Share

La potatura e il diradamento del tagete

Daria · 25.06.2025.

Sebbene il tagete non sia una pianta che richiede una potatura complessa come un arbusto o un albero da frutto, alcuni interventi di taglio mirati possono migliorare notevolmente il suo aspetto, la sua salute e l’abbondanza della sua fioritura. Queste operazioni, che includono la cimatura, la rimozione dei fiori appassiti e il diradamento, sono pratiche di giardinaggio semplici ma di grande efficacia, che permettono di guidare la crescita della pianta e di stimolarla a produrre fiori in modo continuo per tutta la stagione. Comprendere come e quando intervenire con le forbici o semplicemente con le dita può trasformare un tagete dall’aspetto ordinario in un cespuglio denso, compatto e letteralmente coperto di fiori.

La “potatura” del tagete si concentra principalmente su tre obiettivi: promuovere un portamento più folto e ramificato, prolungare il periodo di fioritura e mantenere la pianta pulita e sana. A differenza delle potature strutturali, che si eseguono su piante legnose, gli interventi sul tagete sono leggeri e continui, e accompagnano la pianta durante tutto il suo ciclo di crescita estivo. Si tratta più di una “manutenzione” costante che di una vera e propria potatura in senso classico. Queste pratiche non sono strettamente necessarie per la sopravvivenza della pianta, ma sono fondamentali per chi desidera ottenere il massimo risultato estetico.

L’attrezzo principale per queste operazioni può essere una piccola forbice da giardinaggio ben affilata e pulita, oppure, per gli interventi più leggeri come la rimozione dei fiori, anche le proprie dita. La pulizia degli attrezzi è importante per evitare di trasmettere eventuali malattie da una pianta all’altra. Ogni taglio deve essere netto e preciso, per non sfilacciare i tessuti vegetali e favorire una rapida cicatrizzazione.

È importante sottolineare che la risposta a questi interventi può variare leggermente a seconda della specie e della varietà di tagete. Le varietà nane e compatte potrebbero richiedere solo la rimozione dei fiori appassiti, mentre le varietà più alte e vigorose, come il Tagetes erecta, beneficiano maggiormente della cimatura iniziale per controllare la loro crescita in altezza e favorire un portamento più cespuglioso. Adattare la tecnica alla pianta che si ha di fronte è segno di un approccio consapevole al giardinaggio.

La cimatura o “pinching”

La cimatura, conosciuta anche con il termine inglese “pinching”, è un’operazione fondamentale da eseguire quando le piante di tagete sono ancora giovani. Consiste nella rimozione dell’apice vegetativo del fusto principale e, eventualmente, dei rami laterali più sviluppati. Lo scopo di questo intervento è quello di sopprimere la dominanza apicale, ovvero la tendenza della pianta a crescere principalmente in altezza dal suo germoglio principale. Rimuovendo l’apice, si stimola la pianta a risvegliare le gemme laterali dormienti situate all’ascella delle foglie sottostanti, promuovendo così lo sviluppo di nuovi rami.

Il momento ideale per effettuare la cimatura è quando la giovane piantina ha raggiunto un’altezza di circa 10-15 cm e ha prodotto diverse coppie di foglie vere. Con le dita o con delle forbicine, si recide delicatamente la parte terminale dello stelo, appena sopra un nodo fogliare (il punto in cui le foglie si inseriscono sul fusto). Questo intervento può sembrare drastico, poiché si rimuove una parte della pianta in crescita, ma i benefici a lungo termine sono notevoli. La pianta risponderà producendo due o più nuovi steli al posto di quello singolo rimosso.

Il risultato della cimatura è una pianta dal portamento molto più compatto, denso e arrotondato. Invece di avere pochi steli lunghi con fiori solo in cima, si otterrà un cespuglio ben ramificato, con fiori distribuiti uniformemente su tutta la sua superficie. Questo non solo migliora l’aspetto estetico della pianta, ma la rende anche più robusta e resistente all’azione del vento e della pioggia. Una pianta più folta significa anche una maggiore produzione complessiva di fiori nel corso della stagione.

Sebbene la cimatura ritardi leggermente la comparsa dei primissimi fiori (di circa una o due settimane), questo piccolo ritardo è ampiamente compensato dalla fioritura molto più abbondante e prolungata che ne consegue. Questa tecnica è particolarmente raccomandata per le varietà di tagete a crescita più alta o con una naturale tendenza a diventare “spilungone”, ma può essere applicata con successo a quasi tutte le varietà per migliorarne la forma.

La rimozione dei fiori appassiti o “deadheading”

Questa è forse la pratica di manutenzione più importante da eseguire costantemente durante tutta la stagione di fioritura del tagete. Il “deadheading” consiste, come suggerisce il nome, nella rimozione sistematica dei capolini una volta che hanno terminato la fioritura e iniziano ad appassire. L’obiettivo biologico di una pianta annuale come il tagete è quello di produrre semi per assicurare la propria discendenza. Una volta che un fiore è stato impollinato e inizia a formare i semi, la pianta convoglia una grande quantità di energia verso questo processo, a scapito della produzione di nuovi boccioli.

