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La piantagione e la propagazione del cachi asiatico

Daria · 11.07.2025.

Mettere a dimora un albero di cachi asiatico è un investimento per il futuro, un gesto che promette raccolti generosi e bellezza ornamentale per decenni. Affinché questo investimento dia i suoi frutti, letteralmente, è essenziale seguire con scrupolo le corrette procedure di piantagione e comprendere le diverse tecniche di propagazione. Una partenza ben eseguita pone le fondamenta per una crescita sana e vigorosa, riducendo i problemi futuri e massimizzando il potenziale produttivo della pianta. Dalla scelta del luogo ideale alla preparazione meticolosa della buca, ogni dettaglio contribuisce al successo dell’impianto e al benessere a lungo termine del tuo nuovo albero. Questo percorso inizia molto prima di mettere la vanga nel terreno, con una pianificazione attenta e consapevole.

La prima decisione, e forse la più importante, riguarda la scelta del sito di impianto. Il cachi è un albero eliofilo, che ama il sole, e richiede una posizione in pieno sole per prosperare e fruttificare abbondantemente. Assicurati che il luogo prescelto riceva almeno 6-8 ore di luce solare diretta al giorno durante la stagione di crescita. Inoltre, è fondamentale che il sito sia ben protetto dai venti freddi e dominanti, che possono danneggiare la fioritura e i giovani rami. Considera anche lo spazio futuro: un cachi adulto può raggiungere dimensioni considerevoli, quindi lascia ampio spazio attorno alla pianta per permettere un corretto sviluppo della chioma e facilitare le operazioni di raccolta e potatura.

Una volta individuato il sito, l’attenzione si sposta sul terreno. Il cachi, pur adattandosi a diversi tipi di suolo, predilige terreni profondi, fertili e, soprattutto, con un ottimo drenaggio. Il ristagno idrico è il suo nemico numero uno, capace di provocare asfissia radicale e malattie letali. Prima di scavare la buca, esegui un semplice test di drenaggio: riempi una buca di circa 30×30 cm con acqua e osserva quanto tempo impiega a essere assorbita. Se l’acqua ristagna per più di qualche ora, è necessario migliorare il drenaggio, magari creando delle aiuole rialzate o incorporando sabbia e compost nel terreno.

La preparazione della buca di impianto è un’operazione da non sottovalutare. La buca dovrebbe essere significativamente più larga e profonda del pane di terra della pianta acquistata, idealmente almeno il doppio in larghezza e una volta e mezza in profondità. Questo permette di smuovere il terreno circostante, facilitando la penetrazione delle giovani radici. Sul fondo della buca, è buona norma creare uno strato drenante con ghiaia o argilla espansa e aggiungere una generosa quantità di concime organico ben maturo, come letame o compost, mescolandolo con la terra di scavo.

L’atto della piantagione richiede delicatezza e precisione. Rimuovi con cautela la pianta dal suo contenitore, cercando di non rompere il pane di terra, e ispeziona le radici. Se noti radici che crescono in cerchio sul fondo (spiralizzate), districale delicatamente con le mani o pratica dei tagli verticali per incoraggiarle a espandersi nel nuovo terreno. Posiziona la pianta al centro della buca, assicurandoti che il colletto (il punto di transizione tra il tronco e le radici) sia a livello o leggermente al di sopra del piano di campagna. Questa accortezza è fondamentale per prevenire marciumi al colletto.

Le fasi successive all’impianto

Una volta posizionata correttamente la pianta, puoi iniziare a riempire la buca con la terra di scavo precedentemente ammendata. Procedi gradualmente, compattando leggermente il terreno con le mani man mano che lo aggiungi, per eliminare eventuali sacche d’aria che potrebbero far seccare le radici. Evita di pressare eccessivamente il terreno con i piedi, specialmente se è umido, per non comprometterne la struttura. Quando la buca è quasi piena, crea una piccola conca di terra attorno alla base del tronco, una sorta di “catino” che aiuterà a trattenere l’acqua delle prime irrigazioni, dirigendola verso l’apparato radicale.

