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Esigenze nutritive e concimazione della paulownia

Daria · 02.09.2025.

Per sostenere la sua proverbiale e straordinaria velocità di crescita, la paulownia manifesta esigenze nutritive significative, specialmente durante le prime fasi del suo ciclo vitale. Una corretta strategia di concimazione è pertanto un pilastro fondamentale per massimizzare lo sviluppo della pianta, sia in altezza che in diametro del fusto, e per garantire la formazione di una chioma densa e di un apparato radicale robusto. Fornire i giusti nutrienti, nelle giuste quantità e al momento opportuno, non solo spinge la crescita ma migliora anche la resilienza generale dell’albero verso stress biotici e abiotici. Comprendere il ruolo dei macro e micronutrienti e sapere come e quando apportarli al terreno è la chiave per coltivare esemplari sani, vigorosi e produttivi.

La paulownia è una pianta considerata “azoto-fila”, il che significa che ha un fabbisogno particolarmente elevato di azoto (N), l’elemento primario responsabile della crescita vegetativa, ovvero lo sviluppo di foglie e fusti. Tuttavia, una nutrizione equilibrata è essenziale, e anche il fosforo (P) e il potassio (K) giocano ruoli critici. Il fosforo è fondamentale per lo sviluppo dell’apparato radicale, per la fioritura e per i processi energetici della pianta, mentre il potassio regola la traspirazione, migliora la resistenza alle malattie e al freddo, e partecipa alla sintesi delle proteine e dei carboidrati.

Le esigenze nutritive variano considerevolmente con l’età dell’albero. Durante il primo anno, l’obiettivo principale è promuovere un forte sviluppo radicale e una crescita iniziale vigorosa, quindi un apporto bilanciato di NPK è cruciale. Negli anni successivi, con l’aumento della biomassa, la richiesta di nutrienti, in particolare di azoto, cresce esponenzialmente per sostenere l’enorme produzione di foglie e legno. Un albero maturo, sebbene più autonomo, beneficia comunque di concimazioni di mantenimento per sostenere la fioritura e la salute generale.

Prima di avviare un piano di concimazione, sarebbe ideale effettuare un’analisi del terreno. Questo test fornisce informazioni preziose sulla dotazione naturale di nutrienti del suolo e sul suo pH. Conoscere questi parametri permette di elaborare un piano di fertilizzazione mirato, evitando sprechi di concime e potenziali danni alla pianta o all’ambiente causati da un eccesso di nutrienti. Ad esempio, se il terreno è già ricco di potassio, si potrà optare per un concime con un titolo più basso di questo elemento.

Il ruolo dei macronutrienti e micronutrienti

Per una crescita ottimale, la paulownia necessita di un’ampia gamma di elementi nutritivi, che vengono convenzionalmente suddivisi in macronutrienti e micronutrienti in base alle quantità richieste dalla pianta. I macronutrienti, richiesti in grandi quantità, sono l’azoto (N), il fosforo (P) e il potassio (K), spesso definiti elementi primari, a cui si aggiungono i secondari: calcio (Ca), magnesio (Mg) e zolfo (S). Sebbene richiesti in quantità minori, i micronutrienti come ferro (Fe), manganese (Mn), zinco (Zn), rame (Cu), boro (B) e molibdeno (Mo) sono altrettanto essenziali per il corretto funzionamento dei processi metabolici della pianta.

L’azoto è il motore della crescita della paulownia. È un componente fondamentale delle proteine, degli acidi nucleici (DNA) e della clorofilla, il pigmento responsabile della fotosintesi. Una carenza di azoto si manifesta chiaramente con una crescita stentata, fusti esili e un ingiallimento uniforme delle foglie più vecchie (quelle alla base), che tendono a cadere prematuramente. Al contrario, un eccesso di azoto può portare a una crescita eccessivamente rigogliosa ma debole, con tessuti acquosi e più suscettibili a malattie e danni da gelo.

