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Fabbisogno nutritivo e concimazione del cedro dell’Atlante

Linden · 30.04.2025.

Sebbene il cedro dell’Atlante sia un albero relativamente poco esigente e capace di prosperare anche in terreni non particolarmente ricchi, una corretta gestione della nutrizione è fondamentale per garantirgli una crescita ottimale, un colore brillante degli aghi e una maggiore resistenza alle malattie e agli stress ambientali. La concimazione non deve essere vista come un intervento di routine da effettuare indiscriminatamente, ma come un’azione mirata a integrare o correggere eventuali carenze del suolo, supportando la pianta nei momenti di maggior bisogno. Comprendere quali sono i nutrienti chiave per il suo sviluppo e sapere quando e come fornirli permette di coltivare esemplari sani e vigorosi, capaci di esprimere al meglio tutta la loro maestosa bellezza. Un approccio equilibrato alla fertilizzazione, che privilegi la salute del suolo, è sempre la strategia più efficace e sostenibile a lungo termine.

I tre macronutrienti principali per la vita di ogni pianta, cedro compreso, sono l’azoto (N), il fosforo (P) e il potassio (K). L’azoto è essenziale per la crescita vegetativa, ovvero per lo sviluppo di nuovi germogli e aghi, e contribuisce a dare alla chioma il suo colore intenso. Il fosforo gioca un ruolo chiave nello sviluppo dell’apparato radicale, nella fioritura e nella produzione di semi, oltre a essere fondamentale per i processi energetici della pianta. Il potassio, infine, è cruciale per la resistenza generale dell’albero: regola l’equilibrio idrico, aumenta la tolleranza al gelo e alla siccità e rafforza le difese contro malattie e parassiti.

Oltre a questi tre elementi principali, il cedro necessita anche di una serie di macronutrienti secondari, come il calcio (Ca), il magnesio (Mg) e lo zolfo (S), e di vari micronutrienti o oligoelementi, come ferro (Fe), manganese (Mn), zinco (Zn) e rame (Cu), sebbene in quantità molto minori. Il magnesio, ad esempio, è un componente centrale della clorofilla, mentre il ferro è indispensabile per la sua sintesi. Una carenza di ferro, tipica dei suoli molto calcarei, può causare la clorosi, che si manifesta con un ingiallimento degli aghi giovani mentre le nervature rimangono verdi.

La migliore fonte di nutrienti per un cedro è un terreno sano, fertile e ricco di sostanza organica. La sostanza organica, come il compost o il letame maturo, non solo apporta un’ampia gamma di macro e micronutrienti a lento rilascio, ma migliora anche la struttura del suolo, la sua capacità di trattenere l’acqua e l’attività dei microrganismi benefici. Questi microrganismi sono fondamentali perché aiutano a decomporre la materia organica e a rendere i nutrienti disponibili in una forma che le radici possono assorbire. Pertanto, la prima e più importante strategia di concimazione è prendersi cura della salute del suolo.

Identificare le carenze nutritive

Prima di procedere con qualsiasi concimazione, è importante imparare a riconoscere i segnali di una possibile carenza nutritiva. Un cedro ben nutrito presenta una crescita regolare, una chioma folta e aghi di un colore vivo e uniforme (specifico della varietà). Se l’albero mostra una crescita stentata, un diradamento della chioma o un’anomala colorazione degli aghi, potrebbe soffrire di una carenza. È importante notare che sintomi simili possono essere causati anche da altri problemi, come un’irrigazione scorretta, una compattazione del suolo o una malattia, quindi è necessaria un’analisi attenta della situazione.

L’ingiallimento degli aghi (clorosi) è uno dei sintomi più comuni. Se l’ingiallimento interessa principalmente gli aghi più vecchi, quelli nella parte interna della chioma, potrebbe indicare una carenza di azoto, un elemento mobile che la pianta sposta dalle foglie vecchie a quelle nuove. Se, al contrario, sono gli aghi più giovani, all’estremità dei rami, a ingiallire, potrebbe trattarsi di una carenza di elementi poco mobili come il ferro, lo zolfo o il manganese. La clorosi ferrica, come già menzionato, è comune in suoli con pH elevato e si manifesta tipicamente con aghi gialli e nervature verdi.

