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Le malattie e i parassiti dell’aglio

Daria · 21.05.2025.

Nonostante la sua meritata fama di pianta rustica e dotata di naturali proprietà repellenti, l’aglio non è immune dagli attacchi di malattie e parassiti, che in determinate condizioni possono compromettere seriamente la produzione sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Una gestione fitosanitaria efficace richiede la capacità di riconoscere tempestivamente i sintomi, una profonda conoscenza del ciclo biologico dei patogeni e dei parassiti, e l’adozione di un approccio integrato che privilegi le strategie preventive. La difesa della coltura inizia ben prima della comparsa dei problemi, con scelte agronomiche oculate volte a creare un ambiente sfavorevole allo sviluppo degli organismi nocivi e a promuovere la naturale resistenza delle piante.

La prevenzione è l’arma più potente a disposizione dell’agricoltore nella difesa dell’aglio. Questa si basa su una serie di buone pratiche agronomiche che riducono il rischio di infezioni e infestazioni. La prima e più importante regola è l’utilizzo di materiale di propagazione (spicchi) sano e certificato, in quanto molte delle patologie più gravi, come i virus e il marciume bianco, si trasmettono proprio attraverso il “seme” infetto. Acquistare materiale da fornitori affidabili è un investimento cruciale per la salute della futura coltura.

Le rotazioni colturali ampie sono un altro pilastro della prevenzione. Evitare di ripiantare l’aglio o altre specie della stessa famiglia (cipolla, porro, scalogno) sullo stesso terreno per almeno 3-4 anni interrompe il ciclo vitale di molti patogeni specifici che si conservano nel suolo, come Sclerotium cepivorum e Fusarium. La scelta di un terreno ben drenato, che eviti i ristagni idrici, è fondamentale per prevenire le malattie radicali, che sono tra le più distruttive per questa coltura.

Una corretta gestione della densità d’impianto, che assicuri una buona circolazione dell’aria tra le piante, contribuisce a mantenere la vegetazione asciutta e a sfavorire lo sviluppo delle malattie fungine fogliari come la ruggine e la peronospora. Allo stesso modo, un’irrigazione ben gestita, preferibilmente a goccia per non bagnare le foglie, e un controllo efficace delle erbe infestanti, che possono ospitare parassiti e competere per le risorse, completano il quadro delle pratiche preventive indispensabili per una coltivazione sana.

Infine, una nutrizione equilibrata, senza eccessi di azoto, rende le piante più robuste e meno suscettibili agli attacchi. Piante “gonfiate” da un eccesso di azoto hanno tessuti più teneri e acquosi, che sono più facilmente penetrabili da funghi e insetti. La promozione della salute generale della pianta attraverso una gestione agronomica ottimale è, in definitiva, la migliore strategia di difesa integrata.

Le principali malattie fungine

Le malattie fungine rappresentano la minaccia più comune e potenzialmente dannosa per la coltura dell’aglio. Tra queste, il marciume bianco (Sclerotium cepivorum) è senza dubbio la più temuta. Questo patogeno, che attacca l’apparato radicale e la base del bulbo, provoca un ingiallimento e un avvizzimento della pianta, seguito da un marciume molle ricoperto da un’evidente muffa bianca cotonosa in cui si formano piccoli sclerozi neri. Gli sclerozi possono sopravvivere nel terreno per molti anni, rendendo il suolo infetto inutilizzabile per la coltivazione di Alliaceae per lungo tempo. La lotta si basa esclusivamente sulla prevenzione, attraverso rotazioni lunghissime e l’uso di seme sano.

Un’altra malattia fogliare molto diffusa è la ruggine (Puccinia allii). Si manifesta con la comparsa di piccole pustole pulverulente di colore arancione-rossastro sulle foglie. In caso di forti attacchi, le pustole possono coprire gran parte della superficie fogliare, riducendo la capacità fotosintetica della pianta e portando a un disseccamento precoce delle foglie. Questo si traduce in una ridotta dimensione dei bulbi. La ruggine è favorita da condizioni di elevata umidità e temperature miti. La prevenzione si basa su ampie spaziature tra le piante e sulla riduzione della bagnatura fogliare.

