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Lo svernamento della hamvaska

Linden · 26.03.2025.

La Jacobaea maritima, con il suo fogliame argenteo, è una pianta perenne che può aggiungere un tocco di luce al giardino anche durante i mesi più freddi. Tuttavia, la sua resistenza al gelo ha dei limiti ben precisi. Originaria delle miti coste mediterranee, non è adatta a sopravvivere a inverni lunghi e rigidi senza adeguate protezioni. Comprendere come gestire la pianta durante la stagione fredda è quindi cruciale per poterla conservare da un anno all’altro, specialmente nelle regioni del nord Italia o in zone appenniniche. Un corretto svernamento permette non solo di salvare la pianta, ma anche di garantirle una vigorosa ripresa vegetativa con l’arrivo della primavera, regalandoci la sua bellezza per più stagioni.

La rusticità della Jacobaea maritima è un fattore chiave da considerare. Generalmente, questa pianta è in grado di tollerare temperature minime fino a -5°C, e per brevi periodi anche fino a -10°C, a condizione che il terreno sia perfettamente drenato. Un terreno umido o fradicio in combinazione con il gelo è letale, poiché l’acqua congelando danneggia irrimediabilmente le radici e il colletto della pianta. Pertanto, nelle regioni con clima mite, come le zone costiere e il sud Italia, la hamvaska può essere lasciata all’aperto in piena terra senza particolari problemi, continuando a essere un elemento decorativo per tutto l’inverno.

Nelle aree con inverni moderatamente freddi, dove le temperature scendono regolarmente sotto lo zero ma non raggiungono estremi polari, è possibile tentare di far svernare le piante all’esterno adottando alcune precauzioni. La più importante è la pacciamatura. Verso la fine dell’autunno, dopo aver pulito la base della pianta dalle foglie secche, si può distribuire uno strato abbondante (10-15 cm) di materiale isolante come paglia, foglie secche, corteccia o tessuto non tessuto attorno al colletto. Questa copertura protegge le radici superficiali e la base della pianta dalle gelate più intense.

È fondamentale che la pacciamatura sia applicata su un terreno non eccessivamente umido e che venga rimossa gradualmente all’inizio della primavera, non appena il rischio di gelate intense è passato. Lasciare la pacciamatura troppo a lungo potrebbe soffocare la pianta e creare un ambiente troppo umido favorevole ai marciumi con l’aumento delle temperature. Anche la posizione gioca un ruolo: una pianta collocata in un’aiuola rialzata o a ridosso di un muro esposto a sud avrà maggiori probabilità di sopravvivere rispetto a una in campo aperto e in una zona soggetta a ristagni d’aria fredda.

Nelle regioni con inverni rigidi, dove le temperature scendono costantemente e abbondantemente sotto i -5°C, la coltivazione della Jacobaea maritima in piena terra come perenne è molto difficile, se non impossibile. In questi contesti, la pianta viene spesso trattata come una specie annuale, da sostituire ogni primavera. Tuttavia, per chi non vuole rinunciare a conservare i propri esemplari, l’unica soluzione praticabile è la coltivazione in vaso, che permette di spostare le piante in un luogo protetto durante l’inverno.

Il ricovero invernale delle piante in vaso

La coltivazione in vaso offre il grande vantaggio di poter spostare la Jacobaea maritima in un riparo adeguato prima dell’arrivo delle prime gelate intense. Il luogo ideale per lo svernamento è un ambiente fresco ma luminoso, non riscaldato, dove le temperature si mantengano costantemente sopra lo zero, idealmente tra i 5°C e i 10°C. Vani scala luminosi, verande non riscaldate, garage con finestre o serre fredde sono tutte opzioni valide. Un ambiente troppo caldo e secco, come l’interno di un appartamento riscaldato, è da evitare, poiché potrebbe stimolare una crescita debole e filata e favorire attacchi di parassiti come il ragnetto rosso.

Prima di ricoverare le piante, è buona norma eseguire una leggera pulizia. Si rimuovono le foglie secche o danneggiate e si ispeziona attentamente la pianta per escludere la presenza di parassiti, per evitare di portarseli all’interno. Una leggera potatura per dare una forma più compatta alla pianta può essere utile per ridurre l’ingombro. È un’operazione da fare con moderazione, eliminando solo gli steli eccessivamente lunghi o disordinati.

Durante il periodo di ricovero invernale, la pianta entra in una fase di dormienza e le sue esigenze idriche e nutritive si riducono al minimo. Le annaffiature devono essere molto sporadiche, giusto il necessario per non far seccare completamente il pane di terra. Indicativamente, a seconda dell’umidità e della temperatura dell’ambiente, può essere sufficiente una leggera irrigazione una volta al mese. Le concimazioni devono essere completamente sospese fino alla ripresa vegetativa in primavera.

