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Fabbisogno nutrizionale e concimazione della margherita africana

Daria · 17.03.2025.

La margherita africana, conosciuta anche come dimorfoteca o margherita del Capo, è una pianta ornamentale annuale di una bellezza sbalorditiva, originaria del Sud Africa, ed è una macchia di colore preferita nei giardini soleggiati e nelle aiuole fiorite. I suoi fiori vivaci, simili a margherite, brillano nelle tonalità del giallo, arancione, bianco e rosa, spesso con un centro contrastante, attirando sia gli insetti impollinatori che gli sguardi degli appassionati di giardinaggio. Tuttavia, affinché questi meravigliosi fiori possano risplendere in tutto il loro splendore e la pianta rimanga sana e resistente, è essenziale garantire un adeguato apporto di nutrienti. Lo scopo di questo articolo è presentare in dettaglio il fabbisogno nutrizionale della margherita africana e le corrette pratiche di concimazione, in modo che ognuno possa ottenere il massimo da questa pianta riconoscente.

La margherita africana è considerata una pianta relativamente poco esigente, ma ciò non significa che non abbia affatto bisogno di nutrienti per una fioritura abbondante e uno sviluppo sano. Nel suo habitat originale, sui terreni sabbiosi e poveri di nutrienti della regione del Capo, può sopravvivere, il che indica che non rientra tra le piante particolarmente “voraci”. Nonostante ciò, in condizioni di giardino, dove l’obiettivo è la massima produzione di fiori e un valore ornamentale duraturo, un apporto equilibrato di nutrienti è cruciale. Un apporto eccessivo di nutrienti, tuttavia, può essere altrettanto dannoso quanto la carenza, per cui è importante trovare una via di mezzo.

Le caratteristiche botaniche della pianta, come il suo apparato radicale relativamente superficiale ma esteso e il rapido ritmo di crescita, determinano come e in quale forma possa assorbire più efficacemente i nutrienti necessari. Essendo una pianta amante della luce, per un’adeguata fotosintesi e, quindi, per la produzione di energia, la presenza di nutrienti è essenziale. Anche la gestione dell’acqua è strettamente legata all’assorbimento dei nutrienti, poiché la maggior parte degli elementi raggiunge le radici in forma disciolta nell’acqua.

Se esaminiamo le condizioni del suolo dell’habitat naturale della margherita africana, possiamo osservare che si è ben adattata a terreni più asciutti, a tessitura più sciolta, spesso sabbiosi o ghiaiosi. Questi terreni di solito non sono ricchi di materia organica e i nutrienti vengono facilmente dilavati da essi. Questa adattabilità le permette di accontentarsi anche in giardino di una concimazione meno intensiva; inoltre, un ambiente eccessivamente ricco di nutrienti può persino andare a scapito della fioritura, portando a un eccessivo sviluppo fogliare.

Pertanto, una nutrizione equilibrata non influenza solo il numero e le dimensioni dei fiori, ma anche la vitalità generale della pianta e la sua resistenza a malattie e parassiti. Una concimazione errata può indebolire la pianta, renderla più suscettibile alle malattie fungine o causare disturbi nell’assorbimento dei nutrienti. Nei capitoli seguenti, dettaglieremo quali sono quegli elementi nutritivi chiave di cui la margherita africana ha bisogno e come possiamo garantirne il livello ottimale.

Fabbisogno nutrizionale di base della margherita africana

Uno dei pilastri della coltivazione di successo della margherita africana è la comprensione e la soddisfazione del fabbisogno nutrizionale di base della pianta. Come tutte le piante, anche per la margherita africana sono indispensabili i macronutrienti, necessari nelle maggiori quantità per la crescita e lo sviluppo. Tra questi vi sono l’azoto (N), il fosforo (P) e il potassio (K), ognuno dei quali svolge un ruolo specifico e vitale nei processi vitali della pianta. Un rapporto equilibrato di questi elementi è particolarmente importante, poiché la margherita africana non gradisce concentrazioni eccessive di nutrienti, quindi l’accento è posto su un apporto armonico piuttosto che su dosi abbondanti.

L’azoto è principalmente responsabile della crescita delle parti vegetative, cioè delle foglie e del fusto, e svolge un ruolo chiave nella formazione della clorofilla, che conferisce alla pianta il suo colore verde ed è essenziale per la fotosintesi. Nel caso della margherita africana, un adeguato apporto di azoto garantisce un fogliame rigoglioso e sano, che funge da base per la successiva formazione dei fiori. Tuttavia, è necessario evitare il sovradosaggio di azoto, poiché ciò può portare a un eccessivo sviluppo fogliare a scapito dei fiori, la pianta può diventare lassa e più suscettibile alle malattie. Generalmente, il fabbisogno di azoto è maggiore nella fase iniziale della crescita vegetativa, successivamente si consiglia di ridurne la quantità.