Rimuovendo i fiori sfioriti prima che vadano a seme, si “inganna” la pianta, che, non avendo completato il suo ciclo riproduttivo, è stimolata a produrre continuamente nuovi fiori nel tentativo di portare a termine la sua missione. Questo semplice gesto trasforma il tagete in una macchina da fioritura instancabile, prolungando lo spettacolo dei colori dall’inizio dell’estate fino ai primi freddi autunnali. È un’operazione che richiede costanza, da effettuare idealmente ogni due o tre giorni, ma lo sforzo è ampiamente ripagato.

L’operazione è molto semplice: si individua il fiore appassito e si taglia o si pizzica lo stelo che lo sorregge, appena sopra la prima coppia di foglie sane sottostante. Da quel punto, la pianta spesso produce nuovi getti laterali che porteranno altri fiori. Non è sufficiente rimuovere solo i petali secchi, ma è necessario eliminare l’intero capolino, compresa la base che contiene gli ovari dove si formeranno i semi.

Oltre a stimolare la fioritura, il deadheading ha anche un valore estetico e sanitario. Una pianta ripulita dai fiori secchi ha un aspetto molto più ordinato e attraente. Inoltre, i fiori in decomposizione, soprattutto se bagnati dalla pioggia, possono diventare un focolaio per lo sviluppo di malattie fungine, come la muffa grigia (Botrytis), che potrebbero poi diffondersi al resto della pianta. La pulizia regolare contribuisce quindi a mantenere la pianta sana e a favorire una buona circolazione dell’aria.

Il diradamento delle piantine

Il diradamento è un’operazione cruciale che si effettua quando i tageti vengono propagati per semina diretta in piena terra. Anche con la massima attenzione, è quasi impossibile distribuire i semi alla distanza perfetta, e spesso le piantine nascono troppo vicine le une alle altre. Se lasciate crescere così fittamente, entreranno in competizione per le risorse fondamentali: luce, acqua e nutrienti. Questa competizione porta a piante deboli, filate, con una crescita stentata e una fioritura scarsa.

Il diradamento consiste nel selezionare le piantine più forti e vigorose e rimuovere quelle in eccesso per garantire che ogni esemplare rimasto abbia lo spazio necessario per svilupparsi al meglio. Questa operazione va eseguita quando le piantine hanno sviluppato le prime due o tre foglie vere e sono abbastanza grandi da essere maneggiate, ma prima che le loro radici si siano intrecciate troppo tra loro. Il momento migliore per diradare è dopo una pioggia o un’irrigazione, quando il terreno è morbido e le piantine si estraggono più facilmente.

Per diradare, si sceglie la piantina più promettente in un gruppo e, tenendo fermo il terreno attorno ad essa con una mano, si estraggono delicatamente le altre. In alternativa, per non disturbare le radici della piantina che si vuole conservare, si possono tagliare le piantine in eccesso alla base con una forbicina. È importante rispettare la distanza finale raccomandata per la specifica varietà di tagete coltivata, che può variare dai 15-20 cm per le varietà nane ai 30-40 cm o più per quelle più grandi.

Sebbene possa sembrare un peccato sacrificare delle piantine, il diradamento è un’operazione essenziale per la salute e la produttività dell’intera aiuola. Le piante che rimangono, avendo a disposizione più spazio e risorse, cresceranno molto più forti, sane e rigogliose, producendo una quantità di fiori enormemente superiore a quella che si otterrebbe da un’aiuola sovraffollata di piante deboli e in competizione. È un classico esempio di come “meno” possa significare “più” in giardinaggio.

Potatura di contenimento e pulizia

Durante la stagione estiva, soprattutto le varietà di tagete più vigorose possono avere una crescita esuberante e tendere a diventare un po’ disordinate o a invadere lo spazio delle piante vicine. In questi casi, si può intervenire con una leggera potatura di contenimento per mantenere la forma desiderata e le giuste proporzioni all’interno dell’aiuola o della composizione in vaso. Questa operazione si effettua semplicemente accorciando i rami più lunghi o quelli che crescono in direzioni indesiderate.

Il taglio va sempre eseguito appena sopra un nodo fogliare o un punto da cui si diparte una ramificazione laterale. Questo incoraggerà la pianta a ramificare ulteriormente da quel punto, rendendola ancora più densa. Questa potatura non deve essere drastica, ma piuttosto un leggero “ritocco” per mantenere l’ordine. È un’operazione da fare al bisogno, quando si nota che la pianta sta perdendo la sua forma compatta o sta diventando troppo invadente.

Oltre a questa potatura di forma, è buona norma effettuare una pulizia periodica della pianta per tutto il periodo vegetativo. Questo include la rimozione non solo dei fiori appassiti, ma anche di eventuali foglie ingiallite, secche o danneggiate da parassiti o malattie. Rimuovere queste parti non solo migliora l’aspetto della pianta, ma elimina anche potenziali fonti di infezione e migliora la circolazione dell’aria all’interno del fogliame.

Una pianta pulita è una pianta più sana. Dedicare qualche minuto ogni settimana a questa operazione di pulizia permette di monitorare attentamente lo stato di salute dei propri tageti, di individuare tempestivamente eventuali problemi e di mantenere un ambiente meno favorevole allo sviluppo di patogeni. È un’abitudine semplice che contribuisce in modo significativo al benessere generale della pianta e alla sua longevità durante la stagione.

Potrebbe piacerti anche