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La messa a dimora e la propagazione del ciliegio giapponese

Daria · 15.07.2025.

La messa a dimora e la successiva propagazione del ciliegio ornamentale giapponese sono due processi fondamentali che determinano il successo della sua coltivazione e la possibilità di moltiplicarne la bellezza nel proprio giardino. La piantagione è un momento cruciale che influenza l’intero ciclo di vita dell’albero; un’esecuzione corretta, dalla scelta del periodo alla preparazione della buca, è la base per un attecchimento rapido e una crescita sana. Allo stesso modo, la propagazione, sebbene più tecnica, offre la grande soddisfazione di creare nuove piante a partire da un esemplare che già amiamo, permettendo di preservarne le caratteristiche genetiche. Comprendere le tecniche e i segreti di queste operazioni permette a ogni appassionato di giardinaggio di gestire in autonomia la vita dei propri ciliegi, dalla nascita alla piena maturità.

Affrontare la messa a dimora richiede una pianificazione attenta. La scelta dell’esemplare giusto presso il vivaio è il primo passo: è importante selezionare una pianta sana, con un apparato radicale ben sviluppato (se a radice nuda) o senza radici spiralizzate (se in contenitore), e con un fusto dritto e privo di ferite. Una volta a casa, la preparazione del sito di impianto diventa la priorità assoluta, come già discusso in precedenza, assicurandosi che il terreno sia fertile, ben drenato e che la posizione garantisca la giusta quantità di luce solare e protezione dai venti. Questo lavoro preparatorio è un investimento che ripaga con un albero più forte e meno soggetto a stress futuri.

La propagazione, d’altra parte, apre un mondo di possibilità per il giardiniere esperto. Le due tecniche principali per il Prunus serrulata sono la talea e l’innesto. La talea, che consiste nel far radicare una porzione di ramo, è un metodo che permette di ottenere una nuova pianta geneticamente identica alla pianta madre, un vero e proprio clone. L’innesto, invece, è una tecnica più complessa che unisce due piante diverse: un portainnesto, scelto per la sua rusticità e la forza del suo apparato radicale, e una marza, ovvero una porzione di ramo della varietà di ciliegio che si desidera propagare, scelta per la bellezza dei suoi fiori.

Sia che si stia piantando un nuovo albero o tentando di crearne uno nuovo, le cure successive all’operazione sono di vitale importanza. Dopo la messa a dimora, un’irrigazione costante e la protezione del giovane tronco sono essenziali per superare lo stress da trapianto. Nel caso della propagazione, sia le talee che gli innesti richiedono un ambiente controllato, con la giusta umidità e temperatura, per favorire rispettivamente la radicazione o la saldatura dei tessuti. La pazienza è una virtù indispensabile in entrambi i casi, poiché i risultati di questi sforzi si manifesteranno pienamente solo con il passare delle stagioni, culminando nella magnifica fioritura che rende questo albero così amato.

Il momento perfetto per la messa a dimora

La scelta del periodo per la messa a dimora del ciliegio giapponese è un fattore determinante per il suo successo. Il momento migliore in assoluto è l’autunno, tra ottobre e novembre, quando il terreno è ancora caldo dalle temperature estive ma le piogge autunnali garantiscono un’umidità costante. Piantare in autunno permette all’albero di utilizzare l’intero periodo invernale per sviluppare e stabilizzare il suo apparato radicale nel nuovo terreno, senza lo stress di dover contemporaneamente sostenere la produzione di foglie e fiori. In questo modo, alla ripresa vegetativa primaverile, la pianta sarà già parzialmente attecchita e pronta a dedicare le sue energie alla crescita della parte aerea, risultando più forte e resiliente.