Una crescita debole e lenta, con germogli annuali molto corti, può essere un segnale di una carenza generale di nutrienti, in particolare di azoto e fosforo. Una colorazione violacea o bronzea degli aghi, soprattutto durante la stagione fredda, può talvolta essere legata a una carenza di fosforo, che è importante per il metabolismo energetico. Una scarsa resistenza al freddo o una maggiore suscettibilità a malattie e parassiti possono invece essere correlate a una carenza di potassio. Osservare attentamente la pianta è il primo passo per una diagnosi corretta.

Per avere una diagnosi certa e precisa, il metodo più affidabile è effettuare un’analisi del suolo. Inviare un campione di terra del proprio giardino a un laboratorio specializzato permette di conoscere non solo il pH e la tessitura, ma anche l’esatta dotazione di macro e micronutrienti. I risultati dell’analisi forniranno indicazioni specifiche su quali elementi sono carenti e in che misura, permettendo di pianificare una concimazione mirata ed efficace, senza sprecare prodotti e senza rischiare di creare squilibri dannosi nel terreno. Questo approccio professionale è particolarmente consigliato in caso di problemi persistenti o prima di un nuovo impianto.

Concimi organici e naturali

La concimazione organica è l’approccio più consigliato per la nutrizione a lungo termine del cedro dell’Atlante. I fertilizzanti organici, come il compost, il letame maturo, l’humus di lombrico o il guano, rilasciano i nutrienti lentamente nel tempo, man mano che vengono decomposti dai microrganismi del suolo. Questo previene il rischio di “bruciare” le radici con un eccesso di sali minerali e garantisce un nutrimento costante ed equilibrato. Inoltre, questi materiali migliorano la struttura fisica del terreno, aumentandone la sofficità, l’aerazione e la capacità di trattenere l’acqua.

Il compost maturo è forse il miglior ammendante e concime organico che si possa utilizzare. È un prodotto equilibrato che contiene un’ampia gamma di nutrienti e una ricca popolazione di microrganismi benefici. Può essere distribuito in autunno o in primavera in uno strato di 2-3 centimetri sulla superficie del terreno sotto la chioma dell’albero, incorporandolo leggermente nei primi centimetri con un rastrello. Agisce anche come un’ottima pacciamatura, contribuendo a mantenere l’umidità e a controllare le erbe infestanti. L’uso regolare di compost mantiene il suolo vivo e fertile.

Il letame, sia bovino che equino, è un altro eccellente fertilizzante organico, molto ricco di azoto e altri elementi. È di fondamentale importanza utilizzare esclusivamente letame ben maturo e compostato, poiché quello fresco è troppo forte e potrebbe danneggiare le radici, oltre a contenere semi di erbe infestanti e potenziali patogeni. Il letame maturo va distribuito in autunno alla base della pianta, con le stesse modalità del compost. Fornisce un nutrimento ricco e duraturo che supporterà la crescita della pianta nella primavera successiva.

Esistono anche altri prodotti organici specifici che possono essere utilizzati per correggere determinate carenze. La cornunghia è una fonte naturale di azoto e fosforo a lenta cessione, ideale per sostenere la crescita. La farina di ossa è ricca di fosforo e calcio, utile per promuovere lo sviluppo radicale. Il solfato di potassio di origine minerale (consentito in agricoltura biologica) può essere usato per integrare il potassio. L’uso di questi prodotti più specifici dovrebbe essere guidato dalle reali necessità della pianta, idealmente confermate da un’analisi del suolo.

Concimi chimici e minerali

I concimi chimici o di sintesi offrono il vantaggio di fornire nutrienti in una forma immediatamente disponibile per la pianta e con un titolo (la percentuale di nutrienti) preciso e garantito. Possono essere utili per correggere rapidamente carenze gravi o per dare un supporto specifico in determinate fasi di crescita. Tuttavia, il loro uso richiede maggiore cautela rispetto ai concimi organici. Un sovradosaggio può facilmente danneggiare le radici, inquinare le falde acquifere e, a lungo termine, peggiorare la struttura del suolo e ridurre la sua vitalità biologica.

