Per garantire al melo cotogno una crescita vigorosa, una buona resistenza alle avversità e una produzione fruttifera abbondante e di qualità, è indispensabile soddisfare il suo fabbisogno nutritivo attraverso una concimazione equilibrata e mirata. Come tutti gli esseri viventi, anche questa pianta necessita di una dieta completa, che include macroelementi, assorbiti in grandi quantità, e microelementi, richiesti in dosi minori ma altrettanto essenziali per le sue funzioni vitali. Una gestione errata della nutrizione, sia in difetto che in eccesso, può portare a squilibri fisiologici, scarsa produzione e una maggiore suscettibilità a malattie e parassiti. Comprendere quali nutrienti sono necessari, in quale momento del ciclo biologico e come fornirli in modo efficace è la base per coltivare piante sane e produttive.
I tre pilastri della nutrizione delle piante, noti anche come macroelementi, sono l’azoto (N), il fosforo (P) e il potassio (K). L’azoto è il motore della crescita vegetativa, fondamentale per la formazione di foglie, germogli e rami; un’adeguata disponibilità di azoto si traduce in una chioma rigogliosa e un’intensa attività fotosintetica. Il fosforo gioca un ruolo chiave nei processi energetici della pianta, nello sviluppo dell’apparato radicale, nella fioritura e nella allegagione. Il potassio, infine, è l’elemento della qualità: regola l’equilibrio idrico, aumenta la resistenza della pianta agli stress (freddo, siccità) e alle malattie, e migliora le caratteristiche organolettiche dei frutti, come il contenuto zuccherino, l’aroma e la conservabilità.
Oltre a questi tre elementi principali, il cotogno necessita anche di mesoelementi come il calcio (Ca), il magnesio (Mg) e lo zolfo (S). Il calcio è fondamentale per la struttura delle pareti cellulari e la robustezza dei tessuti, mentre il magnesio è un componente centrale della clorofilla, essenziale per la fotosintesi. I microelementi, tra cui ferro (Fe), manganese (Mn), boro (B), zinco (Zn) e rame (Cu), sebbene richiesti in piccolissime quantità, sono vitali in quanto catalizzatori di numerose reazioni biochimiche. Carenze o eccessi di uno qualsiasi di questi elementi possono causare anomalie nella crescita e nella produzione.
Il programma di concimazione ideale per il melo cotogno dovrebbe integrare l’uso di fertilizzanti organici e minerali. La concimazione organica, basata su compost, letame maturo o altri ammendanti naturali, è fondamentale per mantenere e migliorare la fertilità del suolo nel lungo periodo. Apporta nutrienti in modo graduale, migliora la struttura del terreno, aumenta la sua capacità di trattenere l’acqua e stimola l’attività dei microrganismi benefici. La concimazione minerale, d’altra parte, permette di fornire nutrienti specifici in forme prontamente assimilabili dalla pianta, per correggere carenze o per sostenere la produzione nelle fasi di maggior fabbisogno.
La concimazione di fondo all’impianto
La concimazione di fondo, effettuata al momento della preparazione del terreno per la messa a dimora, è un investimento cruciale per il futuro della pianta. Il suo scopo è quello di arricchire il volume di terra che sarà esplorato dalle radici nei primi anni di vita, creando un ambiente fertile e accogliente. Questa operazione va eseguita durante lo scavo della buca di impianto. La terra estratta dalla buca dovrebbe essere mescolata con una generosa quantità di sostanza organica ben matura. Il letame bovino o equino stagionato per almeno un anno è una scelta eccellente, così come il compost domestico di buona qualità.
La quantità di ammendante organico da utilizzare dipende dalla fertilità iniziale del suolo. Per un terreno mediamente fertile, si possono aggiungere circa 10-15 kg di letame maturo per buca, mescolandolo accuratamente con la terra di scavo. Se il terreno è particolarmente povero e sabbioso, o al contrario pesante e argilloso, la dose può essere aumentata. La sostanza organica non solo apporta nutrienti a lento rilascio, ma migliora anche le proprietà fisiche del suolo: ne aumenta la sofficità, la capacità di ritenzione idrica nei suoli leggeri e il drenaggio in quelli pesanti.