Un’alternativa valida alla piantagione autunnale è la fine dell’inverno o l’inizio della primavera, tipicamente tra febbraio e marzo, a seconda del clima locale. Questo periodo è ideale purché si intervenga prima del risveglio vegetativo, ovvero prima che le gemme inizino a gonfiarsi. Piantare in questa finestra temporale permette comunque alla pianta di beneficiare delle piogge primaverili, ma richiederà un’attenzione maggiore all’irrigazione durante la prima estate, poiché l’apparato radicale avrà avuto meno tempo per svilupparsi in profondità. È fondamentale evitare di piantare quando il terreno è gelato, eccessivamente bagnato o durante i periodi di forte siccità estiva.

La scelta tra un esemplare a radice nuda e uno coltivato in contenitore può influenzare leggermente la finestra di impianto. Gli alberi a radice nuda, essendo più delicati, devono essere piantati esclusivamente durante il periodo di dormienza, quindi dall’autunno alla fine dell’inverno. È cruciale che le loro radici non si secchino mai prima della messa a dimora. Le piante coltivate in vaso, invece, offrono una maggiore flessibilità, poiché il loro apparato radicale è già formato e protetto dal pane di terra. Teoricamente, possono essere piantate durante tutto l’anno, ma è fortemente sconsigliato farlo durante i mesi più caldi dell’estate, quando lo shock da trapianto sarebbe massimo.

Indipendentemente dal periodo scelto, è importante agire in una giornata con condizioni meteorologiche favorevoli. L’ideale è una giornata nuvolosa, calma e mite. Evitare di piantare in pieno sole o in presenza di forte vento, poiché queste condizioni accelerano la disidratazione della pianta, in particolare delle delicate radici, aumentando notevolmente lo stress da trapianto. Preparare tutto l’occorrente in anticipo – la buca già scavata, il terriccio ammendato, l’acqua per l’irrigazione – permette di completare l’operazione rapidamente, riducendo al minimo il tempo in cui le radici rimangono esposte all’aria.

Guida passo-passo per la piantagione

Il processo di piantagione del ciliegio giapponese deve essere eseguito con cura e precisione per garantire il miglior inizio possibile alla nuova pianta. Dopo aver scavato la buca, come descritto in precedenza, il primo passo è creare un piccolo cono di terra sul fondo se si sta piantando un esemplare a radice nuda. Le radici vanno ispezionate e, se necessario, spuntate leggermente con cesoie disinfettate per eliminare eventuali parti danneggiate o rotte. Successivamente, le radici vanno aperte e disposte a raggiera sopra il cono di terra, assicurandosi che si distribuiscano naturalmente senza piegarsi o attorcigliarsi.

Per le piante acquistate in contenitore, l’operazione è leggermente diversa. La pianta deve essere delicatamente rimossa dal vaso, cercando di non danneggiare il pane di terra. È fondamentale ispezionare le radici: se appaiono fitte e hanno iniziato a crescere in cerchio lungo le pareti del vaso (spiralizzazione), è indispensabile allentarle delicatamente con le dita o praticare alcuni tagli verticali superficiali lungo la zolla. Questa operazione, sebbene possa sembrare drastica, è vitale per incoraggiare le radici a esplorare il nuovo terreno circostante anziché continuare a crescere su se stesse, cosa che limiterebbe gravemente lo sviluppo futuro dell’albero.

Una volta posizionata la pianta nella buca, sia a radice nuda che in zolla, è cruciale verificare la corretta profondità di impianto. Il colletto dell’albero, ovvero il punto in cui il fusto si allarga per diventare radici, deve trovarsi a livello del suolo circostante o leggermente al di sopra. Seppellire il colletto è un errore grave che può portare a marciumi e alla morte della pianta. Per assicurarsi della giusta altezza, si può appoggiare un’assicella di legno o il manico di un badile trasversalmente sopra la buca; il colletto dovrebbe sfiorare il bordo inferiore dell’assicella.

