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La potatura e il taglio della menta piperita

Linden · 24.08.2025.

La potatura della menta piperita è molto più di una semplice operazione di raccolta; è una pratica colturale fondamentale, un dialogo continuo con la pianta che ne modella la forma, ne stimola la crescita e ne massimizza la produttività e la qualità aromatica. A differenza di molte altre piante dove la potatura è un evento sporadico, per la menta il taglio regolare è una necessità vitale che la mantiene giovane, folta e in salute. Comprendere le tecniche, i tempi e gli obiettivi dei diversi tipi di potatura ci permette di trasformare un semplice cespuglio in una fonte inesauribile di foglie fresche e profumate, gestendone al contempo l’esuberanza e prolungandone il ciclo vitale. Padroneggiare l’arte della potatura significa avere il pieno controllo sulla nostra coltivazione.

Il principio fondamentale che sta alla base della potatura della menta è la sua risposta al taglio. Quando si cima un apice vegetativo, si rimuove la gemma apicale dominante, che produce ormoni che inibiscono la crescita delle gemme laterali sottostanti. Eliminando questa dominanza, si stimolano le gemme ascellari, situate all’inserzione delle foglie, a svilupparsi, producendo due nuovi rami. Questo semplice atto trasforma una crescita verticale in una crescita laterale, portando a una pianta più cespugliosa, densa e con un numero molto maggiore di apici fogliari da raccogliere.

Questa pratica, spesso definita “cimatura” o “pinzatura”, dovrebbe iniziare presto nella vita della pianta, quando ha raggiunto un’altezza di circa 15-20 centimetri. Un intervento precoce imposta fin da subito una struttura ramificata e compatta, prevenendo la formazione di steli lunghi e spogli che tendono a piegarsi. La potatura regolare non è quindi solo una tecnica di raccolta, ma la principale strategia per dare forma alla pianta e mantenerla esteticamente gradevole e produttiva.

Oltre a stimolare la ramificazione, i tagli costanti hanno un altro effetto benefico: ritardano o impediscono la fioritura. Quando la menta entra in fase di fioritura, le sue energie vengono dirottate dalla produzione di foglie alla produzione di fiori e semi. Questo non solo rallenta la crescita vegetativa, ma modifica anche la composizione chimica delle foglie, che spesso diventano più amare e perdono parte della loro intensità aromatica. Rimuovendo regolarmente gli apici, si mantiene la pianta in uno stato costantemente “giovanile” e vegetativo, garantendo una produzione continua di foglie di alta qualità per tutta la stagione.

La cimatura per una crescita cespugliosa

La cimatura è la tecnica di potatura più frequente e importante per la gestione quotidiana della menta piperita. Consiste nel tagliare la parte terminale di ogni stelo, prelevando l’apice e le prime due o quattro foglie sottostanti. Il taglio va effettuato con le dita (se lo stelo è molto tenero) o con delle forbici pulite e affilate, appena sopra una coppia di foglie. Da quel punto, come spiegato, la pianta emetterà due nuovi getti, raddoppiando di fatto il numero di rami in quella sezione.

Questa operazione va ripetuta regolarmente durante tutta la stagione di crescita, ogni volta che uno stelo sviluppa 4-5 coppie di foglie. Invece di raccogliere solo le foglie singole, è molto più vantaggioso per la pianta prelevare l’intero rametto apicale. In questo modo, ad ogni raccolta, stiamo contemporaneamente potando la pianta e stimolandone una crescita più folta. Questo approccio trasforma la raccolta da un atto di prelievo a un atto di cura che migliora la salute e la forma della pianta.

È importante applicare questa tecnica a tutti gli steli della pianta, non solo a quelli più alti. Cimando regolarmente anche i rami laterali e quelli più bassi, si incoraggia uno sviluppo uniforme e si evita che la pianta si svuoti alla base, mantenendo un aspetto denso e compatto da ogni lato. Una pianta di menta ben cimata assomiglia a un cuscino verde e rigoglioso, piuttosto che a un insieme disordinato di steli allungati.

Questa pratica costante non solo migliora l’aspetto e la produttività, ma anche la salute generale della pianta. Una chioma più folta ma ben ramificata, se correttamente distanziata da altre piante, permette comunque una buona circolazione dell’aria, ma la continua produzione di nuova vegetazione giovane e sana la rende meno suscettibile all’attacco di alcuni parassiti che prediligono i tessuti più vecchi. La cimatura regolare è il segreto per avere una menta sempre al suo meglio.

Il taglio per la raccolta e la conservazione

Quando si necessita di una quantità maggiore di menta, ad esempio per preparare sciroppi, tè freddo o per l’essiccazione, si può procedere con una raccolta più abbondante, che assume le caratteristiche di una vera e propria potatura di produzione. Invece di limitarsi a cimare gli apici, si possono tagliare interi steli fino a circa un terzo o metà della loro lunghezza. Anche in questo caso, è fondamentale effettuare il taglio sempre sopra un nodo (una coppia di foglie), per permettere alla pianta di ricrescere rapidamente.