Oltre alla sostanza organica, può essere utile integrare la concimazione di fondo con dei concimi minerali a lenta cessione, ricchi soprattutto di fosforo e potassio. Il fosforo è poco mobile nel terreno e fornirlo in profondità al momento dell’impianto lo rende disponibile per l’apparato radicale in via di sviluppo. Un concime minerale organico o un fertilizzante come il perfosfato minerale può essere aggiunto alla miscela di terra e letame. È importante evitare di mettere il concime, sia organico che minerale, a diretto contatto con le radici della pianta, per non rischiare di danneggiarle.
La preparazione corretta della buca prevede quindi di creare uno strato fertile sul fondo, coprirlo con un sottile strato di terra “pulita” e poi posizionare la pianta. La buca viene poi riempita con la miscela di terra e ammendanti preparata in precedenza. Questa concimazione iniziale fornirà alla giovane pianta di cotogno le risorse necessarie per un rapido attecchimento e una crescita equilibrata durante la sua prima, critica stagione vegetativa, ponendo le basi per una struttura forte e una futura abbondante produzione.
La concimazione annuale di mantenimento
Una volta che l’albero di cotogno è entrato in produzione, è necessario supportarlo con una concimazione annuale di mantenimento per reintegrare i nutrienti asportati con il raccolto e sostenere la crescita vegetativa. Il momento principale per questa operazione è tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, poco prima della ripresa vegetativa. In questo periodo, si distribuisce la concimazione organica di base. Si sparge letame maturo o compost sulla superficie del terreno sotto la chioma dell’albero, evitando il contatto diretto con il tronco.
La quantità di concime organico da distribuire per una pianta adulta varia in base alla sua età e alla sua produzione, ma un buon punto di riferimento è di circa 20-30 kg per albero. Dopo averlo distribuito, è buona norma incorporarlo leggermente nei primi 5-10 cm di terreno con una zappa o un rastrello. Questa operazione facilita la sua decomposizione e l’assorbimento dei nutrienti, evitando al contempo di danneggiare le radici più superficiali della pianta. Questa concimazione organica annuale è fondamentale per mantenere il suolo vivo, fertile e ricco di humus.
In aggiunta alla concimazione organica, può essere necessario un apporto di concimi minerali per soddisfare le esigenze più immediate della pianta, soprattutto per quanto riguarda il potassio, elemento chiave per la fruttificazione. In primavera, alla ripresa vegetativa, si può distribuire un concime complesso NPK con un rapporto che privilegi il potassio, ad esempio un 1:1:2 o 1:1:3. Il concime va distribuito uniformemente sulla proiezione della chioma e, se possibile, interrato leggermente. L’azoto sosterrà la nuova crescita, mentre il fosforo e il potassio saranno disponibili per la fioritura e la successiva fruttificazione.
Un secondo intervento di concimazione, più leggero, può essere effettuato a fine primavera o inizio estate, durante la fase di ingrossamento dei frutti. In questo caso, si può utilizzare un concime a pronto effetto, ricco soprattutto di potassio e con una bassa dose di azoto, per supportare lo sviluppo dei frutti senza stimolare una crescita vegetativa tardiva e indesiderata. È sempre fondamentale rispettare le dosi consigliate dai produttori di fertilizzanti per evitare danni da eccesso di salinità o squilibri nutrizionali che potrebbero rivelarsi controproducenti.
Riconoscere e curare le carenze nutritive
Un occhio attento è lo strumento migliore per diagnosticare precocemente eventuali carenze nutritive nel melo cotogno, che si manifestano con sintomi specifici, soprattutto a livello fogliare. Una carenza di azoto, ad esempio, si riconosce da una crescita stentata e da foglie piccole e di colore verde pallido o giallastro, a partire da quelle più vecchie alla base dei rami. In questo caso, un apporto di concime azotato a pronto effetto, come il nitrato ammonico, può risolvere rapidamente il problema, ma è importante non eccedere per non compromettere la qualità dei frutti.
