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La piantagione e la propagazione del castagno

Daria · 23.08.2025.

La creazione di un nuovo castagneto, sia esso per la produzione di frutti o di legname, inizia con due fasi fondamentali: la propagazione delle piante e la loro successiva messa a dimora. Questi passaggi iniziali sono di un’importanza critica, poiché le scelte fatte in questo momento influenzeranno la salute, la crescita e la produttività degli alberi per decenni a venire. Una pianificazione attenta, la selezione di materiale vivaistico di alta qualità e l’esecuzione corretta delle operazioni di impianto sono le fondamenta su cui si costruisce il successo di un castagneto. Comprendere le diverse tecniche di propagazione e le migliori pratiche per la piantagione ti permetterà di partire con il piede giusto, assicurando un futuro prospero ai tuoi alberi. Ogni dettaglio, dalla scelta della varietà alla profondità della buca, contribuisce al risultato finale.

La propagazione del castagno può avvenire fondamentalmente in due modi: per via sessuata (da seme) o per via vegetativa (agamica), come l’innesto o la talea. La propagazione da seme è relativamente semplice ma presenta lo svantaggio di non riprodurre fedelmente le caratteristiche genetiche della pianta madre. Le piante nate da seme, chiamate semenzali, mostrano una grande variabilità in termini di vigore, dimensione dei frutti e resistenza alle malattie, e hanno un periodo giovanile più lungo prima di entrare in produzione. Per questo motivo, la semina è utilizzata principalmente per ottenere portainnesti su cui poi innestare le varietà desiderate o per programmi di miglioramento genetico e rimboschimento.

Per la produzione di frutti di qualità, la tecnica di propagazione più diffusa e affidabile è l’innesto. Questa pratica consiste nell’unire una porzione di ramo (marza) della varietà scelta su un giovane portainnesto, solitamente un semenzale di uno o due anni. L’innesto garantisce che la nuova pianta sia un clone esatto della pianta madre, conservandone tutte le caratteristiche produttive e qualitative. Esistono diverse tecniche di innesto per il castagno, tra cui l’innesto a spacco, a corona o a gemma dormiente, da scegliere in base al periodo dell’anno e al diametro del portainnesto. Il successo dell’innesto dipende dalla compatibilità tra le due parti, dalla precisione dell’operazione e dalle condizioni ambientali successive.

La scelta del materiale vivaistico è un altro momento cruciale. È fondamentale acquistare piante da vivai specializzati e certificati, che possano garantire la sanità del materiale e la corrispondenza varietale. Le piante dovrebbero avere un apparato radicale ben sviluppato, un fusto dritto e privo di ferite o segni di malattie. È importante informarsi sulla varietà scelta, assicurandosi che sia adatta al clima e al terreno della zona di impianto, e sulla natura del portainnesto, soprattutto per quanto riguarda la sua resistenza a patologie come il mal dell’inchiostro. Investire in piante di alta qualità all’inizio significa ridurre i problemi futuri e aumentare le probabilità di successo dell’impianto.

Meno comune ma possibile è la propagazione per talea, che consiste nel far radicare porzioni di ramo. Questa tecnica per il castagno è piuttosto difficile da realizzare con successo, poiché le talee legnose radicano con grande difficoltà. La ricerca sta sviluppando protocolli che utilizzano ormoni radicanti e condizioni ambientali controllate per aumentare le percentuali di successo, ma a livello hobbistico e commerciale rimane una pratica poco diffusa. Un’altra tecnica di propagazione vegetativa è il pollone radicale, che consiste nel prelevare e trapiantare i polloni che a volte si sviluppano alla base di un albero adulto, anche se questa pratica non è sempre consigliabile perché può trasmettere malattie e le piante ottenute possono avere un apparato radicale non ottimale.

La scelta del periodo e la preparazione del sito

Il momento migliore per la messa a dimora del castagno è durante il periodo di riposo vegetativo, che va dall’autunno all’inizio della primavera. La piantagione autunnale, effettuata dopo la caduta delle foglie, è spesso preferibile nelle regioni con inverni miti, poiché permette alla pianta di sviluppare nuove radici capillari durante l’inverno, garantendo una migliore ripresa vegetativa in primavera. Nelle zone con inverni molto rigidi e rischio di forti gelate, è più saggio optare per una piantagione tardo invernale o primaverile, non appena il terreno non è più gelato e diventa lavorabile. È fondamentale evitare di piantare durante i periodi di gelo, di forte vento o quando il terreno è eccessivamente bagnato.