Il fosforo è di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’apparato radicale, la formazione di fiori e semi, nonché per i processi di trasformazione dell’energia. Per la margherita africana, il fosforo garantisce un apparato radicale forte ed esteso, che consente un assorbimento più efficiente di acqua e nutrienti, specialmente su terreni più asciutti e sciolti. Inoltre, il fosforo stimola la formazione dei boccioli e contribuisce al colore vivace e alla durata dei fiori. In caso di carenza di fosforo, la pianta si sviluppa debolmente, le foglie possono diventare più scure, persino con sfumature violacee, e la fioritura può essere assente o ridotta.

Il ruolo del potassio è molteplice: contribuisce alla salute generale della pianta, ne aumenta la tolleranza allo stress, ad esempio alla siccità o agli sbalzi di temperatura, e ne migliora la resistenza alle malattie. Il potassio regola il bilancio idrico della pianta, aiuta nel trasporto dei nutrienti all’interno della pianta e attiva vari processi enzimatici. Nel caso della margherita africana, un adeguato apporto di potassio contribuisce alla formazione di fusti solidi, al colore intenso dei fiori e a un periodo di fioritura più lungo. Come segno di carenza di potassio, i margini delle foglie possono ingiallire, poi imbrunire, e lo stato generale della pianta può peggiorare.

Il ruolo dei micronutrienti e di altri elementi importanti

Sebbene i macronutrienti, come l’azoto, il fosforo e il potassio, siano necessari in maggiori quantità per la margherita africana, i micronutrienti, o oligoelementi, sono indispensabili per il mantenimento dei sani processi vitali della pianta. Questi elementi sono necessari in concentrazioni molto inferiori, ma la loro carenza può causare problemi altrettanto gravi quanto la carenza di macronutrienti. Tra i micronutrienti più importanti vi sono il ferro (Fe), il manganese (Mn), lo zinco (Zn), il rame (Cu), il boro (B) e il molibdeno (Mo), ognuno dei quali partecipa a specifici processi enzimatici e fisiologici.

Il ferro riveste un’importanza particolare nella sintesi della clorofilla, influenzando così direttamente l’efficienza della fotosintesi e il colore verde della pianta. In assenza di ferro, sulle foglie più giovani della margherita africana compare una clorosi caratteristica, cioè un ingiallimento, mentre le nervature delle foglie possono rimanere verdi. Questo sintomo è particolarmente frequente su terreni calcarei e alcalini, dove la disponibilità di ferro è limitata. Per la prevenzione e il trattamento della carenza di ferro, si può ricorrere all’uso di ammendanti del terreno che garantiscano un ambiente più acido o all’applicazione di concimi fogliari contenenti ferro chelato.

Altri micronutrienti, come il manganese, svolgono anch’essi un ruolo importante nella fotosintesi e nell’attivazione degli enzimi. Il boro è essenziale per la formazione delle pareti cellulari, per il trasporto dei carboidrati e per l’allegagione di fiori e frutti, per cui la sua carenza può causare problemi di fioritura nella margherita africana. Lo zinco è un componente di numerosi enzimi e partecipa anche alla sintesi degli ormoni della crescita. La carenza o l’eccesso tossico di questi elementi si verifica meno frequentemente, ma una vita equilibrata del suolo e il mantenimento di un pH adeguato aiutano a evitare tali problemi.

Non bisogna dimenticare neanche i macronutrienti secondari, come il calcio (Ca) e il magnesio (Mg), che sono anch’essi vitali. Il calcio rafforza le pareti cellulari, partecipa alla divisione cellulare e al trasporto dei nutrienti. Il magnesio è l’atomo centrale della molecola di clorofilla, essendo così direttamente legato alla fotosintesi, ed è anche un attivatore di numerosi enzimi. Sebbene questi elementi siano generalmente presenti in quantità sufficienti nella maggior parte dei terreni da giardino, su terreni sabbiosi, acidi o in caso di colture intensive, la loro integrazione può diventare necessaria, ad esempio sotto forma di dolomite macinata o solfato di magnesio.