A questo punto, si può iniziare a riempire la buca con la terra precedentemente preparata e ammendata, pressandola delicatamente con le mani o i piedi man mano che si procede per eliminare le sacche d’aria. Una volta riempita la buca, si crea un piccolo anello di terra intorno alla base della pianta, una sorta di conca, che aiuterà a trattenere l’acqua delle prime irrigazioni e a convogliarla direttamente verso l’apparato radicale. L’operazione si conclude con un’irrigazione abbondante, fornendo almeno 10-20 litri d’acqua, per assestare bene il terreno intorno alle radici e fornire la prima, essenziale idratazione. L’aggiunta di un tutore, specialmente in zone ventose, aiuterà a mantenere la giovane pianta stabile durante l’attecchimento.

Tecniche di propagazione: la talea

La propagazione per talea è un metodo efficace per ottenere nuove piante di ciliegio giapponese identiche alla pianta madre. Questa tecnica consiste nel prelevare una porzione di ramo e indurla a produrre radici proprie. Per il Prunus serrulata, le talee più indicate sono quelle semi-legnose, prelevate in estate, tipicamente tra luglio e agosto. Si scelgono rami dell’anno, sani e vigorosi, che siano già parzialmente lignificati alla base ma ancora erbacei e flessibili in punta. Questo stadio di maturazione offre il miglior equilibrio tra la capacità di radicare e la resistenza alla disidratazione.

La preparazione della talea richiede precisione. Dal ramo prescelto si ricavano porzioni lunghe circa 10-15 centimetri, effettuando un taglio netto e obliquo subito sotto un nodo (il punto di inserzione di una foglia). Le foglie dalla metà inferiore della talea vanno rimosse per ridurre la traspirazione e concentrare le energie della pianta sulla produzione di radici, lasciando solo due o tre foglie nella parte apicale. Per aumentare le probabilità di successo, la base della talea può essere immersa in una polvere di ormoni radicanti, che stimolano la formazione dell’apparato radicale.

Una volta preparate, le talee devono essere messe a dimora in un substrato adeguato, che deve essere leggero, drenante e sterile per prevenire malattie fungine. Una miscela ideale è composta da parti uguali di torba e perlite o sabbia grossolana. Si utilizzano piccoli vasi o contenitori alveolati, riempiti con il substrato inumidito, e si inserisce la base di ogni talea per circa un terzo della sua lunghezza, compattando leggermente il terriccio intorno. È importante che le foglie rimaste non tocchino il substrato.

Per favorire la radicazione, le talee necessitano di un ambiente con alta umidità e una temperatura costante, idealmente intorno ai 18-22°C. Per creare queste condizioni, i vasi possono essere coperti con un sacchetto di plastica trasparente (sostenuto da bastoncini per non toccare le foglie) o posti in una piccola serra da propagazione. Il substrato deve essere mantenuto costantemente umido, ma non fradicio. Con pazienza, nel giro di alcune settimane o mesi, le talee inizieranno a sviluppare le radici, un successo che può essere verificato da una leggera resistenza se si prova a tirare delicatamente la talea o dalla comparsa di nuova crescita apicale.

La propagazione per innesto

L’innesto è la tecnica di propagazione più utilizzata a livello professionale per i ciliegi ornamentali, poiché garantisce la trasmissione fedele delle caratteristiche della varietà desiderata e permette di utilizzare un portainnesto vigoroso e adatto a specifici tipi di terreno. Questa tecnica consiste nell’unire una porzione di ramo con gemme (la marza o l’innesto) della varietà scelta su una pianta ospite (il portainnesto), solitamente un ciliegio selvatico (Prunus avium) o un’altra varietà nota per la sua rusticità. L’obiettivo è far sì che i tessuti delle due piante si saldino insieme, creando un unico individuo.

Esistono diverse tecniche di innesto, ma per il ciliegio le più comuni sono l’innesto a gemma dormiente (o a scudetto), eseguito a fine estate, e l’innesto a spacco o a corona, realizzato a fine inverno. L’innesto a gemma dormiente prevede il prelievo di una singola gemma con una piccola porzione di corteccia dalla marza e il suo inserimento in un’incisione a forma di T praticata sulla corteccia del portainnesto. L’innesto a spacco, invece, si usa quando marza e portainnesto hanno diametri simili e consiste nell’inserire l’estremità appuntita della marza in un taglio verticale praticato sul portainnesto.