All’inizio della primavera, quando le temperature esterne iniziano a salire stabilmente sopra lo zero e il rischio di gelate tardive è diminuito, si può iniziare a preparare la pianta per il ritorno all’aperto. È fondamentale un processo di acclimatazione graduale. La pianta va spostata all’esterno per poche ore al giorno in una posizione ombreggiata, aumentando progressivamente la durata dell’esposizione e il livello di luce solare diretta nell’arco di una o due settimane. Questo processo previene scottature sulle foglie e stress da shock termico.

Cure autunnali per preparare la pianta

La preparazione allo svernamento, sia per le piante che rimangono all’aperto sia per quelle da ricoverare, inizia già in autunno. Da fine agosto in poi, è importante sospendere ogni tipo di concimazione azotata. L’azoto stimola la crescita di nuovi tessuti teneri e acquosi, che sarebbero i primi a essere danneggiati dal gelo. L’obiettivo in autunno è invece quello di favorire la lignificazione dei tessuti esistenti per renderli più resistenti al freddo. Una concimazione a base di potassio a fine estate può aiutare in questo processo.

In autunno è anche il momento di ridurre gradualmente la frequenza delle irrigazioni. Un terreno che si avvia all’inverno con un grado di umidità moderato è meno soggetto ai danni da gelo rispetto a un terreno saturo d’acqua. Bisogna lasciare che la natura faccia il suo corso, intervenendo con l’acqua solo in caso di autunni eccezionalmente secchi. Questo aiuta la pianta a rallentare la sua attività metabolica e a entrare gradualmente nella fase di riposo.

Una pulizia della base della pianta è un’altra operazione autunnale importante. Rimuovere le foglie morte e i detriti vegetali accumulati attorno al colletto riduce i luoghi in cui parassiti e spore fungine possono trascorrere l’inverno. Inoltre, migliora la circolazione dell’aria alla base della pianta, diminuendo il rischio di marciumi che possono essere favoriti dall’umidità autunnale e invernale.

Per le piante in piena terra che si tenterà di far svernare all’aperto, una leggera potatura di contenimento può essere utile prima di applicare la pacciamatura. Si accorciano gli steli troppo lunghi e disordinati per dare una forma più compatta e robusta al cespuglio, rendendolo meno suscettibile ai danni causati dal peso della neve o dal vento invernale. Questa potatura non deve essere drastica, ma mirata a rendere la pianta più solida in vista della stagione avversa.

Alternative allo svernamento: la propagazione

Per chi vive in climi molto freddi dove lo svernamento degli esemplari adulti è complicato o poco pratico, un’ottima alternativa è la propagazione. Invece di tentare di salvare l’intera pianta, alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno si possono prelevare delle talee dalla pianta madre. Queste talee possono essere fatte radicare e coltivate in piccoli vasi durante l’inverno, tenendole in un luogo luminoso e protetto come un davanzale di una finestra. Questo metodo richiede molto meno spazio rispetto al ricovero di vasi grandi e permette di avere a disposizione piante nuove e vigorose da mettere a dimora la primavera successiva.

Le talee prelevate a fine stagione radicano abbastanza facilmente. Si scelgono getti sani e non fioriferi, lunghi circa 10 cm, si rimuovono le foglie basali e si mettono a radicare in un substrato leggero e drenante. Mantenendo il substrato leggermente umido e le talee in un ambiente luminoso, le radici si formeranno nel giro di qualche settimana. Una volta radicate, le giovani piantine possono essere trattate come piccole piante da interno durante l’inverno.

Questo approccio permette di superare il problema della rusticità della pianta. Invece di esporre al rischio del gelo un esemplare adulto a cui si è affezionati, si “salva” il suo patrimonio genetico attraverso le talee. La primavera successiva, si avranno a disposizione numerose nuove piante, pronte a crescere rapidamente e a riempire le aiuole con il loro fogliame argenteo. Questo metodo è anche economicamente vantaggioso, poiché evita di dover riacquistare le piante ogni anno.

La propagazione autunnale può essere considerata una sorta di polizza assicurativa. Anche se si decide di tentare lo svernamento della pianta madre all’aperto con le dovute protezioni, avere qualche talea al sicuro all’interno garantisce di non perdere la pianta nel caso in cui l’inverno si riveli più rigido del previsto. È una strategia che combina la speranza di conservare la pianta adulta con la sicurezza di avere delle giovani sostitute pronte per la nuova stagione.

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