Il fosforo è cruciale per le fasi iniziali di sviluppo, in particolare per la formazione di un apparato radicale forte ed esteso. È inoltre indispensabile per la fioritura, la produzione di semi e il trasferimento di energia all’interno della pianta (attraverso l’ATP). Una carenza di fosforo può causare una crescita ridotta, un ritardo nella maturazione e talvolta una colorazione anomala, violacea o bronzea, delle foglie più vecchie. È particolarmente importante che il fosforo sia disponibile nel terreno al momento dell’impianto.

Il potassio agisce come un regolatore per molteplici funzioni vitali. Contribuisce alla robustezza dei tessuti vegetali, migliora la resistenza della pianta agli stress idrici regolando l’apertura e la chiusura degli stomi, e la rende più forte contro le malattie fungine e le basse temperature. Una carenza di potassio si manifesta tipicamente con un ingiallimento e una successiva necrosi dei margini e delle punte delle foglie più vecchie. Il calcio, il magnesio e lo zolfo, insieme ai micronutrienti, partecipano a innumerevoli reazioni enzimatiche e alla formazione di strutture cellulari, e una loro carenza può portare a specifici sintomi di clorosi o deformazioni fogliari.

Piano di concimazione per i primi anni

I primi due o tre anni di vita della paulownia sono i più esigenti dal punto di vista nutrizionale, poiché la pianta deve costruire la sua struttura portante e sviluppare un vasto apparato fogliare. Un piano di concimazione ben strutturato in questa fase è un investimento per il futuro vigore dell’albero. Durante la preparazione della buca d’impianto, è un’ottima pratica incorporare nel terreno di riempimento del compost maturo o del letame ben decomposto. Questo ammendante organico non solo apporta nutrienti a lento rilascio ma migliora anche la struttura e la fertilità del suolo.

Dopo circa un mese dalla messa a dimora, quando la pianta ha superato lo stress da trapianto e mostra segni di nuova crescita, si può iniziare con le concimazioni vere e proprie. Durante la prima stagione vegetativa, si possono effettuare 2-3 interventi utilizzando un concime minerale bilanciato, come un 20-20-20 o un 15-15-15, oppure un concime organico. È fondamentale applicare dosi moderate per non danneggiare le giovani e delicate radici. Il fertilizzante va distribuito sulla superficie del terreno attorno alla pianta, nella zona di proiezione della chioma, e leggermente interrato, facendolo seguire da un’irrigazione.

Nel secondo e terzo anno, con l’aumento delle dimensioni della pianta, anche le dosi di concime andranno incrementate. La strategia migliore è frazionare l’apporto totale di fertilizzante in più applicazioni durante la stagione di crescita, da aprile a luglio/agosto. Ad esempio, si possono fare 3-4 applicazioni a distanza di 4-6 settimane l’una dall’altra. In questa fase, si può optare per un concime con un titolo di azoto leggermente più alto per spingere la crescita vegetativa, come un 20-10-10.

È cruciale sospendere le concimazioni, specialmente quelle azotate, verso la fine dell’estate, indicativamente da fine agosto in poi. Continuare a fertilizzare in autunno stimolerebbe una nuova crescita di tessuti teneri e non lignificati, che sarebbero estremamente vulnerabili ai danni da gelo durante l’inverno. La riduzione degli apporti nutritivi, insieme alla diminuzione delle irrigazioni, aiuta la pianta a entrare gradualmente nella fase di dormienza e a prepararsi a superare la stagione fredda.

Concimi organici e minerali a confronto

Nella fertilizzazione della paulownia, il coltivatore può scegliere tra concimi di origine organica e concimi di sintesi, detti minerali o chimici. Entrambe le tipologie presentano vantaggi e svantaggi, e spesso la scelta migliore risiede in un approccio integrato che sfrutta i benefici di entrambi. La decisione dipende dagli obiettivi della coltivazione, dalla filosofia del coltivatore, dal tipo di suolo e da considerazioni economiche.