Preparazione del terreno e assorbimento dei nutrienti

L’efficienza dell’assorbimento dei nutrienti da parte della margherita africana dipende in gran parte dalla qualità del terreno e dalla sua adeguata preparazione. Il terreno ideale per questa pianta ha una buona capacità di drenaggio, una struttura sciolta e un pH leggermente acido o neutro. Terreni eccessivamente compatti e argillosi non sono favorevoli, poiché l’acqua stagnante può portare al marciume radicale e impedire la disponibilità dei nutrienti. Al contrario, terreni troppo sabbiosi, sebbene garantiscano un buon drenaggio, lasciano anche che i nutrienti si infiltrino rapidamente, per cui può essere necessaria una concimazione supplementare più frequente.

La reazione chimica del terreno, cioè il valore del pH, è un fattore critico per la disponibilità dei nutrienti. Per la margherita africana, l’intervallo ottimale di pH si situa approssimativamente tra 6,0 e 7,0. In questo intervallo, la maggior parte dei macro e micronutrienti è presente in una forma facilmente accessibile alla pianta. Se il terreno è troppo acido (pH basso), alcuni elementi, come l’alluminio e il manganese, possono sciogliersi in quantità tossiche, mentre la disponibilità del fosforo diminuisce. Su terreni alcalini (pH elevato), il ferro, il manganese, lo zinco e il boro possono diventare difficilmente accessibili. Per conoscere il valore del pH del terreno, è consigliabile effettuare un’analisi del terreno e, se necessario, modificarlo, ad esempio mediante calcinazione (alcalinizzazione) o con l’aggiunta di zolfo o torba acida (acidificazione).

L’incorporazione di materie organiche, come compost di buona qualità o letame ben maturo, nel terreno prima della semina è estremamente benefica per la margherita africana. Le materie organiche migliorano la struttura del terreno, ne aumentano la capacità di ritenzione idrica nei terreni sabbiosi e ne migliorano il drenaggio nei terreni argillosi. Inoltre, si decompongono lentamente, rilasciando gradualmente i nutrienti che contengono e nutrendo i microrganismi benefici del terreno, che contribuiscono anch’essi al rilascio dei nutrienti e alla loro trasformazione in una forma assimilabile dalle piante. Le materie organiche, grazie al loro effetto tampone, aiutano anche a stabilizzare il pH del terreno.

Un’irrigazione corretta è strettamente legata all’assorbimento dei nutrienti, poiché le piante assorbono i nutrienti dalla soluzione del terreno, in forma disciolta nell’acqua, attraverso le loro radici. La margherita africana ha esigenze idriche moderate e tollera bene brevi periodi di siccità, ma sia una siccità prolungata che un’irrigazione eccessiva possono danneggiarla negativamente. L’irrigazione eccessiva può provocare un deficit di ossigeno nella zona radicale, il che ostacola il funzionamento delle radici e l’assorbimento dei nutrienti, e favorisce lo sviluppo di malattie radicali. Un apporto idrico uniforme, ma non eccessivo, garantisce la disponibilità continua di nutrienti per la pianta, senza danneggiare le radici.

Strategie e metodi di concimazione

Il principio base della concimazione della margherita africana è la moderazione; questa pianta tollera meglio condizioni leggermente più povere di nutrienti rispetto alla sovraconcimazione. A causa del suo habitat originale, si è ben adattata a terreni più poveri, per cui un apporto eccessivo di nutrienti può facilmente avere effetti negativi. Tali effetti possono essere, ad esempio, lo sviluppo di un fogliame lussureggiante ma lasso e sensibile alle malattie, a scapito della fioritura, o la bruciatura delle radici a causa dell’alta concentrazione di sali nei concimi minerali. Pertanto, nell’elaborare la strategia di concimazione, si devono sempre tenere in considerazione le esigenze della pianta e l’attuale contenuto di nutrienti del terreno.

Nella scelta del concime appropriato, si può optare per diverse possibilità, inclusi concimi organici e inorganici (minerali), nonché formulazioni a lento rilascio e liquide. I concimi organici, come il tè di compost, il letame bovino maturo granulato, la farina d’ossa o l’emulsione di pesce, rilasciano lentamente i loro nutrienti, migliorano la struttura del terreno e sostengono la vita del suolo, il che è benefico a lungo termine per la margherita africana. I concimi minerali agiscono più rapidamente, ma devono essere applicati con più cautela a causa del rischio di bruciature. I concimi minerali a lento rilascio possono rappresentare un buon compromesso, poiché garantiscono un apporto uniforme di nutrienti per un periodo più lungo.