La peronospora (Peronospora destructor) è un’altra patologia fungina che colpisce l’apparato aereo, anche se è più comune sulla cipolla che sull’aglio. I sintomi includono la comparsa di macchie allungate, inizialmente giallastre e poi ricoperte da una muffa grigio-violacea, soprattutto in condizioni di alta umidità. Le foglie colpite marciscono e seccano. Similmente alla ruggine, la peronospora riduce l’area fotosintetica e indebolisce la pianta. La gestione preventiva è la stessa, focalizzata sulla riduzione dell’umidità ambientale attorno alle piante.

Infine, diverse specie del genere Fusarium possono causare marciumi basali e radicali. L’infezione parte solitamente dalle radici o dalla base del bulbo, provocando un marciume secco di colore rosato o brunastro. I sintomi sulla parte aerea sono un ingiallimento e un deperimento progressivo della pianta. Il Fusarium è un fungo del suolo favorito da temperature elevate e stress idrici. Ancora una volta, la prevenzione tramite rotazioni, drenaggio e uso di materiale sano è la strategia chiave per il suo controllo.

I principali parassiti

Anche il mondo degli insetti e degli acari annovera diversi nemici per l’aglio. La mosca della cipolla (Delia antiqua) è uno dei parassiti più dannosi. L’adulto depone le uova alla base delle giovani piante e le larve che ne nascono penetrano nel bulbo in formazione, scavando gallerie e provocandone il marciume. Le piante attaccate appassiscono e muoiono. La lotta è difficile e si basa sul monitoraggio dei voli degli adulti con trappole cromotropiche gialle e sull’uso di reti anti-insetto per impedire l’ovideposizione.

I tripidi (gen. Thrips) sono piccoli insetti che si nutrono pungendo le foglie e succhiandone la linfa. Le loro punture causano la comparsa di caratteristiche macchioline argentate o biancastre sulla superficie fogliare, che nei casi più gravi possono confluire fino a causare il disseccamento delle foglie. I tripidi prosperano in condizioni di clima caldo e secco e possono essere controllati con l’uso di insetticidi specifici, anche di origine naturale come il sapone di potassio o l’olio di neem, intervenendo ai primi segni di infestazione.

I nematodi galligeni (gen. Meloidogyne) e i nematodi degli steli e dei bulbi (Ditylenchus dipsaci) sono parassiti microscopici che vivono nel terreno o nei tessuti vegetali. I primi attaccano le radici, causando la formazione di galle che compromettono l’assorbimento di acqua e nutrienti. Ditylenchus dipsaci, invece, penetra nel bulbo, causando la disgregazione dei tessuti, che diventano spugnosi e marcescenti. La lotta ai nematodi è molto complessa e si basa principalmente su lunghe rotazioni, l’uso di varietà resistenti e pratiche come la solarizzazione del terreno.

L’acaro dell’aglio (Aceria tulipae) è un parassita microscopico che può causare danni sia in campo che, soprattutto, durante la conservazione. Si nutre degli spicchi, causando deformazioni e arrestandone lo sviluppo. Durante lo stoccaggio, gli spicchi infestati non germogliano o danno origine a piante deboli e distorte. La trasmissione avviene attraverso gli spicchi infestati, sottolineando ancora una volta l’importanza cruciale di partire da materiale di propagazione sano e controllato.

Le malattie virali e batteriche

Le malattie virali sono un problema subdolo e spesso sottovalutato nella coltivazione dell’aglio. Esistono numerosi virus che possono infettare questa coltura, e la loro trasmissione avviene principalmente attraverso il materiale di propagazione vegetativa e, in alcuni casi, tramite vettori come afidi o acari. I sintomi sono spesso aspecifici e possono includere striature o mosaici clorotici sulle foglie, crescita stentata, e una generale riduzione della vigoria e della produttività. Nel tempo, l’accumulo di virus in un “clone” di aglio continuamente ripropagato porta a un progressivo declino delle prestazioni, fenomeno noto come “stanchezza del clone”.