L’irrigazione post-impianto è un passaggio non negoziabile. Subito dopo aver terminato di riempire la buca, annaffia abbondantemente, fornendo almeno 10-15 litri d’acqua. Questa prima irrigazione è cruciale per assestare il terreno attorno alle radici, eliminare le ultime sacche d’aria e fornire l’umidità necessaria per superare lo stress da trapianto. Nelle settimane successive, mantieni il terreno costantemente umido, ma non zuppo, controllando l’umidità in profondità con un dito prima di ogni nuova annaffiatura. La frequenza dipenderà dal clima e dal tipo di terreno.

Per aiutare la giovane pianta a stabilirsi e a competere meno con le erbe infestanti, è altamente raccomandato l’uso della pacciamatura. Stendi uno strato di 5-10 cm di materiale organico (corteccia, paglia, cippato) attorno alla base dell’albero, lasciando liberi i primi centimetri attorno al tronco per evitare l’insorgere di marciumi. La pacciamatura non solo sopprime le malerbe e conserva l’umidità del suolo, ma protegge anche le radici superficiali dagli sbalzi di temperatura e, decomponendosi, arricchisce il terreno.

Infine, a seconda delle dimensioni e della forma della pianta, potrebbe essere necessario installare un tutore per fornire supporto durante il primo anno o due. Il tutore aiuta a mantenere l’albero dritto e lo protegge dai danni causati dal vento, permettendo all’apparato radicale di ancorarsi saldamente al terreno. Pianta il tutore prima di posizionare l’albero nella buca per non danneggiare le radici, e lega il tronco al supporto con legacci morbidi e non abrasivi, formando un “otto” per evitare strozzature. Controlla periodicamente i legacci per assicurarti che non stringano troppo man mano che il tronco si ingrossa.

La propagazione per innesto

La tecnica di propagazione più comune e affidabile per il cachi asiatico a livello professionale e amatoriale è l’innesto. Questa pratica permette di unire due individui vegetali diversi: un portainnesto, che fornirà l’apparato radicale e determinerà alcune caratteristiche come la vigoria e l’adattabilità al suolo, e un nesto (o marza), che rappresenta la varietà scelta e che svilupperà la chioma e produrrà i frutti desiderati. L’innesto garantisce la trasmissione fedele delle caratteristiche genetiche della varietà madre, cosa che non avviene con la semina.

La scelta del portainnesto è un fattore chiave per il successo della coltivazione. Il portainnesto più utilizzato per il cachi è il franco, ovvero un semenzale di Diospyros lotus (loto selvatico) o, più comunemente, di Diospyros kaki stesso. Il D. lotus è apprezzato per la sua vigoria e la sua buona resistenza alla siccità e ai terreni calcarei, ma può presentare problemi di disaffinità con alcune cultivar. Il franco di D. kaki offre una perfetta affinità e induce una buona pezzatura dei frutti, ma è generalmente più sensibile al freddo e ai ristagni idrici.

Esistono diverse tecniche di innesto che possono essere applicate al cachi, ma le più efficaci sono l’innesto a spacco e l’innesto a corona, eseguiti in primavera al momento della ripresa vegetativa. L’innesto a spacco si pratica su portainnesti di piccolo diametro, mentre quello a corona è ideale per reinnestare piante adulte o su portainnesti di diametro maggiore. In entrambi i casi, è fondamentale che le zone cambiali (i tessuti responsabili della crescita) del nesto e del portainnesto siano a stretto contatto per consentire la saldatura dei tessuti e il passaggio della linfa.

La preparazione delle marze è altrettanto importante. Queste devono essere prelevate durante il riposo invernale da rami sani e vigorosi della pianta madre, e conservate in un luogo fresco e umido (ad esempio in frigorifero, avvolte in un panno umido) fino al momento dell’innesto. Dopo aver eseguito l’innesto, è cruciale proteggere il punto di unione con apposito mastice per innesti e legare saldamente le due parti con rafia o nastro specifico. Questa protezione previene la disidratazione dei tessuti e l’ingresso di agenti patogeni, favorendo un attecchimento rapido e sicuro.

