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Il fabbisogno idrico e l’irrigazione dell’aglio

Daria · 19.07.2025.

La gestione dell’acqua è un pilastro fondamentale nella coltivazione dell’aglio, un fattore che incide in modo determinante sulla resa, sulla qualità dei bulbi e sulla sanità della coltura. Sebbene l’aglio non sia una pianta eccessivamente esigente dal punto di vista idrico, la sua sensibilità sia agli stress da carenza che agli eccessi d’acqua richiede un’attenta programmazione dell’irrigazione. Comprendere il fabbisogno idrico della pianta nelle sue diverse fasi fenologiche, dal radicamento all’ingrossamento del bulbo fino alla maturazione, è la chiave per fornire la giusta quantità d’acqua al momento giusto. Un’irrigazione razionale e ben gestita permette non solo di ottimizzare la produzione, ma anche di conservare una risorsa preziosa come l’acqua e di prevenire l’insorgenza di gravi patologie radicali.

L’aglio possiede un apparato radicale relativamente superficiale e fascicolato, il che lo rende meno efficiente nell’esplorare gli strati profondi del suolo alla ricerca di umidità rispetto ad altre colture. Questa caratteristica lo rende particolarmente sensibile agli stress idrici, soprattutto nei primi 30-40 centimetri di terreno. È quindi essenziale mantenere un livello di umidità costante in questo strato durante le fasi di crescita attiva. Il fabbisogno idrico non è costante durante l’intero ciclo, ma varia significativamente in base allo stadio di sviluppo della pianta e alle condizioni climatiche, come temperatura, umidità relativa e ventosità.

Le fasi iniziali, successive alla piantagione, sono critiche per lo sviluppo dell’apparato radicale. In questo periodo, un’umidità adeguata e costante nel terreno è necessaria per stimolare la radicazione e garantire un buon attecchimento degli spicchi. Tuttavia, è fondamentale evitare i ristagni d’acqua, che possono portare a marciumi e asfissia radicale. Successivamente, durante la fase di sviluppo vegetativo, quando la pianta costruisce il suo apparato fogliare, il consumo di acqua aumenta progressivamente. Un apparato fogliare ben sviluppato è il “motore” della pianta, e una carenza d’acqua in questa fase può compromettere la sua capacità fotosintetica.

La fase di maggior criticità per il fabbisogno idrico coincide con l’inizio della bulbificazione, ovvero quando la pianta comincia a trasferire le sostanze nutritive dalle foglie per accumularle nel bulbo. Questo periodo, che generalmente si verifica dalla tarda primavera all’inizio dell’estate, richiede la massima disponibilità di acqua nel terreno. Stress idrici in questa fase possono arrestare o rallentare significativamente l’ingrossamento del bulbo, portando a una drastica riduzione della resa finale. È in questo momento che l’irrigazione gioca il suo ruolo più importante.

Infine, con l’avvicinarsi della maturazione, il fabbisogno idrico della pianta diminuisce drasticamente. Come già menzionato, è una pratica agronomica consolidata sospendere completamente l’irrigazione circa due o tre settimane prima della raccolta. Questa interruzione favorisce l’accumulo di sostanza secca nel bulbo e l’asciugatura delle tuniche esterne, processi indispensabili per garantire una buona conservabilità del prodotto. Continuare a irrigare fino alla raccolta aumenterebbe il rischio di marciumi e comprometterebbe la qualità del raccolto.

Metodi di irrigazione

La scelta del metodo di irrigazione più adatto per l’aglio dipende da vari fattori, tra cui la dimensione della coltivazione, la disponibilità di acqua, il tipo di terreno e le risorse economiche dell’azienda. Tra i metodi più comuni ed efficienti vi è l’irrigazione a goccia. Questo sistema prevede l’uso di manichette forate (ali gocciolanti) posizionate lungo le file delle piante, che distribuiscono l’acqua lentamente e direttamente nella zona radicale. L’irrigazione a goccia è estremamente efficiente, riduce al minimo le perdite per evaporazione e percolazione, e mantiene asciutta la vegetazione, limitando lo sviluppo di malattie fungine fogliari.

