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Le malattie e i parassiti dell’iperico androsemo

Linden · 15.06.2025.

Nonostante l’iperico androsemo sia celebrato per la sua notevole robustezza e resistenza, non è completamente immune alle avversità. Conoscere le potenziali malattie e i parassiti che possono colpirlo è un passo fondamentale per ogni giardiniere attento, poiché permette di agire preventivamente e di intervenire tempestivamente ai primi segnali di allarme. Un monitoraggio costante e l’adozione di corrette pratiche colturali sono le armi più efficaci per mantenere la pianta sana e ridurre al minimo la necessità di trattamenti. Riconoscere un problema fin dal suo esordio non solo salva l’aspetto estetico del tuo arbusto, ma ne preserva la vitalità, garantendo che continui a essere un elemento di pregio nel tuo giardino per lungo tempo.

La ruggine: il nemico principale

Tra le poche patologie che possono infastidire l’iperico androsemo, la ruggine è senza dubbio la più comune e riconoscibile. Questa malattia è causata da funghi patogeni, in particolare del genere Melampsora, che si sviluppano in condizioni di elevata umidità e scarsa ventilazione. I sintomi sono inconfondibili: sulla pagina inferiore delle foglie compaiono piccole pustole polverulente di un vistoso colore arancione-ruggine. In corrispondenza di queste pustole, sulla pagina superiore, possono formarsi delle macchie giallastre o necrotiche. Con il progredire dell’infezione, le foglie colpite possono ingiallire completamente, seccarsi e cadere prematuramente, indebolendo la pianta.

La prevenzione è la strategia più efficace per combattere la ruggine. Poiché il fungo prospera in ambienti umidi, è cruciale garantire un’ottima circolazione dell’aria attorno alla pianta. Questo si ottiene rispettando le corrette distanze di impianto ed effettuando potature di sfoltimento per arieggiare il centro del cespuglio. Inoltre, è fondamentale adottare una tecnica di irrigazione corretta: annaffia sempre alla base della pianta, preferibilmente al mattino, evitando di bagnare il fogliame. Le foglie che rimangono bagnate a lungo, specialmente durante la notte, creano le condizioni ideali per la germinazione delle spore fungine.

Ai primi segni di infezione, è importante agire rapidamente per limitarne la diffusione. Rimuovi manualmente tutte le foglie che presentano le caratteristiche pustole e distruggile, non aggiungerle al compost per evitare di propagare il patogeno. Una pulizia accurata del terreno alla base della pianta in autunno, eliminando tutte le foglie cadute, è un’altra pratica importante, poiché il fungo può svernare sui detriti vegetali infetti. Una buona igiene colturale è spesso sufficiente per tenere sotto controllo infezioni di lieve entità.

In caso di attacchi gravi e ripetuti, che compromettono seriamente la salute e l’estetica della pianta, si può ricorrere a trattamenti con prodotti fungicidi specifici. Cerca prodotti a base di zolfo o rame, ammessi anche in agricoltura biologica, o fungicidi sistemici autorizzati per le piante ornamentali. È essenziale leggere attentamente l’etichetta e seguire le istruzioni per il dosaggio e le modalità di applicazione, intervenendo preferibilmente nelle ore più fresche della giornata e assicurandosi di coprire bene tutta la vegetazione, in particolare la pagina inferiore delle foglie.

Altre malattie fungine: oidio e marciume radicale

Sebbene meno frequente della ruggine, anche l’oidio, o mal bianco, può occasionalmente colpire l’iperico androsemo. Questa malattia fungina si riconosce per la comparsa di una patina bianca e polverulenta, simile a farina o borotalco, sulle foglie, sui germogli e talvolta anche sui fiori. L’oidio si sviluppa tipicamente in condizioni di caldo-umido e scarsa ventilazione. Sebbene raramente porti alla morte della pianta, ne riduce la capacità fotosintetica, la indebolisce e ne compromette gravemente l’aspetto ornamentale. Le strategie di prevenzione sono le stesse valide per la ruggine: buona circolazione d’aria e irrigazione mirata alla base.

