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Il fabbisogno di nutrienti e la concimazione del cachi asiatico

Daria · 19.07.2025.

Per ottenere un albero di cachi sano, vigoroso e produttivo, è indispensabile fornirgli un’alimentazione equilibrata e adeguata alle sue esigenze. Una corretta concimazione non solo stimola la crescita e la fruttificazione, ma aumenta anche la resistenza della pianta alle malattie, ai parassiti e agli stress ambientali. Comprendere quali sono i nutrienti chiave per il cachi, quando e come somministrarli, è fondamentale per evitare sia carenze che eccessi, entrambi dannosi per la salute della pianta. La fertilizzazione non è un’operazione da eseguire a caso, ma una pratica agronomica che richiede conoscenza e osservazione, per nutrire il proprio albero in modo mirato e sostenibile, garantendo frutti abbondanti e di eccellente qualità anno dopo anno.

Il fabbisogno nutritivo del cachi si concentra principalmente sui tre macroelementi fondamentali per la vita di ogni pianta: azoto (N), fosforo (P) e potassio (K). L’azoto è il motore della crescita vegetativa, essenziale per lo sviluppo di foglie, rami e germogli; un’adeguata disponibilità di azoto si traduce in una chioma rigogliosa e in una buona attività fotosintetica. Il fosforo gioca un ruolo cruciale nello sviluppo dell’apparato radicale, nella fioritura e nell’allegagione dei frutti, essendo un componente chiave per il trasferimento di energia all’interno della pianta.

Il potassio è forse l’elemento più importante per la qualità dei frutti del cachi. Questo macroelemento è direttamente coinvolto nella sintesi e nel trasporto degli zuccheri, influenzando quindi il sapore, la dolcezza e il colore dei frutti. Un buon apporto di potassio migliora anche la consistenza della polpa, la pezzatura e la conservabilità dei cachi dopo la raccolta. Inoltre, il potassio conferisce alla pianta una maggiore resistenza agli stress idrici, al freddo e alle malattie.

Oltre a questi tre elementi principali, il cachi necessita anche di mesoelementi come il calcio (Ca) e il magnesio (Mg), e di una serie di microelementi come ferro (Fe), manganese (Mn), zinco (Zn) e boro (B). Sebbene richiesti in quantità molto inferiori, i microelementi sono altrettanto essenziali per il corretto svolgimento di numerose funzioni metaboliche. Carenze di questi elementi possono causare gravi fisiopatie, come la clorosi ferrica (ingiallimento delle foglie) in terreni molto calcarei.

La base di una buona fertilizzazione parte sempre dal terreno. Prima di procedere con qualsiasi intervento, sarebbe ideale conoscere le caratteristiche del proprio suolo. Un’analisi del terreno, da effettuare ogni 3-5 anni, fornisce informazioni preziose sulla dotazione di nutrienti, sul pH e sulla tessitura, permettendo di elaborare un piano di concimazione personalizzato e di evitare sprechi e squilibri. Un suolo fertile e ricco di sostanza organica è già una buona base di partenza per la nutrizione del cachi.

La concimazione organica e di fondo

La fertilità a lungo termine del terreno si costruisce attraverso l’apporto di sostanza organica. La concimazione di fondo, da eseguire al momento dell’impianto, è un passo cruciale per garantire una buona partenza alla giovane pianta. Consiste nell’incorporare nella buca di impianto una generosa quantità di ammendante organico, come letame maturo, compost o stallatico pellettato. Questo non solo fornisce nutrienti a lento rilascio, ma migliora anche la struttura del terreno, aumentandone la sofficità, la capacità di ritenzione idrica e l’attività microbica.

Anche per le piante adulte, la concimazione organica annuale è una pratica altamente raccomandata. Alla fine dell’inverno, è consigliabile distribuire attorno alla proiezione della chioma dell’albero uno strato di compost o letame maturo, interrandolo leggermente con una zappettatura superficiale. Questo apporto costante di materia organica mantiene il terreno vivo e fertile, fornendo un flusso equilibrato di nutrienti durante tutta la stagione di crescita e riducendo la necessità di ricorrere massicciamente a fertilizzanti chimici.

I vantaggi della concimazione organica vanno oltre il semplice apporto di nutrienti. La sostanza organica agisce come un vero e proprio “cibo” per i microrganismi del suolo (batteri, funghi, lombrichi), la cui attività è fondamentale per rendere i nutrienti disponibili per le radici della pianta. Un suolo biologicamente attivo è un suolo sano, capace di supportare al meglio la crescita del cachi e di contrastare lo sviluppo di patogeni radicali.

Inoltre, l’uso di fertilizzanti organici riduce il rischio di inquinamento delle falde acquifere, un problema associato all’uso eccessivo di concimi minerali molto solubili. L’approccio organico promuove un sistema di coltivazione più sostenibile e in armonia con l’ambiente, che si traduce in una pianta più sana e in frutti dal sapore più autentico e genuino.

Il piano di concimazione annuale

Un piano di concimazione efficace per il cachi adulto si articola in diversi interventi distribuiti durante l’anno, per assecondare le esigenze della pianta nelle diverse fasi fenologiche. Il primo e più importante intervento si effettua alla fine dell’inverno o all’inizio della primavera, in concomitanza con la ripresa vegetativa. In questa fase si distribuisce il concime principale, che può essere organico (come visto sopra) o un concime minerale complesso NPK.