Anche il momento e la frequenza della concimazione sono cruciali. Nel caso della margherita africana, di solito è sufficiente una concimazione di base all’inizio della stagione, al momento della semina, ad esempio incorporando nel terreno compost ben maturo o un concime minerale bilanciato a lento rilascio. Durante il periodo vegetativo, specialmente durante la fase di fioritura intensa, è possibile una concimazione supplementare ogni 2-4 settimane, principalmente con concimi liquidi che stimolino la fioritura, con un contenuto più elevato di fosforo e potassio, ma più basso di azoto. È importante non somministrare più concimi ricchi di azoto alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno, per non stimolare la crescita di nuovi germogli, il che potrebbe rendere la pianta sensibile al gelo, nel caso si intenda svernarla (sebbene sia generalmente coltivata come pianta annuale).

Per quanto riguarda le raccomandazioni specifiche sui concimi, per la margherita africana sono generalmente appropriati i concimi generici per piante da fiore con un rapporto NPK bilanciato (ad es. 10-10-10) per la concimazione di base, o preparati con un contenuto leggermente più elevato di fosforo (P) e potassio (K) (ad es. 5-10-10 o 10-20-10) per stimolare la fioritura. Rispettare sempre le istruzioni di dosaggio indicate sulla confezione del concime, poiché un sovradosaggio può causare gravi danni. Nell’applicare soluzioni nutritive liquide, assicurarsi che il terreno della pianta sia umido per evitare bruciature alle radici, e non versare mai la soluzione concentrata direttamente sulle foglie.

Sintomi comuni di carenze nutrizionali e segni di eccessiva concimazione

La carenza di azoto è uno dei problemi nutrizionali più comuni che possono colpire la margherita africana, specialmente su terreni sabbiosi e facilmente lisciviabili. Il sintomo più caratteristico della carenza è la crescita generale debole della pianta e la decolorazione delle foglie, in particolare quelle più vecchie e inferiori, che diventano verde pallido, poi gialle. Nei casi gravi, l’ingiallimento può estendersi a tutta la pianta, e la fioritura può essere ridotta o completamente assente. È importante distinguere la carenza di azoto da altri problemi, come l’irrigazione eccessiva, che può anche provocare ingiallimento, ma in questo caso, le foglie sono piuttosto avvizzite. Per correggere la carenza di azoto, si può somministrare un concime azotato ad azione rapida o una soluzione nutritiva organica (ad esempio, macerato di ortica).

La carenza di fosforo si manifesta inizialmente con sintomi meno visibili, ma a lungo termine, può ritardare considerevolmente lo sviluppo della margherita africana. Tra i segni più caratteristici vi sono uno scarso sviluppo radicale, una crescita lenta, nonché una colorazione delle foglie in verde scuro, verde-bluastro o persino sfumature violacee, specialmente sulla pagina inferiore delle foglie e sui margini. La fioritura è ritardata, il numero di fiori diminuisce e anche la formazione dei semi può essere debole. L’assorbimento del fosforo dipende fortemente dal pH, per cui la verifica del pH del terreno e, se necessario, la sua correzione, costituiscono il primo passo. Per l’integrazione di fosforo, si può utilizzare farina d’ossa, superfosfato o un concime stimolante la fioritura ricco di fosforo.

I sintomi della carenza di potassio compaiono più frequentemente prima sulle foglie più vecchie, generalmente sotto forma di ingiallimento dei margini fogliari, seguito da imbrunimento e disseccamento (necrosi). Il fusto della pianta può indebolirsi e la resistenza generale diminuisce nei confronti di malattie e fattori di stress ambientale, come la siccità. Il colore dei fiori può essere più pallido e il periodo di fioritura può accorciarsi. La carenza di potassio può essere corretta mediante la somministrazione di solfato di potassio, nitrato di potassio o un concime complesso ad alto contenuto di potassio. È tuttavia importante garantire un’integrazione equilibrata, poiché un apporto eccessivo di potassio può inibire l’assorbimento di magnesio e calcio.

L’eccessiva concimazione può essere almeno altrettanto dannosa per la margherita africana quanto la carenza di nutrienti. Una concentrazione eccessiva di concimi nel terreno può “bruciare” le radici, il che porta all’appassimento della pianta, anche con terreno umido. I sintomi caratteristici sono macchie marroni e bruciate sui margini e sulle punte delle foglie, una crescita debole e allungata dei germogli (specialmente in caso di eccesso di azoto), nonché una fioritura ridotta o totalmente assente nonostante un fogliame rigoglioso. Sulla superficie del terreno può comparire anche un’efflorescenza salina biancastra. Se si sospetta un’eccessiva concimazione, la cosa più importante da fare è lavare abbondantemente il terreno con acqua pulita affinché l’eccesso di sali venga eliminato dalla zona radicale. In futuro, è necessario ridurre la quantità e la frequenza di somministrazione dei concimi.

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