Poiché non esistono cure per le infezioni virali nelle piante, la lotta è esclusivamente preventiva. L’unico modo per controllare i virus è utilizzare spicchi che provengano da un programma di certificazione fitosanitaria, che garantisca materiale “virus-esente” ottenuto tramite tecniche di risanamento in vitro, come la coltura di meristemi. Per il coltivatore, questo si traduce nella necessità di acquistare periodicamente seme certificato per rinnovare il proprio materiale di propagazione e mantenere alti livelli di produttività.

Le malattie batteriche sono meno comuni sull’aglio rispetto a quelle fungine, ma possono comunque causare danni significativi. Il marciume molle batterico, causato da batteri del genere Pectobacterium o Dickeya, può svilupparsi soprattutto durante la conservazione, in condizioni di elevata umidità e scarsa ventilazione. I batteri penetrano attraverso ferite causate durante la raccolta e trasformano gli spicchi in una massa acquosa e maleodorante. La prevenzione si basa sulla raccolta attenta per evitare danni meccanici, una corretta essiccazione dei bulbi e uno stoccaggio in condizioni idonee.

In campo, alcuni batteri possono causare marciumi del colletto o maculature fogliari, specialmente in seguito a periodi molto piovosi o a irrigazioni per aspersione. Anche in questo caso, le buone pratiche agronomiche come il drenaggio, le corrette distanze d’impianto e l’evitare di bagnare la vegetazione sono le migliori strategie di difesa. La gestione attenta della coltura in tutte le sue fasi è la chiave per prevenire la maggior parte dei problemi batterici.

Strategie di difesa integrata e biologica

Un approccio moderno alla difesa fitosanitaria si basa sui principi della difesa integrata, che combina diverse strategie di controllo per ridurre al minimo l’uso di prodotti chimici di sintesi. Questo approccio non mira all’eradicazione totale dei parassiti, ma al loro mantenimento al di sotto di una soglia di danno economico, sfruttando il più possibile i meccanismi di controllo naturali. Le pratiche agronomiche preventive, come discusso in precedenza, costituiscono la base della piramide della difesa integrata.

Il monitoraggio costante della coltura è il secondo pilastro. Ispezionare regolarmente le piante e utilizzare trappole per il monitoraggio degli insetti permette di individuare precocemente l’insorgenza di un problema e di intervenire solo quando e dove necessario. Questo permette di passare da trattamenti a calendario a trattamenti mirati, effettuati solo al superamento di una determinata soglia di infestazione o di rischio di infezione.

In agricoltura biologica, la difesa si affida a mezzi di controllo naturali. Contro gli insetti si possono utilizzare prodotti a base di piretro naturale, olio di neem, sapone di potassio o Bacillus thuringiensis. Contro le malattie fungine, si ricorre a prodotti a base di rame o zolfo (da usare con cautela per il loro impatto ambientale), o a preparati a base di microrganismi antagonisti, come il Trichoderma o il Bacillus subtilis, che competono con i patogeni o li parassitizzano, proteggendo la pianta in modo naturale.

La promozione della biodiversità nell’agroecosistema è un’altra strategia fondamentale. La presenza di siepi, aree fiorite e inerbimenti tra le file attira e offre rifugio a un’ampia gamma di insetti utili, come coccinelle, sirfidi e crisope, che sono predatori naturali di afidi e altri parassiti. Creare un ambiente equilibrato e ricco di vita è il modo più efficace e sostenibile a lungo termine per proteggere la coltura, riducendo la dipendenza da interventi esterni.

Photo: Matěj BaťhaCC BY-SA 2.5, via Wikimedia Commons

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