La carenza di potassio si manifesta tipicamente con un ingiallimento e successivo imbrunimento (necrosi) del margine delle foglie più vecchie, che appaiono come “bruciate”. Questa carenza, oltre a ridurre la pezzatura e il sapore dei frutti, rende la pianta più debole e suscettibile agli stress. Si corregge con la somministrazione di solfato di potassio o altri concimi potassici, preferibilmente in primavera. La carenza di fosforo è più rara e difficile da diagnosticare, manifestandosi con una colorazione anomala, violacea o bronzea, delle foglie.
Una delle carenze più comuni per il cotogno, specialmente nei terreni calcarei (alcalini), è la clorosi ferrica, ovvero la carenza di ferro. Si riconosce facilmente perché le foglie giovani, all’apice dei germogli, diventano gialle o quasi bianche, mentre le nervature rimangono verdi. Questo accade perché il pH elevato del terreno rende il ferro insolubile e non assimilabile dalle radici. Per curare la clorosi ferrica, non basta aggiungere ferro al terreno, ma bisogna somministrarlo in forma “chelata”, che lo protegge dall’insolubilizzazione. I trattamenti con chelati di ferro, distribuiti al suolo o per via fogliare, sono molto efficaci.
Anche il boro è un microelemento importante per il cotogno, la cui carenza può causare una cattiva allegagione, la deformazione dei frutti e la comparsa di suberificazioni (aree simili a sughero) nella polpa. Le carenze di microelementi come boro, zinco o manganese possono essere corrette con concimazioni fogliari specifiche, che permettono un assorbimento rapido ed efficace attraverso le foglie. In generale, mantenere un buon livello di sostanza organica nel suolo e un pH corretto aiuta a prevenire la maggior parte delle carenze, garantendo una nutrizione completa ed equilibrata.
L’importanza della sostanza organica e del pH del suolo
Al di là della somministrazione di specifici elementi nutritivi, la gestione a lungo termine della fertilità del suolo è forse l’aspetto più importante di un programma di concimazione sostenibile. Il ruolo della sostanza organica, o humus, è insostituibile. L’humus agisce come una spugna, migliorando la capacità del terreno di trattenere l’acqua e i nutrienti, e li rilascia gradualmente a seconda delle necessità della pianta. Previene il dilavamento dei fertilizzanti, rendendo la concimazione più efficiente e riducendo l’impatto ambientale.
La sostanza organica migliora anche la struttura fisica del suolo. Nei terreni argillosi, aggrega le particelle fini, creando una struttura più stabile e porosa che favorisce il drenaggio e l’aerazione. Nei terreni sabbiosi, al contrario, agisce da collante, aumentando la coesione e la capacità di ritenzione idrica. Un suolo ben strutturato permette uno sviluppo ottimale delle radici, che possono esplorare un volume maggiore di terreno e assorbire più efficacemente acqua e nutrienti. Inoltre, la sostanza organica è la fonte di energia per i microrganismi del suolo (batteri, funghi), che svolgono un ruolo cruciale nel rendere i nutrienti disponibili per le piante.
Il pH del suolo è un altro parametro chimico fondamentale che influenza direttamente la nutrizione del cotogno. Il pH misura l’acidità o l’alcalinità del terreno e determina la disponibilità dei diversi elementi nutritivi. Il cotogno prospera in suoli con un pH tendenzialmente neutro o leggermente acido, compreso tra 6,0 e 7,5. In questo intervallo di pH, la maggior parte dei macro e microelementi è nella sua forma più assimilabile per le radici.
Quando il pH è troppo acido (sotto il 6,0), elementi come alluminio e manganese possono diventare tossici, mentre calcio e magnesio possono essere carenti. Se il pH è troppo alcalino (sopra il 7,5), come spesso accade nei terreni calcarei, si possono verificare gravi carenze di ferro, manganese e zinco, come nel caso della clorosi ferrica. È quindi utile effettuare un’analisi del suolo ogni 4-5 anni per monitorare il pH e, se necessario, correggerlo. L’acidità si corregge con l’aggiunta di calce o carbonato di calcio, mentre l’alcalinità può essere abbassata con zolfo o torba acida, assicurando così al cotogno le condizioni ideali per una nutrizione ottimale.