase di formazione, è importante anche gestire i polloni radicali. Il prugnolo ha una forte tendenza a produrre nuovi getti dalle radici, che se non controllati possono creare una macchia disordinata e sottrarre energia alla pianta principale. I polloni vanno eliminati regolarmente, tagliandoli il più vicino possibile al punto di origine, preferibilmente durante il riposo vegetativo.

La potatura di produzione e mantenimento

Una volta che il prugnolo ha raggiunto la sua struttura definitiva, si passa alla potatura di produzione e mantenimento. Questa si esegue ogni anno, o almeno ogni due anni, durante il riposo vegetativo. Lo scopo è quello di mantenere la pianta sana, arieggiata e di stimolare il costante rinnovamento dei rami che portano i frutti. Un corretto equilibrio tra vegetazione vecchia e nuova è la chiave per una produzione costante.

L’operazione inizia sempre con la pulizia: si rimuovono alla base tutti i rami secchi, spezzati, deboli o che mostrano segni di malattie. Successivamente, si passa a sfoltire la chioma. Si eliminano i rami che si incrociano o che sfregano tra loro, quelli che crescono verso l’interno del cespuglio e i succhioni, ovvero quei rami molto vigorosi e verticali che solitamente non producono frutti e sottraggono energia alla pianta.

Il passo successivo è il diradamento dei rami che hanno già fruttificato. Poiché il prugnolo produce sui rami dell’anno precedente, è importante favorirne il ricambio. Si individuano i rami più vecchi, che appaiono più scuri e meno vigorosi, e se ne eliminano alcuni ogni anno, tagliandoli alla base o sopra un getto laterale giovane e promettente. Questo stimola la pianta a produrre nuova vegetazione che fruttificherà l’anno successivo.

Infine, si possono accorciare i rami troppo lunghi per mantenere la forma e le dimensioni desiderate. Il taglio va sempre eseguito appena sopra una gemma rivolta verso l’esterno, per incoraggiare una crescita aperta e non verso il centro della chioma. L’obiettivo finale è ottenere una pianta con una chioma equilibrata, dove ogni ramo ha il suo spazio e riceve la giusta quantità di luce.

Tecniche di taglio e consigli pratici

La corretta esecuzione del taglio è tanto importante quanto la scelta del ramo da potare. Un taglio mal eseguito può danneggiare la pianta e creare una via d’accesso per funghi e batteri. La regola fondamentale è quella di eseguire sempre tagli obliqui e netti, senza sfilacciare la corteccia. L’inclinazione del taglio permette all’acqua piovana di scivolare via, evitando che ristagni sulla superficie della ferita.

Quando si rimuove un intero ramo, il taglio deve essere eseguito rasente al “collare”, ovvero quel leggero rigonfiamento che si trova nel punto in cui il ramo si inserisce nel tronco o in un ramo più grande. Il collare contiene tessuti specializzati che favoriscono una rapida cicatrizzazione. Non bisogna lasciare monconi, che seccherebbero diventando un punto debole, ma nemmeno tagliare troppo a filo del tronco, danneggiando il collare.

Quando invece si accorcia un ramo, il taglio va effettuato circa mezzo centimetro sopra una gemma. La scelta della gemma è importante: deve essere sana, vigorosa e rivolta nella direzione in cui si desidera che il nuovo ramo si sviluppi, solitamente verso l’esterno della chioma. Il taglio deve essere leggermente inclinato, con la parte più bassa dal lato opposto alla gemma.

Per i rami di grosse dimensioni, è consigliabile utilizzare la tecnica del triplice taglio per evitare che il peso del ramo, cadendo, provochi una lacerazione della corteccia del tronco. Si esegue un primo taglio dal basso verso l’alto a circa 20-30 cm dal tronco, per circa un terzo del diametro del ramo. Poi si esegue un secondo taglio dall’alto verso il basso, qualche centimetro più esterno del primo, fino a far cadere il ramo. Infine, si elimina il moncone rimasto con un taglio di rifinitura preciso a filo del collare.

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