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Le malattie e i parassiti dell’acero giapponese

Daria · 25.07.2025.

Sebbene l’acero giapponese sia apprezzato per la sua relativa resistenza, non è immune da malattie e attacchi parassitari che possono comprometterne la salute e l’estetica. Coltivare un esemplare in condizioni non ottimali, come un terreno mal drenato, una scarsa circolazione d’aria o un’eccessiva esposizione solare, può indebolirlo e renderlo un bersaglio più facile per patogeni e insetti. Riconoscere precocemente i sintomi di un problema e intervenire in modo tempestivo e appropriato è fondamentale per limitare i danni e salvare la pianta. La migliore difesa, tuttavia, rimane la prevenzione: un acero sano, vigoroso e coltivato nel rispetto delle sue esigenze naturali è intrinsecamente più capace di resistere alle avversità. Questa guida esplorerà le problematiche più comuni, fornendo strumenti per la diagnosi, la cura e, soprattutto, la prevenzione.

Le malattie che colpiscono gli aceri giapponesi sono prevalentemente di origine fungina. Patologie come la verticilliosi, l’oidio o la ticchiolatura possono causare danni significativi, che vanno dall’appassimento di interi rami a inestetismi fogliari. Queste malattie sono spesso favorite da condizioni ambientali specifiche, come un’eccessiva umidità, e la loro gestione si basa sulla modifica di tali condizioni e, se necessario, sull’uso di prodotti fungicidi. La verticilliosi, in particolare, rappresenta una delle minacce più serie, poiché agisce a livello vascolare e spesso non lascia scampo alla pianta.

Sul fronte dei parassiti, gli afidi e le cocciniglie sono gli insetti più frequentemente riscontrati. Questi piccoli fitofagi si nutrono della linfa della pianta, indebolendola e causando deformazioni su foglie e germogli. La loro presenza è spesso accompagnata dalla produzione di melata, una sostanza zuccherina che può favorire lo sviluppo di fumaggine, una muffa nera che imbratta la vegetazione. Anche alcuni coleotteri, come il popillia japonica, possono causare danni defogliando la pianta durante la stagione estiva.

È importante sottolineare che molti problemi estetici, come le bruciature sui margini fogliari, non sono causati da malattie o parassiti, ma da stress abiotici, ovvero da condizioni ambientali sfavorevoli. Eccesso di sole, vento forte, siccità o un’errata concimazione sono spesso i veri colpevoli. Imparare a distinguere tra un danno fisiologico e un attacco patogeno è il primo passo per evitare trattamenti inutili e concentrarsi sulla vera causa del problema, che risiede quasi sempre nella correzione delle pratiche colturali.

Le principali malattie fungine

La verticilliosi (Verticillium spp.) è senza dubbio la malattia più temuta per l’acero giapponese. Questo fungo, presente nel terreno, penetra nella pianta attraverso le radici, spesso approfittando di piccole ferite. Una volta all’interno, colonizza il sistema vascolare, ostruendo i vasi che trasportano acqua e nutrienti. Il sintomo più classico è un appassimento improvviso e apparentemente inspiegabile di un singolo ramo o di un’intera sezione della pianta, mentre il resto rimane sano. Le foglie sul ramo colpito ingialliscono, seccano e muoiono rapidamente.

Purtroppo, non esiste una cura chimica efficace per la verticilliosi una volta che il fungo ha infettato la pianta. L’unica strategia consiste nel potare immediatamente e drasticamente i rami che mostrano i sintomi, tagliando fino a trovare legno sano (che non presenti le caratteristiche striature scure nel cilindro centrale). È fondamentale disinfettare gli attrezzi da taglio dopo ogni taglio per non diffondere l’infezione. La prevenzione è l’arma migliore: assicurare un drenaggio impeccabile del terreno è cruciale, poiché i ristagni idrici creano le condizioni ideali per l’attività del fungo.