Un altro metodo utilizzato è l’irrigazione per aspersione, che simula la pioggia distribuendo l’acqua sopra la coltura tramite irrigatori. Questo sistema è più semplice da installare e gestire su grandi superfici, ma presenta alcuni svantaggi. È meno efficiente in termini di consumo idrico a causa delle maggiori perdite per evaporazione e deriva causata dal vento. Inoltre, bagnando l’intero apparato fogliare, può creare condizioni favorevoli allo sviluppo di patologie come la ruggine o la peronospora, soprattutto se effettuata nelle ore serali, lasciando la vegetazione umida per tutta la notte.

Per le piccole coltivazioni o gli orti familiari, l’irrigazione a scorrimento o per infiltrazione laterale da solchi può essere un’opzione. Questo metodo consiste nel far scorrere l’acqua in solchi scavati tra le file di aglio, da cui l’acqua si infiltra lateralmente per raggiungere le radici. Sebbene sia un metodo a basso costo che non richiede attrezzature complesse, è difficile da gestire in modo uniforme, può portare a un’eccessiva compattazione del terreno e a sprechi d’acqua significativi. Richiede terreni con una pendenza molto lieve e regolare per funzionare correttamente.

Indipendentemente dal metodo scelto, è fondamentale irrigare nelle ore più fresche della giornata, preferibilmente al mattino presto. L’irrigazione mattutina permette alle piante di assorbire l’acqua durante il giorno, quando la traspirazione è massima, e consente alla superficie del suolo e alla vegetazione di asciugarsi rapidamente, riducendo i rischi fitosanitari. L’irrigazione serale o notturna, come già accennato, dovrebbe essere evitata per non prolungare i periodi di bagnatura delle foglie. La gestione del “quando” irrigare è tanto importante quanto il “come”.

Riconoscere i segnali di stress idrico

Saper riconoscere i primi segnali di stress idrico è essenziale per intervenire con l’irrigazione prima che la pianta subisca danni irreversibili. Il sintomo più evidente di una carenza d’acqua è l’appassimento delle foglie. Inizialmente, questo può manifestarsi solo nelle ore più calde della giornata, con le piante che recuperano turgore durante la notte. Tuttavia, se lo stress persiste, l’appassimento diventa permanente e le foglie iniziano a perdere il loro colore verde brillante, assumendo una sfumatura più opaca o bluastra.

Un altro segnale precoce è l’arricciamento o l’incurvamento delle punte delle foglie. Le foglie più vecchie, quelle alla base della pianta, sono solitamente le prime a mostrare i sintomi, iniziando a ingiallire e a seccare prematuramente a partire dall’apice. Questo è un meccanismo di difesa della pianta, che sacrifica le foglie più vecchie per ridurre la superficie traspirante e conservare acqua per le parti più giovani e vitali. L’osservazione attenta di questi cambiamenti permette di agire tempestivamente.

Oltre all’osservazione visiva delle piante, è fondamentale monitorare l’umidità del terreno. Il metodo più semplice e diretto è quello tattile: prelevare una manciata di terra dalla zona radicale (a circa 10-15 cm di profondità) e comprimerla nel pugno. Se il terreno si sgretola facilmente e non mantiene la forma, è probabilmente troppo secco e necessita di un’irrigazione. Se invece forma un aggregato compatto da cui, alla pressione, esce qualche goccia d’acqua, il livello di umidità è ottimale. Se l’acqua cola abbondantemente, il terreno è saturo.

Per una gestione più precisa e scientifica, soprattutto in contesti professionali, si possono utilizzare strumenti specifici come i tensiometri. Questi strumenti, inseriti nel terreno a diverse profondità nella zona radicale, misurano la forza con cui l’acqua è trattenuta dalle particelle di suolo, fornendo un’indicazione numerica diretta del potenziale idrico del terreno e quindi della facilità con cui le radici possono assorbire l’acqua. L’uso di tensiometri consente di programmare le irrigazioni in modo molto più accurato, basandosi su dati oggettivi anziché su valutazioni soggettive.

Gli effetti dell’eccesso idrico

Tanto quanto la carenza, anche l’eccesso di acqua può essere estremamente dannoso per la coltivazione dell’aglio. Un terreno costantemente saturo d’acqua porta a una condizione di asfissia radicale. Le radici, immerse in un ambiente privo di ossigeno, non sono in grado di respirare correttamente, perdono la loro funzionalità e iniziano a marcire. Questo compromette la capacità della pianta di assorbire acqua e nutrienti, portando, paradossalmente, a sintomi di appassimento simili a quelli causati dalla siccità, accompagnati da un ingiallimento diffuso e un generale deperimento della pianta.