La propagazione da seme

La propagazione del cachi da seme è un metodo affascinante e relativamente semplice, ma è importante essere consapevoli delle sue implicazioni. Le piante nate da seme, note come “franchi”, non riproducono fedelmente le caratteristiche della pianta madre. A causa della ricombinazione genetica, i frutti ottenuti potrebbero essere molto diversi per dimensione, sapore e astringenza, e spesso di qualità inferiore. Pertanto, la semina è utilizzata principalmente per ottenere nuovi portainnesti su cui innestare le varietà desiderate, o per scopi di ricerca e selezione di nuove cultivar.

Per procedere con la semina, i semi devono essere estratti da frutti ben maturi. Una volta puliti dalla polpa, è necessario sottoporli a un processo chiamato stratificazione a freddo. Questo trattamento simula le condizioni invernali e è essenziale per interrompere la dormienza del seme e favorire la germinazione. I semi possono essere mescolati con un substrato umido come torba o sabbia e conservati in un sacchetto di plastica in frigorifero (a circa 4°C) per un periodo di 60-90 giorni.

Dopo il periodo di stratificazione, i semi sono pronti per essere seminati in primavera. Utilizza un terriccio leggero e ben drenante, specifico per semina, e pianta i semi a una profondità di circa 2-3 centimetri. Mantieni il substrato costantemente umido, ma non fradicio, e posiziona i contenitori in un luogo caldo e luminoso. La germinazione avviene solitamente nel giro di qualche settimana, ma può richiedere anche più tempo a seconda delle condizioni.

Una volta che le piantine hanno sviluppato alcune foglie vere e sono abbastanza robuste da essere maneggiate, possono essere trapiantate in vasi individuali più grandi. Continua a curarle fornendo luce, acqua e nutrienti adeguati. Le giovani piante cresceranno per tutta la stagione e potranno essere utilizzate come portainnesti l’anno successivo o quello dopo ancora, quando il loro tronco avrà raggiunto un diametro sufficiente per l’innesto. Ricorda che una pianta nata da seme impiegherà molti più anni per entrare in produzione rispetto a una pianta innestata.

Altre tecniche di propagazione

Sebbene l’innesto sia la tecnica principe, esistono altri metodi di propagazione per il cachi, sebbene siano meno comuni e con tassi di successo variabili. La talea, ad esempio, è una tecnica difficile da applicare con successo al cachi. Le talee legnose, prelevate in inverno, e quelle semilegnose, prelevate in estate, hanno una scarsa capacità di radicazione. L’uso di ormoni radicanti e di un ambiente controllato con riscaldamento basale può aumentare le probabilità di successo, ma rimane una pratica complessa riservata a vivaisti esperti.

Un’altra opzione è la propagazione tramite polloni radicali. Alcune varietà di cachi, specialmente se coltivate su portainnesto di Diospyros lotus, tendono a emettere polloni dalla base della pianta o dalle radici. Questi polloni possono essere separati con cura dalla pianta madre, assicurandosi di prelevare una porzione dell’apparato radicale, e trapiantati per creare una nuova pianta. Tuttavia, è fondamentale essere certi che il pollone provenga dalla varietà desiderata e non dal portainnesto, altrimenti si otterrà una pianta selvatica.

La micropropagazione, o coltura in vitro, è una tecnica di laboratorio avanzata che permette di produrre un numero elevatissimo di piante identiche a partire da piccole porzioni di tessuto vegetale (espianti). Questo metodo è utilizzato a livello commerciale per la produzione di piante certificate esenti da virus e per la rapida moltiplicazione di nuove varietà. Sebbene non sia una tecnica accessibile al giardiniere amatoriale, è importante conoscerne l’esistenza in quanto rappresenta il futuro della propagazione vegetale su larga scala.

In conclusione, per il coltivatore appassionato, la scelta si riduce essenzialmente all’acquisto di una pianta già innestata da un vivaio affidabile o al cimentarsi nell’affascinante pratica dell’innesto su portainnesti auto-prodotti da seme. Entrambe le strade portano alla soddisfazione di coltivare questo meraviglioso albero da frutto. La chiave del successo risiede nella cura dei dettagli, dalla preparazione del terreno alla protezione delle giovani piante, garantendo così una base solida per una crescita sana e produttiva.

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