La preparazione del sito di impianto deve essere eseguita con largo anticipo. Come già accennato, è essenziale scegliere un’area con terreno profondo, ben drenato e a reazione acida. Una lavorazione profonda del suolo, chiamata scasso, è altamente raccomandata, soprattutto se si sta creando un nuovo castagneto. Questa operazione, da effettuarsi nei mesi estivi precedenti l’impianto, rompe gli strati compatti, migliora la circolazione dell’aria e dell’acqua e facilita la penetrazione delle radici. Durante la lavorazione, è opportuno interrare una buona quantità di concime organico, come letame maturo, per arricchire il terreno di nutrienti e migliorare la sua struttura.

La definizione del sesto d’impianto, ovvero la distanza tra le piante sulla fila e tra le file, è un altro aspetto fondamentale della pianificazione. Questa scelta dipende da diversi fattori, tra cui la vigoria della varietà e del portainnesto, la fertilità del terreno e le macchine che si intende utilizzare per le operazioni colturali. Per i castagneti da frutto, si adottano generalmente sesti ampi, come 8×8 metri o anche 10×10 metri, per permettere un completo sviluppo della chioma e garantire una buona illuminazione a tutte le parti della pianta. Sesti più fitti possono essere adottati inizialmente per poi procedere a un diradamento selettivo dopo alcuni anni.

È cruciale ricordare che il castagno, per la maggior parte delle varietà coltivate, è autosterile, il che significa che necessita di polline da un’altra varietà compatibile per poter fruttificare. Pertanto, al momento della progettazione dell’impianto, è indispensabile prevedere la presenza di almeno due o tre diverse varietà impollinatrici. Gli impollinatori devono essere scelti in base alla loro compatibilità con la varietà principale e alla contemporaneità del periodo di fioritura. La loro disposizione nel castagneto deve essere studiata per garantire una distribuzione uniforme del polline, ad esempio alternando le file o inserendo gli impollinatori a intervalli regolari all’interno delle file.

Le tecniche di messa a dimora

La fase di messa a dimora vera e propria richiede cura e attenzione per evitare di danneggiare la giovane pianta e per garantirne un rapido attecchimento. Le buche di impianto dovrebbero essere scavate con qualche giorno di anticipo, con dimensioni generose, indicativamente di almeno 60x60x60 centimetri, per consentire alle radici di espandersi in un terreno soffice. Sul fondo della buca è utile creare uno strato drenante con della ghiaia, se il terreno è particolarmente pesante, e aggiungere una manciata di concime organico ben maturo, mescolandolo con la terra di scavo per evitare il contatto diretto con le radici.

Prima di posizionare la pianta nella buca, è importante preparare adeguatamente l’apparato radicale. Se la pianta è a radice nuda, è consigliabile eseguire una leggera potatura delle radici, eliminando quelle danneggiate, secche o troppo lunghe, per stimolare l’emissione di nuove radici capillari. Un’immersione delle radici per qualche ora in una miscela di acqua, terra e letame (pratica chiamata “inzaffardatura”) può aiutare a reidratarle e a favorire il contatto con il terreno. Se la pianta è in vaso, bisogna estrarla con delicatezza, cercando di non rompere il pane di terra, e allentare delicatamente le radici se appaiono troppo spiralizzate sul fondo del contenitore.

Una volta posizionata la pianta al centro della buca, è fondamentale assicurarsi che il colletto (il punto di transizione tra il fusto e le radici) sia a livello o leggermente al di sopra del piano di campagna. Un interramento troppo profondo è uno degli errori più comuni e dannosi, poiché può favorire l’insorgere di marciumi al colletto. Bisogna poi riempire la buca con la terra di scavo, precedentemente sminuzzata e mescolata con terriccio di buona qualità, scuotendo leggermente la pianta per far aderire bene la terra alle radici ed eliminare eventuali sacche d’aria. Al termine del riempimento, si comprime leggermente il terreno attorno alla base del fusto.

Subito dopo la piantagione, è indispensabile effettuare una copiosa irrigazione, anche se il terreno è umido, per assestare il suolo attorno alle radici. È utile creare una piccola conca di terra attorno al fusto per contenere l’acqua ed evitare che si disperda. Nelle settimane e nei mesi successivi, sarà importante monitorare l’umidità del terreno e intervenire con altre irrigazioni se necessario. L’installazione di un tutore, un palo di legno o bambù a cui legare delicatamente il fusto della pianta, è fortemente consigliata per proteggerla dall’azione del vento e garantirne una crescita dritta e verticale nei primi anni.

Le cure post-impianto immediate

Le prime settimane e i primi mesi dopo la messa a dimora sono un periodo critico per la sopravvivenza e il futuro sviluppo della giovane pianta di castagno. Le cure post-impianto sono finalizzate a ridurre lo stress da trapianto e a creare le condizioni ottimali per un rapido attecchimento. L’irrigazione è senza dubbio l’intervento più importante. È necessario mantenere il terreno costantemente umido, ma non zuppo, per tutto il primo ciclo vegetativo. Controlli regolari, soprattutto durante i periodi caldi e asciutti, sono essenziali per intervenire con annaffiature tempestive, fornendo acqua lentamente e in profondità.