I ristagni idrici creano inoltre l’ambiente ideale per lo sviluppo di numerose e gravi malattie fungine e batteriche telluriche. Patogeni come Pythium, Phytophthora, Fusarium e Sclerotium cepivorum (agente del marciume bianco) prosperano in condizioni di elevata umidità del suolo. Una volta che queste malattie si insediano nella coltura, sono molto difficili da eradicare e possono causare la perdita totale del raccolto. La prevenzione, attraverso un buon drenaggio del terreno e una gestione oculata dell’irrigazione, è l’unica vera strategia di difesa.

Un eccesso di umidità nella fase di maturazione del bulbo può comprometterne seriamente la qualità e la conservabilità. I bulbi che si sviluppano in un terreno troppo umido tendono ad avere tuniche più fragili e acquose, che si rompono facilmente durante la raccolta. Questo li espone a infezioni secondarie da parte di batteri e muffe durante la fase di essiccazione e stoccaggio. Inoltre, un’irrigazione tardiva può stimolare una ripresa vegetativa o la radicazione prematura degli spicchi all’interno del bulbo, riducendone il valore commerciale e la durata di conservazione.

Per evitare i problemi legati all’eccesso idrico, è fondamentale partire da una corretta preparazione del terreno. Assicurare un ottimo drenaggio, soprattutto in suoli argillosi e compatti, è il primo passo. Questo può essere ottenuto attraverso lavorazioni profonde, l’aggiunta di ammendanti organici come compost o sabbia, e la coltivazione su aiuole rialzate (prode), che favoriscono lo sgrondo dell’acqua in eccesso. Durante il ciclo colturale, è essenziale calibrare i volumi e la frequenza delle irrigazioni in base al reale consumo della pianta e all’andamento climatico, evitando di irrigare se il terreno è già sufficientemente umido.

La gestione dell’irrigazione in relazione al suolo

Il tipo di suolo ha un’influenza profonda sulla gestione dell’irrigazione dell’aglio. I terreni sabbiosi hanno una bassa capacità di ritenzione idrica; l’acqua li attraversa rapidamente percolando negli strati più profondi. In questi suoli, le irrigazioni dovranno essere più frequenti ma con volumi minori, per mantenere l’umidità nella zona radicale senza sprechi. Il rischio di ristagno idrico è basso, ma quello di stress da siccità è molto alto, richiedendo un monitoraggio costante.

Al contrario, i terreni argillosi hanno un’elevata capacità di trattenere l’acqua, ma una bassa permeabilità. Una volta bagnati, rimangono umidi a lungo. In questi contesti, le irrigazioni dovranno essere meno frequenti ma con volumi maggiori, per assicurarsi che l’acqua penetri in profondità. È fondamentale attendere che lo strato superficiale si asciughi prima di irrigare nuovamente, per evitare il rischio di asfissia radicale e la compattazione del suolo. Il drenaggio è l’aspetto più critico da gestire in questo tipo di terreni.

I terreni di medio impasto, o franchi, rappresentano la condizione ideale, offrendo un buon equilibrio tra capacità di ritenzione idrica e drenaggio. Questi suoli sono i più facili da gestire dal punto di vista irriguo, in quanto perdonano più facilmente piccoli errori di valutazione. Mantengono l’umidità disponibile per le piante per un periodo di tempo ragionevole, pur consentendo all’acqua in eccesso di drenare via, riducendo i rischi legati sia alla siccità che ai ristagni.

Indipendentemente dal tipo di suolo, l’aggiunta di sostanza organica è sempre una pratica benefica. Il compost e il letame maturo migliorano la struttura di tutti i tipi di terreno. Nei suoli sabbiosi, aumentano la capacità di trattenere l’acqua e i nutrienti. Nei suoli argillosi, migliorano l’aggregazione delle particelle, aumentando la porosità e quindi il drenaggio e l’aerazione. Una buona gestione della fertilità organica del suolo semplifica notevolmente la gestione dell’irrigazione e rende la coltura più resiliente agli stress.

Photo: Matěj BaťhaCC BY-SA 2.5, via Wikimedia Commons

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