Per il cedro dell’Atlante, la scelta migliore tra i concimi minerali sono i fertilizzanti granulari a lenta cessione specifici per conifere. Questi prodotti sono formulati per rilasciare i nutrienti gradualmente nell’arco di diversi mesi, mimando il processo di decomposizione della materia organica e riducendo il rischio di sovradosaggio. Solitamente hanno un rapporto NPK bilanciato o leggermente più ricco di azoto e potassio, e sono spesso arricchiti con magnesio e altri micronutrienti essenziali per le conifere. Vanno distribuiti in primavera, seguendo scrupolosamente le dosi indicate sulla confezione.

In caso di clorosi ferrica accertata, dovuta a un pH del suolo troppo elevato, i normali concimi non sono efficaci perché il ferro, anche se presente, rimane insolubile e non assimilabile dalla pianta. In questi casi, è necessario intervenire con prodotti a base di chelati di ferro. I chelati sono molecole organiche che “legano” l’atomo di ferro e lo mantengono in una forma disponibile per le radici anche in terreni alcalini. Vanno somministrati sciogliendoli nell’acqua di irrigazione, preferibilmente in primavera, per ottenere un rapido effetto rinverdente.

L’uso di fertilizzanti liquidi da diluire nell’acqua di irrigazione è generalmente sconsigliato per alberi in piena terra come il cedro, a meno che non si tratti di esemplari molto giovani in vaso o di interventi di emergenza per correggere carenze acute. I concimi liquidi hanno un’azione molto rapida ma poco duratura e un alto rischio di dilavamento. Per la nutrizione di base di un albero che deve crescere per decenni, è sempre preferibile un approccio basato su apporti lenti e costanti, che nutrano il suolo prima ancora della pianta.

Quando e come concimare

Il momento migliore per la concimazione del cedro dell’Atlante è la primavera, all’inizio della stagione di crescita. Un apporto di nutrienti in questo periodo, tra marzo e aprile, supporta l’emissione dei nuovi germogli e garantisce alla pianta l’energia necessaria per tutta la stagione vegetativa. Se si utilizza un concime a lenta cessione, una sola applicazione annuale in primavera è generalmente sufficiente. Se si preferisce la concimazione organica con compost o letame, questa può essere effettuata anche in tardo autunno, in modo che i nutrienti vengano resi disponibili gradualmente durante l’inverno e siano pronti per la ripresa primaverile.

È fondamentale evitare di concimare a fine estate o in autunno con prodotti ricchi di azoto. L’azoto stimola la crescita vegetativa e un’applicazione tardiva potrebbe indurre la pianta a produrre nuovi germogli teneri che non avrebbero il tempo di lignificare prima dell’inverno. Questi germogli sarebbero estremamente suscettibili ai danni da gelo, compromettendo la salute della pianta. La concimazione autunnale dovrebbe essere limitata all’apporto di sostanza organica o di prodotti a basso contenuto di azoto e più ricchi di fosforo e potassio, che favoriscono lo sviluppo radicale e la resistenza al freddo.

La modalità di distribuzione del concime è altrettanto importante. Il fertilizzante, sia organico che minerale, va distribuito uniformemente su tutta l’area coperta dalla proiezione della chioma, e anche leggermente oltre, poiché è lì che si trova la maggior parte delle radici assorbenti. Bisogna evitare di accumulare il prodotto vicino al tronco, dove potrebbe causare bruciature alla corteccia. Dopo aver distribuito un concime granulare, è buona norma incorporarlo leggermente nei primi centimetri di terreno con un rastrello e far seguire un’irrigazione per aiutare il prodotto a sciogliersi e a penetrare nel suolo.

Infine, è cruciale ricordare che gli alberi giovani e quelli maturi hanno esigenze diverse. Un giovane cedro nei primi anni dopo l’impianto beneficia di una concimazione leggera e regolare per sostenere la sua rapida crescita. Un albero maturo e ben consolidato, specialmente se cresce in un terreno di buona qualità, ha esigenze nutritive molto più basse e potrebbe non necessitare di alcuna concimazione per anni. Un’eccessiva fertilizzazione su un albero adulto può essere controproducente. La regola d’oro è osservare la pianta: se cresce bene e ha un bell’aspetto, probabilmente non ha bisogno di interventi.

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