La buona riuscita di un innesto dipende da due fattori chiave: il perfetto contatto tra i tessuti cambiali della marza e del portainnesto e la rapidità dell’operazione. Il cambio è quello strato sottile di cellule attive, situato tra la corteccia e il legno, responsabile della crescita e della saldatura dei tessuti. È fondamentale che questi due strati combacino il più possibile per permettere il passaggio della linfa e la formazione del callo di cicatrizzazione. Inoltre, l’utilizzo di un coltello da innesto estremamente affilato e sterilizzato è imprescindibile per ottenere tagli netti e puliti, riducendo il rischio di infezioni.

Dopo aver eseguito l’innesto, il punto di giunzione deve essere immediatamente sigillato e legato per proteggerlo dalla disidratazione e dagli agenti patogeni e per mantenere una salda pressione tra le due parti. A questo scopo si utilizzano appositi nastri da innesto, raffia o mastici specifici. Se l’operazione ha avuto successo, nel giro di qualche settimana la gemma (nell’innesto a scudetto) inizierà a gonfiarsi o la marza (negli altri tipi di innesto) comincerà a germogliare, segno che la connessione vascolare si è stabilita. La propagazione per innesto richiede pratica e manualità, ma offre risultati eccellenti e duraturi.

Cure post-impianto per un attecchimento sicuro

Le prime settimane e i primi mesi dopo la messa a dimora sono un periodo critico per il giovane ciliegio giapponese, durante il quale richiede cure attente per superare lo stress da trapianto e garantire un solido attecchimento. La gestione dell’acqua è l’aspetto più importante in questa fase. È essenziale mantenere il terreno costantemente umido, ma non saturo d’acqua, per tutto il primo anno. Controllare regolarmente il suolo e irrigare in profondità ogni volta che i primi centimetri si asciugano, specialmente durante la primavera e l’estate, è una pratica indispensabile per sostenere lo sviluppo del nuovo apparato radicale.

L’installazione di un tutore è fortemente raccomandata, soprattutto per gli alberi più alti o piantati in zone esposte al vento. Il tutore fornisce stabilità, impedendo che il movimento del tronco causato dal vento possa danneggiare o rompere le nuove e delicate radici che si stanno formando. È importante fissare il tronco al tutore con legacci morbidi e non troppo stretti, per non strozzare la corteccia, e controllare periodicamente che non causino danni con la crescita del fusto. Il tutore va generalmente rimosso dopo uno o due anni, quando l’albero è sufficientemente stabile.

La pacciamatura gioca un ruolo ancora più cruciale per un albero appena piantato. Applicare uno strato di 5-7 centimetri di materiale organico (corteccia, cippato, paglia) sull’area della buca, tenendosi a distanza dal colletto, offre molteplici benefici. Aiuta a conservare l’umidità del suolo riducendo l’evaporazione, modera le escursioni termiche proteggendo le radici, e sopprime la crescita di erbe infestanti che competerebbero per acqua e nutrienti preziosi. Questa semplice operazione riduce significativamente lo stress sulla giovane pianta, favorendo un attecchimento più rapido e sicuro.

Durante il primo anno, è consigliabile evitare qualsiasi potatura, se non per rimuovere eventuali rami che si sono rotti o danneggiati durante il trasporto e la messa a dimora. La pianta ha bisogno di tutta la sua massa fogliare per compiere la fotosintesi e produrre l’energia necessaria a sviluppare un forte apparato radicale. Allo stesso modo, è meglio astenersi dal concimare durante la prima stagione, a meno che il terreno non sia eccezionalmente povero. Il terriccio ammendato utilizzato nella buca di impianto è solitamente sufficiente a fornire i nutrienti necessari per le fasi iniziali, e un eccesso di fertilizzanti potrebbe “bruciare” le giovani radici sensibili.

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