Per questo intervento primaverile, è consigliabile utilizzare un fertilizzante con un rapporto equilibrato tra gli elementi o con una leggera prevalenza di azoto e potassio. Ad esempio, un titolo come 12-6-18 (12% azoto, 6% fosforo, 18% potassio) può essere indicato per sostenere sia la nuova crescita vegetativa sia l’imminente fioritura e allegagione. Il concime va distribuito uniformemente sulla superficie del terreno sotto la chioma, evitando il contatto diretto con il tronco, e interrato leggermente.

Un secondo intervento può essere utile alla fine della primavera o all’inizio dell’estate, durante la fase di ingrossamento dei frutti. In questo periodo, la richiesta di potassio da parte della pianta aumenta considerevolmente. Un apporto supplementare di questo elemento, ad esempio utilizzando solfato di potassio, può migliorare significativamente la pezzatura, il contenuto zuccherino e il colore dei frutti. È importante, in questa fase, evitare eccessi di azoto, che potrebbero favorire la vegetazione a discapito dei frutti.

Dopo la raccolta, in autunno, è possibile effettuare una concimazione post-raccolta per aiutare la pianta a ripristinare le riserve nutritive spese durante la produzione e a prepararsi per l’inverno. In questa fase si possono utilizzare concimi a basso contenuto di azoto ma ricchi di fosforo e potassio, che favoriscono la maturazione del legno e lo sviluppo delle radici. Questo intervento contribuisce a migliorare la resistenza al freddo e a porre le basi per una buona produzione nell’anno successivo.

Riconoscere e curare le carenze nutrizionali

Un occhio attento può imparare a riconoscere i sintomi di una carenza nutrizionale osservando le foglie dell’albero. La carenza di azoto, ad esempio, si manifesta con una crescita stentata e foglie di colore verde pallido o giallastro, soprattutto quelle più vecchie alla base dei rami. In questo caso, un apporto di un concime azotato a pronta azione può risolvere rapidamente il problema.

La carenza di potassio si riconosce tipicamente da un ingiallimento o imbrunimento che parte dal margine delle foglie più vecchie e avanza verso il centro, mentre le nervature rimangono verdi. I frutti possono rimanere piccoli e poco saporiti. La somministrazione di solfato di potassio o altri concimi potassici può correggere questa deficienza.

La clorosi ferrica è una delle carenze di microelementi più comuni, specialmente in terreni calcarei dove il pH elevato rende il ferro insolubile e non disponibile per le radici. Si manifesta con un forte ingiallimento delle foglie più giovani (internervale), mentre le nervature restano marcatamente verdi. Per curare la clorosi ferrica, è necessario somministrare ferro in forma chelata, che rimane disponibile per la pianta anche a pH elevati. I chelati di ferro possono essere distribuiti al suolo o, per un effetto più rapido, somministrati tramite concimazione fogliare.

Anche la carenza di altri microelementi, come il boro o lo zinco, può causare problemi specifici, come malformazioni dei germogli o delle foglie. In caso di sintomi sospetti e difficili da interpretare, l’analisi fogliare, eseguita da un laboratorio specializzato, può fornire una diagnosi precisa e indicare gli interventi correttivi più appropriati. La prevenzione, attraverso una concimazione di base equilibrata e la cura della fertilità del suolo, rimane comunque la strategia migliore.

Concimazione fogliare e altre pratiche

La concimazione fogliare è una tecnica complementare che consiste nello spruzzare una soluzione di nutrienti direttamente sulla chioma della pianta. Questo metodo non sostituisce la concimazione al suolo, ma può essere molto utile per correggere rapidamente carenze di microelementi o per fornire un supporto nutrizionale in momenti di particolare stress per la pianta. L’assorbimento attraverso le foglie è molto rapido ed efficiente, rendendola una soluzione ideale per interventi di “pronto soccorso”.

I prodotti per la concimazione fogliare sono formulati specificamente per essere assorbiti dalle foglie e contengono spesso microelementi chelati, biostimolanti o amminoacidi. Questi possono essere utilizzati, ad esempio, per trattare la clorosi ferrica, per migliorare l’allegagione fornendo boro e zinco prima della fioritura, o per sostenere la pianta durante periodi di siccità o stress termico. È importante seguire attentamente le dosi indicate in etichetta e trattare nelle ore più fresche della giornata per evitare fitotossicità.

L’uso di biostimolanti, come estratti di alghe o acidi umici e fulvici, può essere un valido supporto alla nutrizione tradizionale. Questi prodotti non sono veri e propri fertilizzanti, ma agiscono sul metabolismo della pianta e sull’attività microbica del suolo, migliorando l’efficienza di assorbimento dei nutrienti, la resistenza agli stress e la qualità generale della produzione. Possono essere distribuiti sia al suolo che per via fogliare.

Infine, è fondamentale ricordare che la concimazione e l’irrigazione sono due pratiche strettamente interconnesse. L’acqua è il veicolo attraverso cui i nutrienti presenti nel suolo vengono assorbiti dalle radici. Una corretta gestione idrica è quindi indispensabile per rendere efficace qualsiasi intervento di concimazione. In un terreno troppo secco o troppo bagnato, anche il miglior fertilizzante risulterà inefficace o addirittura dannoso.

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