L’oidio, o mal bianco, è un’altra comune malattia fungina, meno letale ma esteticamente sgradevole. Si manifesta come una patina bianca e polverulenta sulla superficie delle foglie, specialmente in condizioni di scarsa ventilazione e alta umidità atmosferica. Sebbene raramente uccida la pianta, può indebolirla riducendo la sua capacità fotosintetica. Per controllarlo, è importante migliorare la circolazione dell’aria attorno alla pianta (ad esempio con una leggera potatura di sfoltimento) e, in caso di attacco, trattare con prodotti a base di zolfo o fungicidi specifici, preferibilmente nelle ore più fresche della giornata.

La ticchiolatura e altre maculature fogliari sono causate da vari funghi che provocano la comparsa di macchie scure, nere o marroni, sulle foglie. Queste macchie possono espandersi e confluire, portando a un ingiallimento e a una caduta anticipata del fogliame. Anche in questo caso, la malattia è favorita dall’umidità persistente sulle foglie. La prevenzione si basa sull’evitare di bagnare la chioma durante l’irrigazione e sulla rimozione e distruzione del fogliame infetto caduto a terra in autunno, per ridurre la quantità di inoculo del fungo che potrebbe svernare e causare nuove infezioni la primavera successiva.

I parassiti più comuni

Gli afidi sono piccoli insetti di colore verde, nero o giallo che si riuniscono in colonie, solitamente sulla pagina inferiore delle foglie più giovani e sui nuovi germogli. Pungono i tessuti vegetali per succhiare la linfa, causando l’arricciamento e la deformazione delle foglie. La loro presenza è spesso segnalata da un’abbondante produzione di melata, una secrezione zuccherina che rende le foglie appiccicose e su cui si sviluppa la fumaggine. Per combatterli, un forte getto d’acqua può essere sufficiente per le piccole infestazioni, mentre per attacchi più seri si può ricorrere a sapone di potassio o a insetticidi a base di piretro.

Le cocciniglie, in particolare la cocciniglia cotonosa e quella a scudetto, sono un altro parassita frequente. Si attaccano a rami, fusti e talvolta foglie, proteggendosi sotto scudi cerosi o ammassi cotonosi. Anch’esse si nutrono di linfa, indebolendo la pianta e producendo melata. A causa della loro protezione, sono più difficili da eliminare rispetto agli afidi. Per le infestazioni limitate, si possono rimuovere manualmente con un batuffolo di cotone imbevuto di alcol. Per interventi più estesi, sono efficaci trattamenti con olio minerale (olio bianco) durante il riposo vegetativo invernale, che agisce per soffocamento.

Il ragnetto rosso (Tetranychus urticae), in realtà un acaro, prospera in condizioni di clima caldo e secco. È quasi invisibile a occhio nudo, ma la sua presenza si manifesta con una fine punteggiatura giallastra sulle foglie e, nei casi più gravi, con la comparsa di sottili ragnatele. Le foglie colpite assumono un aspetto bronzeo e polveroso, per poi seccare e cadere. Nebulizzare la chioma con acqua può aiutare a creare un ambiente sfavorevole a questo acaro. In caso di forti infestazioni, si possono utilizzare prodotti acaricidi specifici.

Infine, bisogna prestare attenzione a eventuali coleotteri defogliatori, come il maggiolino o la Popillia japonica. Questi insetti, allo stadio adulto, possono divorare le foglie dell’acero durante l’estate, lasciando intatte solo le nervature e creando un caratteristico aspetto “scheletrico”. La raccolta manuale degli adulti, effettuata la mattina presto quando sono meno attivi, può essere un metodo di controllo efficace in giardini di piccole dimensioni. Per infestazioni più gravi, possono essere necessari trattamenti insetticidi mirati.

Stress abiotico e danni fisiologici

Molto spesso, i problemi che affliggono un acero giapponese non sono causati da organismi viventi, ma da fattori ambientali e colturali errati. La bruciatura dei margini fogliari (leaf scorch) è il sintomo più comune di stress abiotico. Si manifesta con il disseccamento e l’imbrunimento dei bordi delle foglie, che diventano secchi e cartacei. Le cause principali sono un’eccessiva esposizione al sole diretto del pomeriggio, venti caldi e secchi che aumentano la traspirazione, o una carenza d’acqua nel terreno. Per prevenire questo problema, è essenziale scegliere una posizione riparata e garantire un’irrigazione costante e profonda.