I concimi organici, come il letame, il compost, l’humus di lombrico o il guano, derivano da materiali di origine biologica. Il loro principale vantaggio è il rilascio lento e graduale dei nutrienti, che diventano disponibili per la pianta man mano che la sostanza organica viene decomposta dai microrganismi del suolo. Questo riduce il rischio di sovradosaggio e di dilavamento dei nutrienti. Inoltre, i concimi organici migliorano la struttura fisica del terreno, aumentandone la capacità di ritenzione idrica, l’aerazione e la vitalità biologica.

I concimi minerali, d’altra parte, sono prodotti industrialmente e contengono nutrienti in forma prontamente assimilabile dalla pianta. Il loro principale vantaggio è la rapidità d’azione e la precisione con cui è possibile fornire specifici elementi nutritivi, dato che il loro titolo (la percentuale di N, P, K) è noto e garantito. Sono ideali per correggere rapidamente carenze nutrizionali evidenti o per dare un forte impulso alla crescita in momenti specifici. Tuttavia, un uso eccessivo o scorretto può portare a bruciature delle radici, a un inquinamento delle falde acquifere per dilavamento e a un progressivo impoverimento della sostanza organica del suolo.

Un approccio integrato è spesso la soluzione più sostenibile ed efficace. Si può utilizzare una base di concimazione organica, apportando compost o letame al momento dell’impianto e annualmente, per curare la fertilità a lungo termine del suolo. A questo si possono affiancare interventi mirati con concimi minerali durante i picchi di richiesta della pianta, ad esempio in primavera e inizio estate, per sostenere la crescita più intensa. Questa strategia combina i benefici di entrambe le tipologie, promuovendo al contempo la salute del suolo e della pianta.

Riconoscere e correggere le carenze nutritive

Saper riconoscere i sintomi di una carenza nutritiva è un’abilità preziosa che permette di intervenire tempestivamente prima che la salute e la crescita della paulownia vengano seriamente compromesse. Le carenze si manifestano spesso attraverso cambiamenti di colore o deformazioni delle foglie. Un’osservazione attenta e regolare della pianta è la prima linea di difesa. È importante notare dove compaiono i sintomi (foglie giovani o vecchie), poiché questo fornisce un indizio chiave sulla mobilità del nutriente carente all’interno della pianta.

Una carenza di azoto, il problema più comune, si manifesta con un ingiallimento diffuso (clorosi) che inizia dalle foglie più basse e vecchie e progredisce verso l’alto. La pianta appare debole e la crescita è visibilmente rallentata. La correzione è relativamente semplice e rapida, attraverso la somministrazione di un concime azotato. La carenza di fosforo, invece, può essere più subdola, causando una crescita stentata e talvolta una colorazione scura, quasi bluastra o violacea, delle foglie.

La carenza di potassio si riconosce tipicamente dall’ingiallimento e dalla successiva necrosi (tessuto secco e marrone) dei margini e delle punte delle foglie, a partire da quelle più vecchie. La carenza di magnesio, un altro elemento mobile, provoca una clorosi internervale (le nervature rimangono verdi mentre il tessuto tra di esse ingiallisce) sempre sulle foglie più vecchie, spesso con una caratteristica forma a “V” o a “lancia”. Al contrario, le carenze di micronutrienti come ferro, manganese o zinco, che sono immobili nella pianta, si manifestano con sintomi di clorosi sulle foglie più giovani e sui nuovi germogli.

Una volta identificato il sintomo, la correzione può avvenire tramite una concimazione al suolo con un prodotto specifico o, per un effetto più rapido, attraverso una concimazione fogliare. Quest’ultima tecnica consiste nello spruzzare una soluzione molto diluita del nutriente mancante direttamente sulle foglie, permettendo un assorbimento veloce. Tuttavia, la concimazione fogliare è un rimedio temporaneo e la causa della carenza, che potrebbe risiedere in un pH del suolo inadeguato che blocca l’assorbimento di certi elementi, deve essere indagata e corretta per una soluzione a lungo termine.

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