In caso di comparsa dell’oidio, i rimedi sono simili. Per infezioni lievi, si può tentare di lavare via la patina con un getto d’acqua (al mattino, per permettere una rapida asciugatura) o trattare con soluzioni a base di bicarbonato di sodio o zolfo. Se l’infezione è più estesa, si può ricorrere a prodotti fungicidi specifici antioidici. Anche in questo caso, la rimozione delle parti più colpite aiuta a contenere la diffusione della malattia.

Un problema molto più serio, e potenzialmente letale, è il marciume radicale. Questa patologia non è causata da un singolo agente, ma da un complesso di funghi patogeni presenti nel terreno (come Phytophthora o Pythium) che attaccano l’apparato radicale in condizioni di asfissia, ovvero quando il suolo è eccessivamente compatto e saturo d’acqua. I sintomi in superficie sono un deperimento generale della pianta, appassimento nonostante il terreno sia umido, ingiallimento e caduta delle foglie. Ispezionando le radici, queste appariranno scure, molli e sfaldate al tatto.

La prevenzione del marciume radicale è l’unica vera cura, poiché una volta che la malattia è in stato avanzato, è molto difficile salvare la pianta. È assolutamente fondamentale garantire un drenaggio impeccabile fin dal momento della piantagione, scegliendo un terreno adatto e, se necessario, ammendandolo con sabbia o materiale inerte per migliorarne la struttura. Evita le irrigazioni eccessive e attendi sempre che il terreno si asciughi parzialmente tra un’annaffiatura e l’altra. Se coltivi l’iperico in vaso, assicurati che ci siano ampi fori di drenaggio e non lasciare mai acqua stagnante nel sottovaso.

I parassiti più comuni: afidi e cocciniglie

Sul fronte dei parassiti animali, l’iperico androsemo è una pianta piuttosto resistente e non attira molti insetti dannosi. Tuttavia, può essere occasionalmente soggetto ad attacchi di afidi. Questi piccoli insetti, solitamente di colore verde o nero, si riuniscono in colonie sulle parti più tenere della pianta, come i giovani germogli e i boccioli fiorali, per nutrirsi della linfa. Un’infestazione massiccia può causare deformazioni, indebolire la pianta e favorire lo sviluppo di fumaggine, una muffa nera che cresce sulla melata (sostanza zuccherina) prodotta dagli afidi stessi.

Controllare gli afidi è relativamente semplice, soprattutto se l’infestazione viene individuata precocemente. Spesso è sufficiente un forte getto d’acqua per allontanarli fisicamente dalla pianta. Un altro metodo efficace e a basso impatto ambientale consiste nello spruzzare una soluzione di acqua e sapone di Marsiglia, che agisce per contatto, soffocando gli insetti. In alternativa, l’olio di neem è un ottimo insetticida naturale che ha anche un’azione repellente. È importante anche favorire la presenza di insetti predatori naturali, come le coccinelle, che sono ghiotte di afidi.

Più raramente, l’iperico può essere attaccato dalle cocciniglie, in particolare la cocciniglia cotonosa o quella a scudetto. Le cocciniglie si presentano come piccoli ammassi bianchi e cerosi (cotonosa) o come piccole protuberanze brune o grigiastre (a scudetto) attaccate a fusti e foglie. Anche loro si nutrono di linfa, indebolendo la pianta. Le infestazioni di cocciniglia sono più comuni su piante stressate o coltivate in ambienti con scarsa ventilazione.

La lotta alla cocciniglia è più ostica a causa della protezione cerosa o dello scudetto che le ripara. Per infestazioni limitate, si possono rimuovere manualmente con un batuffolo di cotone imbevuto di alcol. Per attacchi più estesi, sono efficaci trattamenti con olio bianco o olio di neem, che agiscono per asfissia. È importante eseguire il trattamento nelle ore più fresche e ripetere l’applicazione dopo circa 10-15 giorni per colpire anche le nuove generazioni di insetti.