Anche un’errata concimazione può causare seri danni. Un sovradosaggio di fertilizzante chimico aumenta la concentrazione di sali nel terreno, “bruciando” le radici e ostacolando la loro capacità di assorbire acqua. Questo paradosso, noto come “siccità fisiologica”, produce sintomi molto simili a quelli della carenza d’acqua, come appassimento e bruciature fogliari, anche se il terreno è umido. È fondamentale seguire sempre le dosi consigliate e preferire fertilizzanti organici o a lento rilascio.

Il danno da gelo è un’altra comune problematica fisiologica. Le gelate tardive in primavera possono danneggiare o distruggere i nuovi germogli e le giovani foglie appena spuntate, che appariranno annerite e avvizzite. Sebbene la pianta di solito si riprenda producendo una seconda gettata di foglie, l’evento la indebolisce. Per proteggere gli esemplari giovani o particolarmente sensibili, può essere utile coprirli con un telo di tessuto non tessuto durante le notti in cui si prevedono gelate tardive.

Infine, il ristagno idrico è uno dei peggiori nemici dell’acero giapponese. Un terreno costantemente saturo d’acqua porta all’asfissia radicale: le radici, private di ossigeno, muoiono e marciscono. La pianta, non più in grado di assorbire acqua e nutrienti, mostra sintomi di deperimento generale, ingiallimento fogliare e appassimento, che possono essere confusi con quelli della siccità. Assicurare un drenaggio perfetto fin dalla fase di impianto è la più importante misura preventiva per la salute a lungo termine dell’acero.

Strategie di prevenzione e difesa integrata

La migliore strategia per mantenere il tuo acero sano è la prevenzione. Tutto inizia con la scelta della giusta varietà per il tuo clima e della posizione corretta nel tuo giardino. Un acero piantato in un luogo adatto, con la giusta esposizione solare, protezione dai venti e un terreno ben drenato, partirà con un enorme vantaggio e sarà naturalmente più forte e resiliente. Assicurati di fornire le giuste cure colturali, in particolare per quanto riguarda l’irrigazione e la concimazione, evitando eccessi in entrambe le direzioni.

L’ispezione regolare della pianta è una pratica fondamentale. Almeno una volta a settimana, prenditi del tempo per osservare attentamente le foglie (anche la pagina inferiore), i rami e il tronco del tuo acero. Individuare un problema nelle sue fasi iniziali, che si tratti di pochi afidi o delle prime macchie su una foglia, rende l’intervento molto più semplice ed efficace. Spesso, la rimozione manuale dei parassiti o della parte di pianta malata è sufficiente a risolvere il problema senza dover ricorrere a prodotti chimici.

Promuovi la biodiversità nel tuo giardino. La presenza di insetti utili come coccinelle, sirfidi e crisope, che sono predatori naturali di afidi, può aiutare a mantenere le popolazioni di parassiti sotto controllo in modo naturale. Puoi attirare questi preziosi alleati piantando fiori ricchi di nettare e polline nelle vicinanze e evitando l’uso di insetticidi ad ampio spettro, che uccidono indiscriminatamente sia gli insetti dannosi che quelli utili.

Adotta un approccio di difesa integrata. Se un intervento è necessario, inizia sempre con il metodo meno impattante. Per i parassiti, prova prima con un getto d’acqua o la rimozione manuale. Se non è sufficiente, passa a prodotti a basso impatto ambientale come il sapone di potassio o l’olio di neem. Riserva i trattamenti con insetticidi o fungicidi chimici solo per i casi di infestazioni gravi che minacciano la sopravvivenza della pianta, e utilizzali sempre seguendo scrupolosamente le istruzioni per proteggere te stesso, l’ambiente e gli insetti impollinatori.

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