Il momento migliore per effettuare questo tipo di raccolta, al fine di massimizzare il contenuto di oli essenziali, è la mattina, dopo che la rugiada si è asciugata ma prima che il sole diventi troppo forte. In questa fase della giornata, le foglie sono turgide e il loro aroma è al culmine. Idealmente, si dovrebbe raccogliere la menta poco prima che la pianta inizi a fiorire, poiché questo è il momento in cui la concentrazione di oli essenziali raggiunge il suo picco massimo.

Durante la stagione di crescita, è possibile effettuare 2-3 raccolti principali di questo tipo. Dopo ogni taglio drastico, la pianta avrà bisogno di un po’ di tempo per riprendersi e produrre nuova vegetazione. È utile sostenere questa fase di ripresa con una leggera concimazione, preferibilmente liquida per un effetto più rapido, e mantenendo il terreno costantemente umido. In poche settimane, la menta produrrà una nuova ondata di fogliame fresco, pronto per una nuova raccolta.

Questa tecnica di taglio drastico è anche un ottimo modo per gestire l’altezza e l’espansione della pianta, specialmente in piena terra. Tagliando regolarmente gli steli, si impedisce alla pianta di diventare troppo alta e legnosa e si controlla la sua tendenza a diffondersi. È una pratica che coniuga perfettamente le esigenze del coltivatore con il benessere e il controllo della pianta stessa, garantendo un ciclo continuo di produzione e rigenerazione.

La potatura di fine stagione e di ringiovanimento

Verso la fine della stagione vegetativa, in autunno, è consigliabile effettuare una potatura più severa per preparare la pianta al riposo invernale. Dopo le prime leggere gelate, quando la crescita si è arrestata e gli steli iniziano a deperire, si possono tagliare tutte le parti aeree fino a pochi centimetri dal suolo (circa 5-7 cm). Questo “taglio a raso” serve a pulire la pianta, rimuovendo il fogliame vecchio che potrebbe altrimenti marcire e diventare un veicolo per malattie e parassiti durante l’inverno.

Questa potatura autunnale stimola la pianta a immagazzinare tutte le sue energie residue nell’apparato radicale, preparandolo a superare il freddo invernale. Inoltre, favorisce una ripresa vegetativa più forte e sana in primavera. I nuovi getti che spunteranno dal terreno saranno più numerosi e vigorosi, partendo da una base pulita e rinvigorita. Dopo il taglio, come già discusso nell’articolo sullo svernamento, è un’ottima pratica applicare uno strato di pacciamatura per proteggere le radici.

Oltre alla potatura annuale, ogni 2-3 anni può essere necessario un intervento di ringiovanimento più radicale, specialmente per le piante coltivate in piena terra che tendono a diventare invasive e a svuotarsi al centro. Questo intervento consiste nella divisione del cespo. Si estrae una porzione della zolla dal terreno e si separano le parti più giovani e vitali, solitamente quelle esterne, scartando il centro più vecchio e legnoso.

Queste nuove porzioni possono essere ripiantate nello stesso posto, dopo aver arricchito il terreno con del compost, o utilizzate per creare nuove coltivazioni in altre aree del giardino o in vaso. Questa operazione, che è una forma estrema di potatura, non solo permette di propagare la menta, ma garantisce anche che la coltivazione rimanga sempre giovane, produttiva e sana, interrompendo il naturale processo di invecchiamento del cespo. Il momento migliore per farlo è la primavera o l’autunno.

Gestione dei fiori e degli stoloni

Un aspetto importante della potatura della menta piperita riguarda la gestione della sua tendenza a fiorire e a produrre stoloni. La fioritura, come accennato, è un processo naturale che avviene in estate, ma che va a scapito della qualità delle foglie. Per mantenere la pianta in fase vegetativa e massimizzare la produzione di fogliame aromatico, è fondamentale rimuovere i boccioli fiorali non appena compaiono. Questa operazione si effettua semplicemente cimando le spighe fiorali prima che si aprano.

Se si desidera lasciare qualche fiore per attirare gli insetti impollinatori, come api e farfalle, si può dedicare una piccola sezione della coltivazione a questo scopo, continuando a cimare regolarmente il resto delle piante per la raccolta. Tuttavia, bisogna essere consapevoli che permettere alla menta di andare a seme può portare all’autosemina, con la nascita di nuove piantine che potrebbero non avere le stesse caratteristiche della pianta madre, data la natura ibrida della menta piperita.

La gestione degli stoloni, le radici striscianti che permettono alla menta di espandersi, è un’altra forma di potatura, in questo caso radicale. Se la menta è coltivata in un’aiuola senza barriere di contenimento, è necessario controllare periodicamente i suoi confini. Con una paletta o una vanga, si possono tagliare e rimuovere gli stoloni che si stanno avventurando al di fuori dell’area designata. Questi stoloni possono essere scartati o utilizzati per propagare la pianta, in quanto radicano con estrema facilità.

Per le piante in vaso, questo problema è meno sentito, ma con il tempo le radici possono diventare così fitte da riempire completamente il contenitore (una condizione nota come “root-bound”). In questo caso, al momento del rinvaso, si può effettuare una potatura delle radici, tagliando via la parte esterna e più aggrovigliata dell’apparato radicale. Questo stimola la produzione di nuove radici e permette di riutilizzare lo stesso vaso, dopo aver aggiunto del terriccio fresco. La potatura, quindi, non riguarda solo ciò che è visibile sopra il terreno, ma anche la gestione dell’invisibile apparato radicale.

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