Altri possibili problemi e disordini fisiologici

Oltre alle malattie e ai parassiti, l’iperico androsemo può manifestare problemi legati a fattori ambientali o a pratiche colturali errate, noti come disordini fisiologici. Ad esempio, una scarsa fioritura o un’assenza di bacche può essere causata da una posizione troppo ombreggiata. Sebbene l’iperico tolleri la mezz’ombra, per fiorire e fruttificare abbondantemente ha bisogno di almeno alcune ore di sole diretto al giorno. Un’altra causa potrebbe essere una potatura eseguita nel momento sbagliato, ad esempio in tarda primavera, che ha rimosso i rami destinati a fiorire.

L’ingiallimento delle foglie (clorosi) non è sempre sintomo di una malattia. Come già visto, può essere causato da un eccesso d’acqua e da marciume radicale, ma anche da carenze nutritive. La clorosi ferrica, con foglie giovani gialle e venature verdi, è tipica dei suoli troppo calcarei. Un ingiallimento diffuso, a partire dalle foglie più vecchie, può invece indicare una carenza di azoto. È fondamentale analizzare il contesto (tipo di terreno, irrigazioni, concimazioni) per formulare la diagnosi corretta.

Le scottature solari sono un altro possibile problema, specialmente in climi molto caldi e per piante esposte al sole pomeridiano più intenso. Si manifestano con la comparsa di macchie secche, biancastre o brune sulle foglie più esposte. Sebbene non sia un problema grave, può compromettere l’estetica della pianta. Per prevenirlo, in ambienti torridi, è preferibile scegliere una posizione che garantisca un po’ di ombra nelle ore più calde della giornata, oppure assicurarsi che la pianta sia sempre ben idratata per resistere meglio allo stress termico.

Infine, i danni da gelo possono verificarsi in inverni particolarmente rigidi, specialmente su piante giovani o esposte a venti freddi. I sintomi includono l’annerimento e il disseccamento delle punte dei rami e delle foglie. Solitamente, la pianta è in grado di riprendersi emettendo nuovi getti dalla base o dalle parti legnose non danneggiate. Alla fine dell’inverno, una potatura mirata a rimuovere tutte le parti danneggiate dal gelo aiuterà la pianta a ripartire con vigore e a mantenere una forma ordinata.

Strategie di prevenzione e buone pratiche colturali

La migliore difesa contro malattie e parassiti è una pianta sana, forte e coltivata nelle condizioni ottimali. La prevenzione è sempre più efficace della cura. Il primo passo è la scelta del giusto sito di impianto: un luogo soleggiato o parzialmente ombreggiato con un terreno fertile e, soprattutto, ottimamente drenato. Evitare i ristagni idrici è la regola numero uno per prevenire la maggior parte delle patologie radicali e fungine.

Una corretta nutrizione, senza eccessi, contribuisce a rendere la pianta più robusta. Una concimazione equilibrata in primavera fornisce all’iperico le risorse per crescere forte e resistere meglio alle avversità. Evita eccessi di azoto, che producono tessuti teneri e acquosi, più appetibili per gli afidi e più suscettibili alle malattie. L’apporto di potassio, invece, rafforza le difese naturali della pianta.

Le buone pratiche di irrigazione e potatura sono altrettanto fondamentali. Come detto più volte, bagnare solo il terreno e non la chioma riduce drasticamente l’incidenza delle malattie fungine. Una potatura regolare, volta a sfoltire il centro del cespuglio e a rimuovere i rami deboli o danneggiati, migliora la circolazione dell’aria, creando un microclima sfavorevole allo sviluppo di patogeni. Utilizza sempre attrezzi puliti e disinfettati per non trasmettere infezioni da una pianta all’altra.

Infine, l’osservazione costante è il tuo strumento più potente. Ispeziona regolarmente le tue piante, controllando la pagina superiore e inferiore delle foglie, i fusti e i germogli. Individuare un problema ai suoi stadi iniziali rende l’intervento molto più semplice, rapido ed efficace, spesso permettendoti di risolverlo con metodi meccanici o biologici a basso impatto. Un giardino sano è il risultato di un’attenzione costante e di un approccio proattivo alla cura delle piante.

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