Contemporaneamente, è fondamentale gestire la competizione con le erbe infestanti. Le malerbe possono sottrarre acqua e nutrienti preziosi alla giovane pianta, rallentandone la crescita. La pacciamatura si rivela una tecnica eccellente: distribuire uno strato di 5-10 cm di materiale organico (paglia, corteccia, cippato) in un’area circolare attorno al fusto, lasciando libero il colletto, aiuta a sopprimere le infestanti, a conservare l’umidità del suolo e a proteggere le radici. In assenza di pacciamatura, sono necessarie lavorazioni superficiali e periodiche del terreno per eliminare le erbe spontanee, prestando molta attenzione a non danneggiare le radici superficiali del castagno.

La protezione della giovane pianta da eventuali danni causati da animali selvatici è un altro aspetto da non sottovalutare. Lepri, caprioli e altri ungulati possono essere attratti dai teneri germogli e dalla corteccia, causando danni che possono compromettere la crescita o addirittura la sopravvivenza dell’albero. L’installazione di protezioni individuali, come tubi shelter o reti metalliche attorno al fusto, è una soluzione efficace e spesso indispensabile, soprattutto in aree rurali o vicine a zone boschive. Queste protezioni, oltre a difendere la pianta, possono anche creare un microclima favorevole e proteggere dal vento.

Nei primi anni, la concimazione deve essere gestita con cautela. Se è stata effettuata una buona concimazione di fondo al momento dell’impianto, la pianta avrà a disposizione i nutrienti necessari per il primo anno. A partire dal secondo anno, si può iniziare a distribuire, in primavera, una modesta quantità di concime organico o un fertilizzante minerale a lento rilascio, bilanciato in azoto, fosforo e potassio. È importante evitare eccessi di azoto, che stimolerebbero una crescita vegetativa troppo rigogliosa e debole, rendendo la pianta più suscettibile a malattie e stress ambientali.

La propagazione per innesto in dettaglio

L’innesto è la tecnica regina per la propagazione delle varietà di castagno da frutto, poiché assicura la trasmissione di tutte le caratteristiche desiderate. Il principio si basa sulla saldatura dei tessuti cambiali della marza (la porzione di ramo con le gemme della varietà scelta) e del portainnesto. Il successo dipende da una serie di fattori: l’affinità tra i due bionti, il periodo di esecuzione, le condizioni climatiche e, non da ultimo, l’abilità dell’operatore. Le marze devono essere prelevate durante il riposo invernale da piante madri sane e vigorose, scegliendo rami di un anno ben lignificati e dotati di gemme sane. Vanno poi conservate al fresco e al giusto grado di umidità fino al momento dell’utilizzo.

Uno degli innesti più comuni sul castagno è quello “a spacco inglese”, semplice o doppio, praticato in primavera, al momento della ripresa vegetativa. Si esegue su portainnesti giovani, con un diametro simile a quello della marza. Questa tecnica prevede un taglio obliquo su entrambi gli elementi e un successivo incastro che massimizza la superficie di contatto tra i cambi. Un altro metodo molto usato, soprattutto su portainnesti di diametro maggiore, è l’innesto “a corona”, che si effettua quando il portainnesto è in “succhio”, ovvero quando la corteccia si stacca facilmente dal legno. Consiste nell’inserire una o più marze, tagliate a penna, tra la corteccia e il legno del portainnesto capitozzato.

Dopo aver eseguito l’innesto, è di fondamentale importanza effettuare una legatura solida e una protezione adeguata del punto di innesto. La legatura, realizzata con rafia o appositi nastri da innesto, serve a mantenere le due parti saldamente a contatto e a favorire la saldatura dei tessuti. Successivamente, tutte le superfici di taglio, inclusa la sommità della marza, devono essere sigillate con un mastice da innesto. Questo passaggio è cruciale per impedire la disidratazione dei tessuti e per proteggere la ferita dall’ingresso di acqua e di agenti patogeni che potrebbero compromettere l’attecchimento.

Una volta che l’innesto ha attecchito e le gemme della marza iniziano a germogliare, sono necessarie alcune cure successive. È importante eliminare eventuali germogli che si sviluppano dal portainnesto al di sotto del punto di innesto, poiché sottrarrebbero linfa e vigore al nuovo getto. Man mano che il germoglio cresce, potrebbe essere necessario legarlo a un piccolo tutore per proteggerlo dal vento ed evitare che si spezzi. La legatura dell’innesto andrà allentata o rimossa quando inizierà a stringere troppo il fusto, per evitare strozzature che potrebbero danneggiare la pianta. Un innesto ben riuscito darà origine in breve tempo a una pianta vigorosa e pronta per la messa a dimora definitiva.

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